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Capelli, quando venti milioni di diavoli non bastano

Vivo sempre insieme ai miei capelli. Purtroppo, aggiungo. Perché non è che sia sempre stato facile. Avevo dei capelli lunghi lunghi e ricci. E molti di loro se ne sono andati. Non solo per lo stress di una vita abbastanza complicata, ma semplicemente per uno squilibrio che colpisce in genere gli uomini e anche molte donne. Un disturbo ormonale che più o meno dai miei dodici anni ha portato ad un diradamento evidente, mediamente gestibile. Questi sono i fatti reali, una questione semplicissima.

Poi c’è tutto quello che questi fatti reali, la suddetta questione semplicissima, hanno portato alla Francesca ragazzina, adolescente, giovane donna e donna. Un groviglio inestricabile di dolore e vergogna, di tristezza e delusione.

Leggi anche: Consigli per stare bene. E farti salvare la vita da un carrello

Capelli, quanto mi hanno fatto dannare

Capelli coltelli

Per anni ho visto persone che al mio arrivo iniziavano a sistemarsi i capelli. Del tipo, oddio sarò mica così, fammi aggiustare un po’. Poi sono arrivate le battute cattive. Di ogni genere, da “Ammazza pare Chernobyl“, pronunciata da un tizio all’università a “Oh ma perdi i capelli come un uomo?” che mi è stato detto durante un festival. In pratica, me lo ha rovinato il festival.

Nel mio campionario ci sono le persone che improvvisamente, e solo con me, iniziavano a parlare di tagli corti, meches, cure, fialette, di quanto il parrucchiere faticasse per via del loro capoccione foltissimo. Senza mai parlare direttamente (per non ferirmi per carità), ma facendomi capire che avevano chiara la situazione, mi dicevano di amiche del loro cugino che avevano fatto un trattamento miracoloso, mangiando radici e sterpaglie al chiaro di luna ogni primo del mese.

Ho anche la signora che, di punto in bianco senza averci mai parlato, mi ha detto, “Ma te sei tajata i capelli? Sembri un pulcino spelacchiato“. Grazie e buongiorno a lei!

A proposito di tagli, mi sono ricordata la collega che mi ha parlato di “Taglio coraggioso” quando ho deciso farmi una specie di pixie cut. Come a dire, ne hai di fegato a uscire così. Ah! L’arte sottile dell’insulto travestito da complimento!!

E c’è pure chi con affetto ha detto “Beata te che ci metti due secondi a sistemarti“. Sguardi di commiserazione, quanti ne vuoi. Persino due signore in coda alla posta hanno sussurrato, “Poverina. È una ragazza…”

Capelli serpenti

Non ti parlo delle compagne di scuola e dei coiffeurs che ho incontrato nella vita, perché sarebbe deprimente. Uno ha addirittura alzato le mani in segno di resa. “Che te faccio qui?” Ma come che mi fai, che fai in genere? Lavora, deficiente! Nel senso di “mancante di qualcosa”, mica per offendere.

È poco piacevole, credimi, sentirsi come elephant man o come Fabris in Compagni di scuola. Non sai quanto ho sofferto per questo. Quanti appuntamenti ho cancellato per paura di essere derisa. Che idiota vera. Per fortuna se ne esce dall’idiozia. Con intelligenza e rifuggendo da quel comarismo alla Uomini e Donne che a volte ci invade. Ci ho messo tanto a capire che il problema non era un problema mio. Nel senso che io non sono la ragazza coi capelli brutti, ma sono Francesca e basta. Ho dei capelli orribili, e allora?

Ci è voluto del tempo per fare questo scatto. Perché i capelli sono parte della tua identità, per una donna soprattutto. Quindi ho dovuto pian piano recuperare quella, prima di poter dire, “Finitela!” Oltre a trovare una bravissima hair stylist, pure sotto casa, e una serie di prodotti ad hoc.

E poi è facile entrare nel vortice del vittimismo e della tristezza cronica. Sentirsi feriti dall’assenza di gentilezza. Però è più importante andare oltre (ma questo non scusa i maleducati, sia CHIARO). Chi mi vuole bene davvero non vede questo inestetismo. Cioè lo vede, magari ne discutiamo pure, ma non gliene frega nulla.

Alla fine il lieto fine

Cosa mi ha spinto a scriverti questo? Lo sprezzo del pericolo credo. L’idea che a volte i giramenti di scatole me li faccio venire da sola. E soprattutto il pensiero che se una cosa fa paura, allora la si deve affrontare con coraggio. E fare tutto quello che è nelle proprie possibilità per fare e stare meglio. Per questo negli anni ho imparato a volermi bene.

Ho fatto una lista di cose che non mi piacevano, a cominciare da tutti i muri che mi ero costruita attorno al cuore e ho deciso di farmi aiutare a toglierli di mezzo. Mattone per mattone. Non ci crederai, ma adesso in certi giorni i miei capelli mi piacciono pure (in altri li detesto, ovviamente). Così come il mio taglio coraggioso. Non saranno perfetti, pazienza! Per smettere di stare male basta fare qualcosa. A ogni livello.

L’altro giorno stavo giocando col tablet assieme a un bambino. Voleva customizzare un personaggio di un gioco come me. “Ma come ce li hai i capelli tu?“, “Brutti” gli ho risposto e ci siamo fatti una grossa risata.

Ascolta Un diavolo per capello, la mia vita con l’alopecia

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Francesca Fiorentino
Francesca Fiorentino
Giornalista professionista e podcaster, scrivo, cucino e faccio ridere, non sempre in quest'ordine. Amo la radio, i film, le margherite, le magliette a righe, i regali inaspettati e i taccuini nuovi. Qui leggi il mio sito professionale


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