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Bridgerton, la donna al tempo dell’età Regency

Signore e signorine la nuova stagione delle debuttanti si è aperta. Madri ansiose e giovani speranzose si stanno preparando tra una profusione di piume, buone maniere e grazie ben esibite per presentarsi di fronte allo sguardo indagatore di una Regina perennemente insoddisfatta. Alla fine dell’attento esame, dunque, quale giovane di buona famiglia sarà incoronata con il titolo di “diamante”, pronta a ricevere le attenzioni dei partiti più ambiti? Ecco, queste sono le premesse e l’interrogativo con cui ha inizio la seconda stagione di Bridgerton, su Netflix dallo scorso 25 marzo.

Bridgerton 2 una scena dalla serie Netflix

Bridgerton 2, potere alle donne

Attenzione, però, rispetto al primo capitolo, interamente dedicato all’intreccio romantico ed erotico intorno alla coppia Simon/Daphne, questa volta il tocco magico di Shonda Rhimes arricchisce tutta la narrazione con uno sguardo più acuto e indagatore. Questo, in particolare, si concentra sulla condizione delle donne in un epoca di manierismo e discutibile morale da difendere. Così, nonostante apparentemente tutto giri introno al personaggio di Anthony, il primogenito della numerosa famiglia Bridgerton, in realtà al centro della scena vengono messe delle figure femminili che, in una sorta di staffetta, compongono diverse profili destinati a definire il ritratto composito e sfaccettato dell’universo femminile.

Così, tra balli, corteggiamenti ed un romanticismo che trova il tempo dell’attesa e la bellezza di tutto ciò che accade prima del fatidico bacio, si torna ad una visione ironica e leggermente disincantata della realtà narrata attraverso le voci di Eloise, Penelope, Kate ed Edwina. Quattro donne che potrebbero essere delle creature nate dal genio e dalla penna di una scrittrice che, ancora oggi, fa risuonare la propria voce attraverso le pagine dei suoi libri, generazione dopo generazione. Il riferimento, ovviamente, è a Jane Austen e al suo acume naturale che le ha permesso di riportare il ritratto della sua società con sottile ironia. E e sue muse sono state dei personaggi femminili che, in un modo o nell’altro, hanno fatto valere la propria autonomia.

Alla ricerca di Jane (Austen)

Per chi, dunque, ha amato la forte personalità di Lizzie Bennet, la leggerezza vagamente superficiale di Emma e la delicata determinazione finale di Anne Elliot, potrebbe trovare interessante interfacciarsi con le giovani donne cui, in questa seconda stagione, Bridgerton decide di far guadagnare le luci della ribalta in relazione alla scoperta di loro stesse e di una voce sempre più personale. A questo punto proviamo a conoscere insieme questi nuovi archetipi femminili la cui indipendenza, però, non è mai veicolata attraverso il rifiuto di una realizzazione sentimentale. Ad essere messe sotto esame, piuttosto, sono le consuetudini sociali e le sue futili aspettative.

Bridgerton 2

Eloise e Penelope, la ribellione delle parole

Chi ha seguito la prima stagione ha già fatto la conoscenza con la peculiarità e la modernità di di Eloise, una delle ragazze Bridgerton. A differenza dell’eterea Daphne, incoronata come il diamante della stagione da sua Maestà la Regina e destinata ad una storia di passione non repressa con il tormentato Duca di Hastings, era chiaro che fosse destinata ad un percorso completamente diverso. Una direzione alternativa che viene confermata pienamente attraverso ben otto episodi. Nonostante sia destinata, proprio come la sorella, ad essere al centro dei nuovi eventi mondani, l’originale Eloise non riesce proprio a piegarsi alle aspettative di una società che abbellisce le proprie figlie per una vetrina volta ad accaparrarsi il marito migliore.

Il fatto è che, a dispetto delle altre, la ragazza, un po’ goffa ed estremamente moderna anche nella postura del corpo e dei suoi movimenti, è dotata di una mente critica allenata dalla lettura e dallo studio. Attraverso le pagine dei libri che l’accompagnano costantemente ha nutrito la sua intelligenza, che ambisce a nuove prospettive dove mettere alla prova le sue ambizioni. Così, lontana anni luce dall’immaginario della figura rattristata di una debuttante poco attraente, attraverso le sue parole e la capacità di indagare negli altri mostra, il fascino di una giovane donna moderna, sempre più rafforzata dalla volontà di ricercare una propria indipendenza. E, oltretutto, affatto illusa che questa scelta non le chiederà alcun prezzo da pagare.

