Che cosa si intende quando si parla di mondo olistico? Lo so, è un punto trito e ritrito, ma, suvvia: da qualche parte bisognerà pur cominciare. E come ogni buona storia che si rispetti, partire dall’inizio è sempre una buona cosa. La storia vuole che il termine olistico, relativo all’olismo, derivi dal greco “Holòs” : “tutto intero”, quindi una visione a tutto tondo, 360° dell’uomo.
Uomo come entità formata di tre parti inscindibili e strettamente correlati tra loro: il corpo, la mente e lo spirito. Tra parti che non possono esistere l’una senza l’altra e tre parti collegate al punto che se una cambia le altre due non possono rimanere indifferenti e cambieranno sistematicamente con lei. Come un triangolo equilatero che se allunghi o accorci uno dei lati, gli alti si adattano.
Ascolta l’intervista a Yana Duskova Madonno
Foto di Matthew Henry su Unsplash
Olismo, siamo un’unità
Questo lascia trapelare un indizio importante: non basta che la tecnica o la filosofia a cui ci rivolgiamo rispetti il canone del “naturale” o “biologico” o sia etica, ma deve, in virtù della sua natura, essere una disciplina che tenga conto di tutte e tre le forme dell’uomo. Deve avere come prima mission quella di ascoltare e dare uguale importanza a tutte tre le parti. Non basta che si parli di “rimedi naturali” per essere certi che sia qualcosa di assolutamente giusto per noi o che non ci possa fare del male.
Il massaggiatore olistico, per esempio, sotto la nostra nuova conoscenza dovrebbe essere un operatore che lavora sul corpo in quanto il massaggio è una tecnica chiaramente di contatto corporeo, ma allo stesso tempo dovrà tenere conto dell’aspetto fisiologico del corpo, sapendo quando sia opportuno lavorare con il massaggio e quando no; della mente e delle emozioni della persona creando un momento di ascolto se ce ne sarà bisogno. E non dimenticandosi che esiste un aspetto energetico della persona, indipendentemente dal fatto che egli sia in grado o meno di percepirlo o riconoscerlo.
Olismo, un approccio nuovo
L’approccio di tutte le discipline olistiche e bionaturali, è sempre molto differente rispetto all’idea maturata dalla cultura occidentale. È spesso talmente diverso da definirle erroneamente “medicine alternative”, quando “alternative” non dovrebbero essere, ma piuttosto “complementari”.
Le discipline olistiche studiano il disagio da punti di vista differenti dalla manifestazione fisica, ci si chiede cosa ci sia dietro, cosa il nostro corpo stia tentando di comunicarci, quali situazioni di stress fisico ed emotivo ci hanno portato a maturare il problema.
Richard Bach stesso (ideatore dei Fiori di Bach) ricordava che «La malattia non è una crudeltà in sé o una punizione, (…) ma uno strumento di cui la nostra anima si serve, per indicarci i nostri errori, per trattenerci da ulteriori sbagli, per ricondurci sulla via della verità e della luce, dalla quale non avremmo mai dovuto discostarci».
Ancora più importante è fare nostro il concetto che, in quanto complementari, nessuna tecnica dovrebbe escludere le altre, ma fondamentale diventa conoscerle in maniera approfondita per capire quando sia corretto utilizzarle o abbinarle.
Come in tutti i contesti gli estremi non sono mai funzionali, quindi ricorda di prestare attenzione a tutte le frasi che in maniera perentoria escludono possibilità.
La caratteristica principale è l’ascolto dedicato di ogni persona come essere unico, speciale e… irripetibile.
Foto di Elia Pellegrini su Unsplash
Sei perfetta come sei
Ti piace come idea? Ti sto dicendo che sei nata perfetta esattamente così come sei, e che il tuo modo di vivere la tua salute, le emozioni e le energie è quello giusto per te, perché il tuo sentire o percepire è squisitamente tuo, e puoi scegliere di cominciare a sentirti giusta esattamente per quello che sei. E puoi accettare che se una tua amica sta meglio se decide di fare una pulizia intestinale o una detox e tu non ne hai voglia, vai bene esattamente così, senza sensi di colpa o senza quella sensazione di “non star facendo abbastanza per te stessa”.
L’olistico intelligente punta a rimettere l’uomo al centro del proprio ecosistema, perché il primo passo da fare per vedere un mondo migliore è stare bene con se stessi: fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per non vivere nel senso di colpa o della vergogna, per poter essere liberi di fare scelte al di là dei ricatti emotivi, per essere sufficientemente in grado di ascoltare la propria energia vitale mantenendola alta.
E contrariamente a quanto si pensi non esiste in natura nulla che possa intaccare la nostra energia vitale, se noi la curiamo facendo una delle cose più semplici: curare la nostra felicità.
Curare la felicità
Essere felici è il modo migliore per tenere alte le nostre vibrazioni, pulite le energie, sano il nostro corpo, allegra la nostra mente.
Come fare? Si può decidere a tavolino di regalarci ogni giorno una piccola cosa che mi rende felice. Ma non solo: prima di andare a dormire possiamo anche chiederci: e io cosa ho fatto oggi per essere felice? Può esser quel pain au chocolat di quella pasticceria all’angolo, può essere quel messaggio di un’amica, un bicchiere di buon vino con il nostro partner. Scegliete ogni giorno di coltivare un pezzetto della vostra felicità.
Al prossimo appuntamento!
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