Banana Yoshimoto è stato il mio primo amore giapponese e ha aperto le porte alla scoperta di altri dei miei autori preferiti, tra cui Haruki Murakami e Kenzaburō Ōe. Dovrei chiamarla Yoshimoto, ma la voglia di continuare a scrivere Banana è troppo deliziosa. Il suo nome deriva dal suo amore per i fiori di banana, ma probabilmente anche al desiderio di avere un nome androgino, poco definito nel genere.
Il suo libro d’esordio Kitchen (1988, traduzione italiana 1991) ha vinto il Kaien Newcomer Writers Prize, l’Umitsubame First Novel Prize, il Izumi Kyoka Literary Prize, ha avuto oltre sessanta edizioni in Giappone e ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Il successo del suo lavoro divenne noto come Bananamania, da cui, confesso,sono affetta da molti anni.
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Banana Yoshimoto, una scoperta preziosa
Ho scoperto Banana quando avevo più bisogno di lei. Erano gli anni del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, e stavo ancora soffrendo per la morte della mia nonna materna: mi appariva viva nei sogni, ma al risveglio non riuscivo a trovarla. Ho letto Kitchen e Moonlight Shadow, entrambi pubblicati in un volume snello che racchiude un enorme impatto emotivo. Leggendo Moonlight Shadow era come leggere il mio diario, al tempo stesso profondamente intimo e universale. Banana scrive del dolore senza sentimentalismi, ma con un candore discreto, come se condividesse una conversazione intima con una cara amica. Ritrae abilmente l’intorpidimento, l’impulso di cadere in un sonno profondo e non svegliarsi mai e lo stato onirico del lutto.
Per la prima volta ho sentito che qualcuno ha capito la particolare vena di dolore che si vive dietro una perdita, procurando pianti e singhiozzi che non sono esclusivamente di dolore, anzi. Infatti ho regalato e ho prestato il libro ad amici che hanno subito una perdita, sperando che anche loro potessero trovare conforto nelle sue pagine.
Banana Yoshimoto, i temi
Banana identifica i suoi temi principali nell’esistenzialismo urbano, in particolare dei giovani nel Giappone contemporaneo, e racconta di come le brutte esperienze modellino la vita di una persona. Ma le sue storie non si soffermano su questi eventi deprimenti, piuttosto fluiscono dolcemente attraverso lo stato emotivo dei suoi personaggi in fantasticherie atmosferiche. Alcuni dei libri successivi di Banana dopo Kitchen andarono bene negli Stati Uniti, mentre altri furono criticati per essere semplicistici. Piuttosto che semplicistico, descriverei il suo lavoro come conciso ed elegante, come l’haiku. A proposito di Lei, High and Dry, solo per citarne alcuni, in maniera delicata ci raccontano di quanto l’esperienza del dolore possa fondersi con la dolcezza della compassione, e dell’importanza degli affetti nella vita, soprattutto durante l’adolescenza.
La sua scrittura è soffusa di immagini poetiche riconducibili all’estetica giapponese del mono no aware, la consapevolezza della bellezza della natura e della vita umana, con una conseguente sensazione nostalgica legata al suo incessante mutamento. La definizione si potrebbe tradurre liberamente in “il pathos delle cose”, evocando quella bella tristezza del passaggio di persone e cose, come la gioia di breve durata dei fiori di ciliegio, che sbocciano e poi vengono soffiati via con la brezza.
Satsuke, il narratore di Moonlight Shadow, arriva sulla sponda di un fiume poco prima dell’alba.
Le ultime stelle nel cielo azzurro porcellana ammiccarono, di un bianco fioco, come se stessero per spegnersi. Così blu che sembra che possa fondersi direttamente nel tuo corpo.
Abitai anch’io per poco tempo in quella casa dove mia zia aveva vissuto a lungo da sol. Ripensandoci, quel breve momento è diventando per me un ricordo prezioso e unico. Quando lo ricordo, vengo presa da una sensazione indefinibile. Come un miraggio apparso all’improvviso, quei giorni sembrano perdere ogni realtà. (L’ultima amante di Hachiko, 1994).
