Ormai è una tendenza accertata e Reflect ce lo dimostra ancora una volta. La Disney sta, un passo alla volta, mandando in pensione i modelli femminili più tradizionali. Questo vuol dire che, al posto di eteree e canterine fanciulle dall’animo nobile e destinate ad un futuro regale, si stanno facendo largo ragazze moderne sempre più indipendenti e meno affascinate dal principe azzurro. E come dare torto a tutte loro, visto i risultati scarsi ottenuti dai veri eredi al trono negli ultimi decenni? Non è un caso, dunque, che al diadema o alla corona oggi si preferisca di gran lunga un lavoro e la propria indipendenza. Un’attitudine che, com’è stato già detto, la Disney sta registrando e tramutando con sempre maggior frequenza in progetti impensabili anche solo dieci anni fa.
A dire la verità, si tratta di una metamorfosi che ha mostrato i primi segni già in alcune animazioni diventate storiche. Basti pensare, ad esempio, allo spirito indomito e rivoluzionario che ha mosso le azioni di Mulan e di Ribelle. Una spinta verso l’autoconsapevolezza che si è concretizzata pienamente con Frozen. Qui, infatti, non solo le protagoniste femminili sono due ma cambia nettamente il concetto di amore e bacio salvifico. Qualunque sia la storia o l’eroina preferita, comunque, è un dato di fatto che anche per lo storico studios le donne non hanno più alcun bisogno di essere salvate.
Ed in quest’ottica di grande consapevolezza, la Disney ha appoggiato la realizzazione di un piccolo gioiello capace di scrivere una nuova pagina verso la modernità e, soprattutto, la realtà del mondo femminile. Si tratta del corto Reflect, disponibile già da un mese sulla piattaforma Disney+ tra la serie Short Circuit.
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Reflect, la nuova onda femminile Disney
Ma cosa rende questo progetto così particolare e degno di nota nonostante la sua brevità? Sicuramente la protagonista, Bianca, una ballerina classica che, esercitandosi alla sbarra come tutte le altre, si trova a confronto costante con il riflesso della propria immagine. Un rapporto conflittuale se si considera che, per la prima volta, troviamo al centro del racconto un’immagine femminile curvy che non si piega alle illogiche scelte di forme innaturalmente filiformi, sponsorizzate fino a questo momento.
Reflect, la perfezione si esprime in forme diverse
Diretto da Hillary Bradfield, già coinvolta nella realizzazione di Frozen 2 e del coloratissimo Encanto, il cortometraggio assume un valore fondamentale in questo periodo in cui si assiste ancora a un attuazione selvaggia del body shaming. Una tendenza pericolosa che, però, non si esprime esclusivamente attraverso l’offesa per motivazioni puramente fisiche, ma si applica quotidianamente in modo e ambiti spesso insospettabili. In fin dei conti tutto parte dalle copertine dei magazine, dove viene applicato un feroce restyling attraverso il foto ritocco per imporre un modello cui è impossibile aderire, visto che non esiste nella realtà. Allo stesso modo ci si trova a confrontarsi con critiche spesso veramente aspre anche in altri ambiti come quello sportivo o, tra tutti, quello artistico.
Non è un caso, dunque, che la Bradfield abbia pensato di ambientare la scena all’interno di una sala prova di una scuola di danza classica. Qui un’insegnante poco sensibile ricorda ad una ragazza quanto la sua fisicità sia inadatta al luogo e alla disciplina praticata. Una vita stretta ed il collo lungo come quello di un cigno sono le doti essenziali per aderire al modello di ballerina accettato dalla maggioranza. Peccato, però, che Bianca abbia tutta un’altra fisicità attraverso la quale esprimere la gioia del ballo.
Costretta ad una costante osservazione della propria “imperfezione”, dunque, entra in conflitto con il riflesso del proprio corpo che, in un gioco quasi beffardo, si moltiplica in innumerevoli frammenti. Nonostante questo, però, Bianca trova nel movimento del proprio corpo una gioia e una grazia mai provata prima. Ballando, un passo dopo l’altro, sconfigge le insicurezze derivate dalle sue forme e reclama il diritto di essere se stessa, sconfiggendo qualsiasi tipo di prototipo di bellezza femminile. Perché è vero che la perfezione esiste ma si esprime in cosi tanti modi diversi da comporre un universo variegato ed impossibile da decodificare.
Da Encanto a Panda Rosso, ecco le voci femminili della Disney
Come abbiamo già detto, però, il corto Reflect è solo l’ultimo passo compiuto in direzione della definizione di un mondo femminile sempre più realistico. Prima di Reflect, però, ci sono stati altri due progetti targati Disney particolarmente importanti da questo punto di vista. Stiamo parlando di Encanto e Red. Nel primo la protagonista è una ragazza che indossa degli occhiali da vista. Un accessorio che, soprattutto durante gli anni giovanili dell’adolescenza, viene vissuto come una sorta di diversità rispetto al modello di bellezza imposto.
Per questo motivo, anche se può sembrare un piccolo e innocuo particolare, è importante che una casa di produzione come la Disney accetti di uscire da determinati schemi, mostrando alle generazioni più giovani modelli femminili più somiglianti a loro.
Perché se avesse fatto prima questo passo, la generazione delle attuali quarantenni si sarebbe risparmiata molta fatica nello scrollarsi da dosso quel senso di vaga inadeguatezza tentando di ottenere quel “vissero felici e contenti” grazie ad un aspetto principesco. Al di là della bellezza artistica di Encanto, però, è il secondo progetto che decreta un netto cambiamento. Realizzato per la piattaforma streaming, Red è il primo lungometraggio realizzato interamente da una donna sotto il marchio Pixar. Ma non è tutto qua. Julia Cho, infatti, realizza una storia incentrata tutta sulla femminilità e sul quel particolare momento in cui ogni ragazza abbandona l’infanzia per diventare una giovane donna.
Un periodo incredibilmente emozionante ma anche colmo d’insicurezze ed eccessi caratteriali. Perché trovare se stessi e capire quale direzione si vuole prendere è tutt’altro che facile. Soprattutto se tutto questo viene applicato al mondo femminile. In questo modo, dunque, si rimanda un messaggio importante alle giovani spettatrici, invitandole a mettere in luce il lato più selvaggio di se senza averne paura o vergogna. Perché il segreto della crescita è nella completa accettazione di sé.
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