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Influencer, tra onestà e marketing puro

Chiunque segua anche solo saltuariamente Tik Tok avrà capito che una delle tematiche più trattate dai così detti content creator è il settore beauty, con una particolare attenzione al make up e alla skin care. Non è un caso, dunque, che proprio quest’ultima abbia catalizzato l’attenzione d’influencer e follower negli ultimi giorni per un caso che ha sollevato non poche polemiche. Si tratta delle sponsorizzazioni dedicate a Yepoda, un brand dedicato alla skin care coreana che, in pochissimo tempo, come sono soliti dire sui social, è diventato virale.

Il merito è sicuramente di una strategia di marketing che basa la sua forza sulla promozione affidata alle figure d’influencer con il bacino d’utenza più ampio. Questo vuol dire, in sostanza che, dopo aver ricevuto il tanto sospirato pacchetto completo, ognuno di loro ha iniziato a registrato contenuti in cui mostravano di utilizzare i prodotti, decantandone le qualità. Fino a qui nulla di diverso da quanto accade quotidianamente.

Il problema, però, è che questa volta gli entusiasmi, più o meno artefatti di chi deve vendere, si sono scontrati con gli effetti collaterali del prodotto. Un fatto increscioso che ha messo in discussione la figura stessa dell’influencer e, soprattutto, la serietà personale e professionale con la quale questo lavoro dovrebbe essere svolto. Perché, che ci piaccia o meno, che possiamo essere d’accordo con le nuove tecniche di comunicazione o no, questa è la realtà commerciale che si sta profilando già da un po’.

Leggi tutti  gli articoli di Tiziana Morganti
Influencer, il desk di una content creator

Foto di Catherina Schürmann su Unsplash

Influencer, ma con onestà

Tornando ai fatti, dunque, le influencer, spinte dall’azienda, hanno comunicato un messaggio se vogliamo, non propriamente corretto, affermando che questo tipo di beauty routine fosse adatta a tutti i tipi di pelle. Nulla di più falso. Ad oggi, infatti, non è stato inventato o scoperto alcun tipo di prodotto in grado di soddisfare automaticamente le esigenze di pelli secche, miste o grasse. Di conseguenza, dunque, chi ha acquistato i detergenti Yepoda, non propriamente economici, si è trovato a doversi confrontare con la comparsa d’impurità, secchezza improvvisa o eccesso di sebo. Tutti effetti indesiderati che appaino quando si sbaglia completamente la cura della propria pelle.

A questo punto, pur considerando che non si tratta di danni irreparabili, la questione ha sollevato ben altri dubbi riguardo il concetto di etica ed onestà nello svolgere una determinata professione e, soprattutto, quanto i contratti commerciali o i favori che nascono da una determinata collaborazione, vadano a condizionare la veridicità di determinati consigli. In parole povere, dunque, la professione dell’influencer dovrebbe essere regolata da alcune norme di eticità? La risposta è assolutamente affermativa ed ora spieghiamo meglio perché.

L’influencer non è una pubblicità

Iniziamo proprio con il chiarire il concetto che, proprio in questi giorni, è stato considerato da alcuni profili per difendersi dalle accuse di aver veicolato messaggi non veri o, quanto meno, non testati nel modo migliore. L’influencer non può e non deve essere mai, e sottolineiamo il mai, considerato come un normale messaggio pubblicitario creato esclusivamente per vendere il prodotto senza curarsi minimante di deludere la fiducia di un eventuale acquirente. Nel caso delle promozioni televisive, infatti, tra l’azienda che realizza la pubblicità e chi lo guarda non esiste nessun tipo di rapporto. Non è stato stretto alcun “patto” di fiducia con il pubblico esterno. Cosa, invece, che è alla base del concetto stesso d’influencer.

In questo caso, infatti, la singola persona viene scelta da quelli che definisce i propri follower, le persone cui ci si rivolge direttamente ogni volta che si registra un video, una storia o qualsiasi altro tipo di contenuto. Seguire qualcuno, dunque, implica una sorta di rapporto diretto che si basa sugli stessi gusti o, magari, sul medesimo ambito d’interresse. Per questo motivo, dunque, si crea un legame di fiducia che porta a non mettere troppo in discussione i consigli che si ricevono in fatto di prodotti.

Un meccanismo che, indubbiamente, nasconde varie insidie ma che, chi veste questo ruolo, ha il dovere di conoscere e di non considerarle con superficialità. Perché siamo onesti. La forza e la peculiarità di un influencer rispetto a un tradizionale messaggio pubblicitario è proprio nel rapporto diretto e spesso personale che si crea con chi si trova dall’altra parte dello schermo. Senza questo filo diretto con un bacino d’utenza ben preciso ed identificabile, dunque, il ruolo d’influencer non ha alcun motivo di esistere ed, anzi, perde l’impatto sul mercato.

Nient’altro che la verità

Questo vuol dire che, più di ogni altra cosa, una content creator dovrebbe onorare soprattutto questo rapporto di fiducia, non fosse altro per curare i propri interessi personali. Ma esiste un modo per riuscire a guadagnare attraverso le sponsorizzazioni e sentirsi a posto con la coscienza e nei confronti dei propri follower? Ovviamente si. Se fate un giro su Tik Tok in modo più approfondito scoprirete che esistono dei profili, come quello della influencer onesta, che lavora proprio in questo senso, andando a ridimensionare gli entusiasmi immotivati intorno ad un prodotto.

Al di là di tutto, comunque, è possibile ovviare qualsiasi futuro disastro di comunicazione informandosi con attenzione sul tipo di prodotto che si va a promuovere, specificando a chi è diretto e chi no senza timore di apparire meno appetibili per le varie aziende. Per quanto riguarda, invece, i follower si suggerisce di seguire figure specifiche, esperte in un determinato settore come il beauty che, soprattutto per pelli problematiche, è tutt’altro che un argomento futile. Perché una cosa deve essere chiara anche nel mondo dei sociale e delle influencer: la professionalità non s’improvvisa e non si può parlare di tutto. A ognuno il suo.

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Tiziana Morganti
Tiziana Morganti
Sono Tiziana Morganti, giornalista e ufficio stampa. Per Smack mi occupo di cinema, cultura società e dei contenuti per la pagina Facebook. Amo la moda e lo stile. Sono cultrice dei Kennedy e di storia americana. Se Alberto Angela mi chiedesse di sposarmi non direi no.


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