C’era una volta una piccola principessa di nome Elizabeth che, nonostante i suoi nobili natali, non era nata per diventare certo la regina Elisabetta II. Il trono di una delle nazioni e degli imperi più potenti del mondo, infatti, sarebbe spettato allo zio, quel re che, per amore dell’americana Wallis Simpson, decise di abdicare. O, almeno così hanno raccontato le cronache del tempo.
Sta di fatto che, l’infanzia di Lilibeth, chiamata affettuosamente così dai suoi genitori, trascorre in una certa normalità, fino a quando le imprevedibili scelte sentimentali della sua parentela più stretta non mettono la corona nella mani di suo padre Albert, che, del tutto inaspettatamente, sale al trono della Gran Bretagna con il nome di Giorgio VI. Per i meno esperti di dinastie specifichiamo che si tratta di quel sovrano balbuziente, timido e poco incline a ricevere le attenzioni dell’opinione pubblica al centro del film Il discorso del Re con Colin Firth e Geoffrey Rush.
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Elisabetta II festeggia il suo Giubileo (con Paddington)
Elisabetta II, le origini del Mito
Andando oltre la rappresentazione scenica, è sicuro che quest’uomo piacevolmente avvolto dall’ambra fino a quel momento, divenne il faro luminoso di una intera nazione che, grazie ai suoi discorsi radiofonici, ha saputo sostenere nella lotta al nazismo. Ma mentre tutti questi eventi di gossip, costume e attualità politica imperversavano tra la fine degli anni trenta e la metà dei quaranta, come trascorreva il suo tempo Lilibeth ? Sicuramente in compagnia della sorella minore Margaret, intenta a prepararsi per i suoi futuri impegni da sovrana.
Perché era ormai chiaro a tutti che lei, come primogenita, sarebbe un giorno salita al trono. Quello che non ci si aspettava, sicuramente, è che sarebbe accaduto così presto. Alla morte di Giorgio VI, avvenuta il 6 febbraio 1952 la principessa aveva solo 25 anni ed era impegnata in un viaggio ufficiale in Africa con il marito Filippo. Il ritorno in patria fu immediato. E quando i media la videro scendere dalla scaletta fu chiaro a molti che Lilibeth era stata sostituita da Elizabeth II.
Chi è Elisabetta II?
Bella domanda potremmo dire. Il fatto è che si tratta di una donna ed una figura rappresentativa talmente poco accessibile e preda di emozioni da risultare impossibile da comprendere o anche solamente scorgere. Sicuramente si tratta di uno dei sovrani più longevi in assoluto con i suoi 96 anni ed un regno che ha superato di gran lunga quello della Regina Vittoria.
In questo mese, infatti, sono iniziati i festeggiamenti per i 70 anni di onorato lavoro. Perché, se c’è una cosa di cui si può essere certi, è che la Elisabetta ha preso i suoi impegni reali sempre con grande serietà, con un profondo senso del dovere. In questo senso, dunque, è come se ci si trovasse di fronte ad un indefesso e determinato funzionario pubblico cui sta particolarmente a cuore la reputazione della Gran Bretagna.
Per quanto riguarda, invece, tutta la parte personale, affettiva ed emotiva, questa donna rimane ad oggi un enorme mistero, sia per chi è abituato a viverla nella sua quotidianità di “suddito” che per coloro che osservano dall’esterno. Da un punto di vista strettamente politico è ormai noto che la figura della Regina non ha più alcuna valenza, consegnata completamente nelle mani del parlamento e del Primo Ministro.
E non è certo una novità di oggi, visto che la Gran Bretagna è, di fatto, la prima monarchia costituzionale della Storia. Oltre a questo, poi, l’Impero, vanto di vecchie generazioni, si è dissolto lasciando spazio al Commonwealth. Questo vuol dire, dunque, che Elisabetta ed i suoi eredi hanno rappresentato, con il passare dei decenni, sostanzialmente del materiale per gossip ed un’attrazione turistica capace sempre di attirare attenzione.
Di fronte a tutto questo, dunque, quanto valore ha essere ancora designato come erede al trono? Sicuramente non molto dal punto di vista strettamente pratico, ma molto di più da quello culturale. In questo senso, infatti, Elisabetta, con i suoi improponibili vestiti dai colori sgargianti, l’immancabile borsetta dal contenuto misterioso, i suoi fedeli corgi ed un comportamento pubblico ineccepibile, rimanda il riflesso di una tradizione utile, ancora oggi, per procedere a passo saldo verso il futuro.
Perché, se si deve proprio trovare un senso allo sfoggio di uno sfarzo con cavalli e cocchiere, ad un protocollo inadeguato ai tempi moderni, a corone, diademi e celebrazioni questo risiede nella volontà e nel bisogno di ricordare al paese le sue origini per aspirare ad un domani altrettanto grande. Anche se diverso.
Filippo è il Principe azzurro?
Vi siete mai chiesti perché nella tradizione Disney l’unico principe ad avere un nome è quello de La Bella addormentata nel bosco e perché venne scelto proprio Filippo? In primo luogo perché da copione aveva un ruolo sicuramente più attivo rispetto agli altri e, poi, perché c’era solo un principe in carne ed ossa che in quel momento attirava l’attenzione di giornali e cronache. Si trattava, ovviamente, del Duca d’Edimburgo, marito della regina Elisabetta II. Il suo passato da testa coronata decaduta contribuisce a creare una mitologia ricca di episodi tra cui quello in cui è costretto a fuggire da bambino dalla Grecia nascosto all’interno di una cassa d’arance.
Da quel momento la sua vita è stata forgiata dall’educazione dura della Cheam School e l’influenza positiva dello zio Louis Mountbatten. In età adulta, poi, entra nella sua vita anche la marina britannica e, con lei, una principessa erede al trono. L’incontro con Filippo è stato riportato dettagliatamente dalle cronache rosa e di costume. Al di la di alcuni dettagli, come la giovane età di lei e la bellezza nordica di lui, però, si deve notare il potere di un rapporto che ha rappresentato la forza pubblica e privata di una sovrana e di una donna.
Perché se è possibile riconoscere un momento di grande umanità nel percorso intimo di questa ultima regina riguarda proprio il suo amore per Filippo, la testardaggine con il quale è stato sostenuto di fronte all’opposizione della famiglia e quello sguardo innamorato che traspare dalle foto ufficiali del matrimonio.
Un’unione che non è certo stata perfetta solo perché si è prevalentemente svolta tra le mura di palazzi reali ma che, proprio con lo scorrere del tempo, ha dimostrato resistenza ed il suo vero valore. Perché, al di la di tutto, degli errori commessi, della difficoltà di camminare perennemente tre passi in dietro, dell’aver rinunciato parzialmente al proprio cognome e alle passioni, Filippo era l’unico capace di ricordare alla Regina Elisabetta II di essere ancora Lilibeth. Qualche cosa che, dal giorno della sua scomparsa avvenuta un anno fa, non accade più.
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