Scrivo dopo tanto tempo seguendo l’onda della terribile notizia dell’abolizione da parte della Corte Suprema degli USA del diritto all’aborto. Poiché la Costituzione non conferisce alcun diritto all’aborto.
Si tratta di una sentenza storica che di fatto darà il via libera ad alcuni Stati a rendere illegale l’interruzione di gravidanza. Un passo indietro gigantesco nelle lotte per i diritti civili che non può non colpire tutte noi. Oggi siamo tutte sorelle. Da secoli, ormai, è in corso una guerra continua e sanguinosa sul corpo delle donne, sistematicamente oggetto di rappresaglie, religiose e non.
Leggi anche: 40 anni fa, la 194

Foto di Gayatri Malhotra
Aborto e libertà di scelta
La questione aborto è una delle più delicate in assoluto, perché tocca un tema sensibile e che non è giusto semplificare o banalizzare. L’idea che una vita cresca all’interno delle nostre pance è quanto di più bello possa esserci, se quella gravidanza è voluta, cercata. Se la bambina o il bambino che nasceranno saranno frutto di un amore adulto, vero, responsabile.
Nessuno però può intervenire sul diritto della donna a portare avanti una gravidanza non voluta. Quello che sto per scrivere è un mio parere e in nessun modo voglio che questo parere possa urtare la tua sensibilità di lettrice: l’aborto non è un omicidio.
L’embrione, il feto, per quanto possano essere già, nella nostra mente e nel nostro cuore i nostri futuri figli, sono realtà biologica. Organismi con cellule già formate e funzionanti, in simbiosi con la madre, ma non sono persone.
La vita, il pensiero umano, nascono quando la luce colpisce la retina del feto, attivando il cervello e successivamente il respiro (con il pianto). Ti riporto un documento scientifico chiave, curato dal professor Massimo Fagioli, che se vorrai potrai approfondire qui.
Far sentire in colpa una donna per aver compiuto un omicidio è ingiusto, oltre che folle.
Le leggi
E veniamo alla legge. La legge, per sua natura, deve tutelare tutti. Garantire cioè a tutte e tutti un diritto. Rendere legale l’aborto non vuol dire limitare la libertà di una donna a non abortire. E, al contrario, aiutare una donna a portare avanti una gravidanza, non significa rendere impossibile a tutte le altre un’interruzione di gravidanza. Per qualunque tipo di motivo.
Se la gravidanza è frutto di uno stupro, devo poter essere libera di interromperla. Se la gravidanza limita la mia vita, ho il diritto di interromperla. Se il bambino non ha possibilità di vita una volta nato, ho il diritto a interrompere la gravidanza. E nessuno, nessuno, può intervenire sulla mia scelta.
La nostra Legge 194
42 anni fa veniva approvata la legge sull’aborto. La 194 modificò un quadro legislativo che considerava l’interruzione volontaria della gravidanza un reato punibile con la reclusione. Per questo, molte donne abortivano clandestinamente, mettendo a repentaglio la vita e la propria salute (guarda il bellissimo Il segreto di Vera Drake).
La 194 prevede il diritto di abortire in una struttura pubblica e in via anonima, entro i primi 90 giorni di gestazione. Tra il quarto e quinto mese l’IVG è possibile solo per motivi di natura terapeutica.
Oggi l’aborto non fa più paura, la salute della donna è più protetta, ma (e il ma è grosso come una casa) è sempre difficile accedere alle strutture dedicate, considerato anche l’aumento dei medici obiettori di coscienza.
E questo è uno dei difetti di una legge che andrebbe rimodernata.
Siamo libere di abortire?
Emblematico il caso di Francesca Tolino che nel 2019, durante la seconda gravidanza, scopre una gravissima malformazione cardiaca del feto, incompatibile con la vita. Decide quindi di sottoporsi ad aborto terapeutico. Cominciando un calvario senza fine.
«Come la totalità delle donne italiane mi sono trovata davanti a una serie insormontabile di ostacoli che chiamo obiezione di coscienza. Dagli specialisti che hanno provato a farmi cambiare idea, ai giri fatti per trovare un medico non obiettore. Fino a quando, riuscendo alla fine ad entrare in un ospedale pubblico, non sono stata maltrattata e torturata fisicamente e psicologicamente» mi ha raccontato.
Ecco. Nessun diritto è mai conquistato del tutto. Se necessario, dovremo tornare a combattere.
Rendere illegale l’aborto vuol dire solo favorire quello illegale. Il più pericoloso per le donne se effettuato in strutture non all’altezza. Se una donna resta incinta 9 volte su 10 perde il suo posto di lavoro. Se, anche per questo motivo, decide di interrompere una gravidanza è scoraggiata in tutti i modi e rischia di commettere un’illegalità. Insomma, cosa dovremmo fare? Smettere di esistere o esistere quel tanto che serve per mettere al mondo altri figli?
Urliamo il nostro NO.
Ascolta il podcast con l’intervista completa a Francesca Tolino
Ascolta “Francesca Tolino, siamo davvero libere di abortire?” su Spreaker.
Segui Smack!
Non dimenticarti di seguire Smack! – Blogzine per donne croniche su Facebook. Metti mi piace alla nostra pagina! E segui anche il gruppo Il circolo Smack! Iscriviti anche alla nostra Newsletter cliccando sul form in Homepage oppure qui.
Lascia un commento