Accanto a lei si affianca Penelope, la sua migliore amica messa costantemente in ombra perché poco consona alle aspettative estetiche dell’epoca. Con i suoi capelli rossi ed un fisico morbido, la ragazza sembra destinata a non avere un futuro e a rimanere sostanzialmente invisibile. Ma, ancora una volta, la luce e il riscatto arriva attraverso le parole e l’utilizzo dell’intelletto. Un caso? Ovviamene no. Come già considerato, il riferimento è al talento di Jane Austen che, rifiutando di sottostare a matrimoni di convenienza, è riuscita ad essere pubblicata in vita e a ricevere l’apprezzamento di un certa fetta di lettori.

La giovane Penelope, però, non riesce a svelarsi con il proprio nome ma, attraverso lo pseudonimo di Lady Whistledown, la voce narrante della serie e, soprattutto, l’ironica e impietosa critica della buona società londinese. Le sue parole sono dei taglienti ceselli che scavano nelle piccole miserie d’animo ed in tutte quelle inutili consuetudini, volte esclusivamente a nascondere una povertà non economica ma d’animo. Così, invisibile ai molti, la giovane Penelope trova una zona di luce tanto forte da attrarre addirittura l’attenzione della corona. Perché, a dispetto di tutto, le parole e la sottile capacità di utilizzarle riescono ad fare la differenza e a diventare una potente arma grazie alla quale le donne iniziano a costruire il proprio futuro.

Kate e Edwina, i due volti di una donna

Totalmente nuove ed inaspettate rispetto alla narrazione svoltasi durante la prima stagione, arrivano le sorelle Sharma. Di madre inglese e padre indiano, tornano a Londra proprio in tempo per sconvolgere i piani di molte madri con la loro bellezza esotica. Eppure, nonostante una chiara avvenenza, non è questo il valore fondamentale che apportano a tutta la narrazione. Considerate soprattutto in relazione alla figura di Anthony Bridgerton, riescono ben presto a conquistare uno spazio ben preciso che prevede una condivisione costante della scena.

Diverse da un punto di vista estetico e caratteriale, questi due personaggi femminili hanno il compito di raccontare due momenti nell’evoluzione di una donna. Edwina, giovane ed inesperta, rappresenta ancora la fragilità e le illusioni di un’età non toccata dalle delusioni. Facilmente manovrabile e impressionabile dal racconto di sogni romantici, con il procedere della vicenda inizia a comprendere la realtà e a sentire l’esigenza di prendere le proprie decisioni in modo autonomo.

Anche l’amore perde la visione infantile e ne assume una forse più disincantata ma sicuramente adulta. Al termine della seconda stagione il suo cammino è ancora in fieri e l’evoluzione della personalità incompleta. Nonostante questo, però, si comprende che la direzione scelta è quella che ha portato Kate, la sorella maggiore, ad essere una donna autonoma e fortemente indipendente. Fin dal primo frame in cui viene presentato come un’amazzone misteriosa, si comprende perfettamente come sia destinata ad assumere un ruolo di rilievo che parla di modernità ed uguaglianza.

Non stupisce, dunque, di trovarsi di fronte ad una donna in grado di vestire alla perfezione le proprie convinzioni soprattutto davanti ad un mondo maschile che, spesso, rimane attonito di fronte alle sue capacità. Una donna, dunque, incredibilmente contemporanea che non sente mai l’esigenza di privarsi della sua essenza femminile per conquistare un posto del mondo. Anzi, con la grazia del suo aspetto e la forza d’animo che la contraddistingue, è pronta a sostenere il conto che la società le consegnerà. Perché, a conti fatti, oggi come allora, essere una donna intelligente e libera prevede ancora un costo.

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Tiziana Morganti
Tiziana Morganti
Sono Tiziana Morganti, giornalista e ufficio stampa. Per Smack mi occupo di cinema, cultura società e dei contenuti per la pagina Facebook. Amo la moda e lo stile. Sono cultrice dei Kennedy e di storia americana. Se Alberto Angela mi chiedesse di sposarmi non direi no.


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