Non tutti i bambini nascono con immaginazione e creatività sviluppate.
Alcuni hanno bisogno di essere aiutati a farle emergere.
O per semplice timidezza o per difficoltà diverse.
Come può essere uno spettro autistico che impedisce all’immaginazione di prendere il suo spazio.
Cosa vuol dire educare i nostri bambini all’IMMAGINAZIONE?
Significa usare giochi che possano lasciare un segno nella loro mente aprendo nuove possibilità.
Usare delle immagini specifiche più di una volta, o in più contesti, li aiuterà a riconoscere e ricordare qualcosa ogni qualvolta la menzioniamo.
Cappuccetto Rosso è da sempre raffigurata con un cappuccio rosso in testa e il vestitino in tinta.
Sia un bimbo normodotato che un bimbo con difficoltà, abituati a vedere quell’immagine, quando si sentiranno dire “Vuoi che ti racconti la favola di Cappuccetto Rosso?” ricollegheranno quel nome a quell’immagine e capiranno subito di cosa stiamo parlando.
Cosa vuol dire, invece, educare i nostri bambini alla CREATIVITA’?
Significa andare oltre la semplice immaginazione, dando libero sfogo alle proprie intuizioni.
Cappuccetto Rosso per il bimbo normodotato avrà sempre il cappuccio.
Ma sarà più facile per lui accettare che possa essere di un altro colore, quando a Pasqua Cappuccetto si vestirà di giallo. Per un bimbo con difficoltà, c’è bisogno di più esercizio con quel personaggio per indurlo a pensare che ogni tanto può esistere una variante che non interferisce col significato del gioco.
Ancor prima di scoprire che sarei diventata mamma di uno spettro autistico, ho scoperto la potenzialità dei giochi “educativi”.
Il mio plastic canvas si presta – per la sua naturale conformazione semi-rigida – alla realizzazione di giochi che saranno sempre eterni per la loro utilità e duttilità.
In più, ha il grande vantaggio che, fatte rarissime eccezioni di “distruzione” nella manipolazione, assicura una durabilità al gioco lunghissima*.
*Giulia ha ancora i giochi che ho creato per lei intatti, dopo 5 anni di gioco appassionato!
Oggi ti racconto del valore di due giochi in particolare.
LE FIABE ANIMATE

Il vasetto delle Storie. Foto Marzia Allietta
Attraverso 5 marionette per dita ricreo l’atmosfera degna di una fiaba famosa, una filastrocca nota o un cartone animato particolarmente amato dai più piccoli.
Cos’hanno di speciale le marionette per dita?
“Ci sono bambini che parlano solo attraverso il burattino”, scrive Rodari.
Diventa una sorta di alter ego per riuscire a dire anche le cose più difficili.
Da qui la valenza come gioco educativo in particolare per bambini con spettro autistico.
“Hanno il potere di dare la parola a tutti”, aggiunge Rodari.
Non c’è bambino che possa rinunciare a dire qualcosa muovendo le dita.
Qualsiasi cosa, con senso compiuto o meno.
Quali ho realizzato?
Ho iniziato dalla fiaba di cui era appassionato mio nipote

Cappuccetto Rosso. Foto Marzia Allietta
E ho realizzato per Giulia appena 3enne una versione “gufata” della filastrocca “La famiglia delle dita” tanto gettonata in asili nido ed infanzia
Poi ho assecondato i gusti del momento, mettendo in scena Mary Poppins.

Mary Poppins vista da Monica. Foto Marzia Allietta
Qual è uno dei vantaggi più incredibili di questo gioco?
Rendere più spiccata la voglia di relazione con compagni e adulti.
Di recente, mi è toccato accontentarmi dei personaggi di Mary Poppins che voleva Giulia, pena l’esclusione dal gioco combinato!

Giulia e Monica Foto Marzia Allietta
I CUBI RACCONTA STORIE
Tra i primi cubi che realizzai quado iniziai a maneggiare il plastic canvas ci fu, ancora una volta, quello della favola di Cappuccetto Rosso.

Cappuccetto Rosso. Foto Marzia Allietta
“Ma sei fissata con questa favola?”
Ebbene sì!
Un po’ per via dei colori, che si prestano moltissimo a riprodurre i personaggi col filato sul plastic canvas.
Un altro po’ – e soprattutto – perchè non tutte le favole hanno una così grande rappresentanza delle emozioni.
E se vuoi farle emergere in tuo figlio e fare in modo che riesca a distinguerle e comunicarle, quale fiaba se non questa?
In cui si passa dalla dolce e ingenua Cappuccetto al lupo cattivo alla mamma premurosa alla nonna bisognosa di attenzioni fino al cacciatore generoso.
Da qualche tempo lavoro alla realizzazione di cubi meno specifici che hanno il grande compito di ATTIVARE
allo stesso tempo l’immaginazione e la creatività di tutti i bambini.

Il Cubo raccontastorie
Ogni faccia del cubo riproduce un oggetto, animale, fiore o persona che sia.
L’abilità del bambino sta nel gettare il cubo come fosse un dado (che bello sapere che quello di plastic canvas non fa rumore!) e vista quale “faccia” è uscita costruire una frase contenente quel soggetto.
Es. Esce l’ombrello e il bimbo esordisce : “Oggi piove, devo prendere l’ombrello”.
Rigettando il dado, la storia iniziata poco prima va continuata inserendo il nuovo soggetto.
Es. Esce il gatto e il bimbo rilegge “Oggi piove, devo prendere l’ombrello” e continua “Il mio gatto mi guarda dalla finestra mentre vado a scuola”.
Riesci ad immaginare il potere evocativo di questo gioco?
Se poi viene fatto in classe o tra un gruppo di amici o in un laboratorio, il potere di evocare immagini e far fluire la creatività si amplifica, facendo nascere o sviluppare le relazioni tra pari.
La cosa più bella che mi stimola a continuare questo percorso è che molto spesso rispondo a richieste specifiche.
Ho creato la fiaba di Ariel per il compleanno di una bimba, una famiglia per le dita per una psicomotricista e i cubi racconta storie sono adorati da insegnanti di primaria e pedagogiste.
Se ti scrivo queste cose è perchè sono una creativa.
Uso l’immaginazione, trasformo il futile in utile con leggerezza. Elimino ansie e dono strumenti nuovi per nuove visioni della realtà 😉
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