Nella vita di ognuno di noi ci sono dei momenti che, nonostante la loro apparente normalità, sono destinati ad avere un significato speciale, almeno per il nostro ristretto universo. Magari non si tratta di una giornata memorabile, di un incontro fondamentale o di un risultato rincorso a lungo. Il più delle volte sono, invece, piccole azioni destinate a rimanere all’oscuro e dimenticate per molto tempo, per poi riemergere improvvisamente per una sollecitazione inaspettata. È così, dunque, che di fronte alle prime immagini di Top Gun – Maverick, la mia mente è immediatamente corsa indietro ad un lontano ricordo targato 1986, che non credevo nemmeno di aver più: quello di Tom Cruise.
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Tom Cruise in Top Gun Maverick
Tom Cruise, Top Gun e l’adolescenza
All’epoca ero una ragazzina tra i 12 ed i 13 anni che, in un moto improvviso d’indipendenza, aveva deciso di andare, per la prima volta, al cinema da sola con le sue compagne di classe. La motivazione di tanto ardire era la volontà di vedere il film Top Gun e quel giovane attore di cui tutte parlavano, soprattutto sorelle o amiche più grandi. Così, nel buio di una sala cinematografica, non solo ho sentito di aver fatto valere per la prima volta la mia indipendenza d’individuo, ma ho partecipato, in modo inconsapevole alla costruzione di un mito, di un nuovo sex symbol che, dalle pagine di Cioè ai poster nella mia stanza, è finito per diventare parte del mio lavoro. Ma quella è un’altra storia.
Tom Cruise, un sorriso da sex symbol
Per comprendere meglio, però, proviamo a tornare al punto di partenza, a quel momento di personale importanza che, collegandosi a quello di altre ragazzine come me, ha creato una narrazione più ampia. La stessa che ora, a distanza di 36 anni, ha acceso nuovo interesse e curiosità per il ritorno del tenente Pete Mitchell, in arte Maverick, nella divisa d’aviatore più famosa della storia del cinema.
La stessa che, probabilmente, si contende il primato niente meno che con quella candida da Marines di Richard Gere in Ufficiale Gentiluomo. Dato per scontato, dunque, un successo di pubblico per un film destinato a giocare molto sul fattore “ricordo”, proviamo a ricostruire gli elementi essenziali che, all’epoca, contribuirono a rendere Tom Cruise un sex symbol.
Il giovane Tom
Nel 1986 il giovane Tom aveva solo 24 anni, alcune pellicole all’attivo ma, effettivamente, ancora non aveva fatto il grande salto. Dalla sua parte, però, c’era una particolare fotogenia che, nonostante un’altezza non ciclopica, lo rendeva perfetto per la telecamera. E quel volto da eterno ragazzo, illuminato improvvisamente da un sorriso capace di contagiare anche il più pessimista degli esseri umani, è stato proprio il suo asso nella manica.
Perché, nonostante molti elementi narrativi ed estetici di stampo macisti presenti nel film, l’immagine che è rimasta impressa nella mente delle adolescenti dell’epoca è stata proprio il primo piano sul suo volto dove faceva bella mostra, oltre agli intramontabili Ray Ban a gocce, anche quel sorriso tra l’infantile e il beffardo.
Un nuovo archetipo maschile
Ecco, in quel preciso istante, che sia avvenuto in modo più o meno consapevole, sono state poste le basi per un nuovo archetipo maschile. In questo si univa una piacevolezza estetica non troppo perfetta ma che ricordasse il famoso ragazzo della porta accanto, amplificata da quell’elemento essenziale di fascino capace di far capitolare donne di diverse generazioni.
Perché, se c’è qualche cosa di cui nessuna di noi è stata consapevole, è che in quel momento tutte, senza distinzione di età, abbiamo partecipato alla costruzione del personaggio Tom Cruise. Un uomo destinato, nonostante il passare del tempo, a rimanere rappresentato nella fantasia di un giovane aviatore dal sorriso irresistibile.
Tom Cruise, quando l’abito contribuisce al successo
Un vecchio detto ci ricorda che l’abito non fa il monaco ma, per quanto riguarda Tom Cruise e il suo Top Gun, ha sicuramente contribuito all’immagine di conquistatore contorto, talentuoso e fuori dagli schemi di Maverick. Ma non si è fermato solo a questo. Il look scelto per il film, infatti, ha avuto la capacità di andare oltre lo schermo, accendere la fantasia generale e modellare un gusto globale. In parole povere, se nella seconda metà degli anni ottanta eri un adolescente o un giovane ragazzo, avevi ben poche possibilità di attrarre gli sguardi femminili senza indossare un Avirex, il giubbotto di pelle degli aviatori, con tanto di occhiali a goccia. Così, tralasciati paninari e yuppies, la moda teen, e non solo, puntava tutto su un modello maschile ben preciso in cui si inneggiava ad una galanteria selvaggia e un filo irresponsabile.
Possiamo dire, dunque, che Tom Cruise, grazie al suo Maverick, si è guadagnato un posto tra modelli giovanili intramontabili come, ad esempio James Dean e la sua Gioventù bruciata. In questo caso, però, era la realtà ed il gusto giovanile ad influenzare le scelte estetiche e stilistiche del cinema. Con Top Gun avviene esattamente il contrario. Un potere che, a distanza di molti anni, fa sentire ancora la sua forza. Basta guardare le ultime passerelle delle sfilate maschili dove l’influenza “army” è tornata a farsi sentire. Che i quarantenni di oggi debbano rispolverare l’Avirex acquistato da ragazzini? Speriamo solo che abbiano ancora un gran sorriso da sfoggiare.
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