Avete mai fatto caso che, almeno fino ad ora, nessuna regista sia mai riuscita a firmare un’animazione? In effetti l’assenza evidente del mondo femminile nell’universo deputato all’immaginazione e al sogno è veramente bizzarro. Non fosse altro per il fatto che, invece, gran parte delle protagoniste assolute di questi racconti sono sempre principesse dalla personalità sempre più dominante e autonoma. Nonostante questo, però, il privilegio di raccontare l’evoluzione degli archetipi femminili, nel corso di questi anni, è sempre spettato a voci e sguardi maschili. Una tendenza che, però, sembra stia cambiando.
Almeno è quello che è accaduto all’interno del gruppo creativo della Pixar. Gli studi d’animazione sono da sempre conosciuti per la loro voglia di sperimentare, alzando costantemente l’asticella delle aspettative. In sostanza, guardando ai film prodotti fino a questo momento, possiamo dire che il rischio è il loro mestiere. Un amore per l’azzardo che sembrerebbe aver portato dei buoni frutti e giusto qualche premio. Quindi, perché non cavalcare i tempi e tenere a battesimo la prima animazione completamente al femminile?
L’occasione giusta è arrivata con Red, un progetto pensato per la piattaforma Disney+, grazie al quale le capacità di direzione, scrittura e produzione si esprimono attraverso l’immaginazione della regista Domee Shi, la sceneggiatrice Julia Cho e la produttrice Lindsey Collins. Un team di ragazze talentuose che hanno sviluppato per la Pixar una storia dove l’elemento fantastico ha il compito di raccontare un momento delicato per una giovane adolescente.
Red, infatti, grazie all’utilizzo di una figura simbolica e quasi mitologica, porta sullo schermo le difficoltà della crescita vissuta dalla simpatica e brillante Mei Lee. Un’avventura che, dopo l’esperienza di Inside Out, continua ad indagare nel mondo delle emozioni mettendo in evidenza, però, tutta la confusione emotiva e fisica vissuta da una tredicenne in lotta con se stessa ed una femminilità che sta cercando la via per esprimersi e prendere forma. E qualsiasi donna può dire, con assoluta onestà, che non è un processo semplice come può sembrare.
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Red, L’adolescenza non è un tabù
Questo è il mantra che il team di creative, capitanate dalla regista Domee Shi, hanno seguito fin dal primo passo di quest’ avventura. Il che vuol dire affrontare, senza troppi giri di parole, problematiche come i primi interessi per l’amore, l’incapacità di gestire impulsi fisici tra il romantico e il sessuale, per finire con il menzionare il tabù per eccellenza della pubertà: l’arrivo delle mestruazioni.
Un evento che, a dirla tutta, è naturale ma che, soprattutto nella nostra cultura, è stato troppo stigmatizzato come un momento da nascondere, cui non far mai riferimento e, in caso, accennarlo sempre con bizzarri giri di parole. Anche in questo caso Domee Shi mostra perfettamente il sentimento di disagio, utilizzando soprattutto il personaggio della madre di Mei Lee, legata a un mondo e ad una cultura in cui alla femminilità veniva chiesto di tenere a bada e opportunamente nascosta la sua espressione più naturale e istintiva.
E per dar forma a quest’ambito incontrollato eppure naturale, che il film utilizza la figura mitologica del Panda Rosso. Da secoli, nella famiglia di Mei Lee ogni donna, arrivata alla pubertà, scopre di potersi mutare in questo animale che rappresenta la parte più selvaggia e naturale dell’animo umano. Quando l’emozione prende il sopravvento e il controllo dei movimenti interiori non sembra proprio essere possibile, ecco che la metamorfosi arriva all’improvviso, senza nessun tipo di avvertimento.
Grazie al panda rosso, dunque, vengono riassunte tutte le idiosincrasie e le disarmonie che, durante l’adolescenza, aggrediscono letteralmente ogni individuo. L’effetto immediato è la mancanza di riconoscibilità e un certo timore dilagante nel non ritrovarsi nemmeno nella propria immagine riflessa allo specchio. Esiste un modo per superare questo momento senza un certo terrore e un perenne senso d’instabilità? Ovviamente la risposta è negativa. L’unica possibilità è l’accettazione, esattamente come mette in evidenza Domee Shi, e lasciare che il proprio panda rosso diventi una ricchezza, una parte di se da accettare ed amare.
Confronto tra generazioni
Ed è proprio sulla parola accettazione che i personaggi femminili all’interno di questa nuova animazione Pixar trovano il loro terreno di scontro. Red, infatti, rappresenta anche un’interessante viaggio nell’interpretazione e nella visione che le donne hanno di loro stesse. Per questo motivo, dunque, a questa simpatica e originale tredicenne che, passo dopo passo, impara ad apprezzare le possibilità e le caratteristiche del suo personale panda rosso, si contrappone un universo di madri, nonne e zie che la spingono a negare e dissimulare questo lato.
Un atteggiamento che non deve essere biasimato perché la loro esperienza personale si forgia all’interno di un mondo profondamente diverso. Qui le donne erano molto più sole e, quindi, maggiormente esposte al giudizio esterno.
Per questo motivo tutte loro hanno imparato ad imprigionare il panda per il resto della loro vita. Il mondo di Mei, però, è molto diverso. Le possibilità offerte al suo essere una futura donna, una forte catena di sorellanza con le sue amiche più care e il coraggio di confrontarsi con l’esterno dopo un primo timore, lasciano spazio ad una gestione completamente diversa delle proprie caratteristiche.
Il mondo femminile che l’attende è sicuramente migliore di quello che ha accolto gli altri membri della sua famiglia. E, proprio in virtù di questa considerazione universale, la regista invita tutte a riconoscere il proprio panda rosso, ad amarlo e concedergli dei momenti d’espressione.
Perché, alla fine di tutto, siamo complete e straordinarie esattamente così come siamo.
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