Il lavoro di Banana riflette l’accettazione buddista dell’impermanenza della vita e l’obiettivo di lasciar andare gli attaccamenti alle cose transitorie. Questa è la lezione che i protagonisti di Banana devono imparare. Nuotano attraverso un dolore profondo in mezzo alla tempesta sapendo che devono andare avanti, senza mai dimenticare ciò che hanno perso.
Banana Yoshimoto, unica e originale
A partire dai suoi primi lavori negli anni ’80, Banana ha incluso personaggi non conformi al genere. In Kitchen la madre surrogata del personaggio principale è una donna transgender, in Moonlight Shadow un adolescente piange la sua fidanzata morta indossando la di lei uniforme scolastica, scelte audaci per l’epoca.
In un’intervista del 2015 con Tishani Doshi per The Hindu, Banana ha affrontato l’ambiguità di genere nel suo lavoro.
Sono interessata ai modi in cui le persone possono esprimere la propria anima. In chi sono veramente nel profondo. Crescendo da giovane, ho avuto molti amici che erano indifferenziati dal punto di vista del genere, non totalmente uomini, non totalmente donne. Hanno trovato difficile esprimersi, quindi ho pensato di poter scrivere per loro… Penso che il modo in cui è la società in questo momento sia effimero, rifletto invece su cosa potrebbero essere gli umani, quindi cerco di concentrarmi sull’anima umana, piuttosto che su come appare una persona.
L’irrazionale
Elementi spirituali e soprannaturali permeano i suoi libri, come quelli di Kawakami e Murakami, dove spiriti, fantasmi, presagi sono accettati come una parte normale della vita. Il romanzo del 1994 Amrita presenta personaggi con una percezione alterata della realtà che però proprio grazie a questa caratteristica illuminano in modo sottile la dimensione magica dell’esistenza e, allo stesso tempo, ampliano i confini delle abituali tematiche di amore, amicizia, morte, solitudine, senza perdere la freschezza, la grazia e la leggerezza di una narrazione che parla direttamente al cuore.
Il suo romanzo più mistico Il Lago (2005) presenta un fratello e una sorella che hanno vissuto un’esperienza infantile traumatica e sono veggenti. La sorella vive in uno stato di coscienza alterato e suo fratello parla per lei, ricevendo i suoi messaggi telepaticamente. Pur non apprezzando sempre l’elemento mistico nella scrittura, apprezzo il modo in cui Banana infonde questa qualità nel suo lavoro con apertura, curiosità e senza nessuna traccia di sensazionalismo.
La musica di Banana Yoshimoto
Se però posso descrivere qual è stato l’elemento costante dei romanzi della Yoshimoto che, negli anni, è stata per me una costante conferma del legame spirituale con questa scrittrice sono i suoi riferimenti musicali e cinematografici: il titolo del suo romanzo High & Dry deriva dall’omonima canzone dei Radiohead , uno dei loro pezzi di maggior successo, che adoro.
Un altro suo racconto, Andromeda Heights, riceve in prestito il titolo da un album della mia band preferita, i Prefab Sprout: gli esseri umani interagiscono in una dimensione che trascende il reale, per volare alto “sopra le nuvole, vicino al cielo” recita la canzone Andromeda Heights dei Prefab Sprout, in un contesto ovattato che, quand’anche sperimenti il dolore, nutre la certezza dell’immanenza del bene nell’uomo come negli eventi. E ultimo ma non minore come importanza, il già citato Moonlight Shadow, incluso in Kitchen, racconto breve che era stata la tesi di laurea della scrittrice, e il cui titolo è totalmente preso da quel gioiellino pop che è stato il successo anni’80 di Mike Oldfield:
The trees that whisper in the evening
Carried away by the moonlight shadow
Sing a song of sorrow and grieving
Carried away by the moonlight shadow.
E come esprimere la gioia che ho provato nell’apprendere che Banana è, come me, una fan scatenatissima del Maestro Dario Argento, tanto da essersi ispirata al suo film Trauma per la trama del magnifico A Proposito di Lei?
Lunga vita a Banana e ai suoi racconti magici, e se qualcuno nel tempo l’avesse un po’ messa da parte, perché sono certa cha a qualcuno sarà successo, consiglio vivamente di andarla a riprendere: è il momento giusto.
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