È ufficiale. Il 30 settembre è arrivato in sala il tanto atteso e a lungo rimandato, causa pandemia, capitolo della saga di James Bond, No time to Die. Un appuntamento che diventa doppiamente importante perché sarà l’ultima volta in cui Daniel Craig vestirà i panni dell’agente con licenza di uccidere. Inevitabile, dunque, prendere al balzo l’occasione per parlare di Bond in chiave femminile. Si, ma come esattamente? Prendendo in considerazione le Bond Girl, ovviamente.
Ecco, già vedo molte arricciare il naso o alzare il famoso sopracciglio in segno di dissenso. E non è certo una reazione sbagliata. Di base, infatti, la figura della Bond Girl è una rappresentazione sessista della donna. Vista e interpretata attraverso un’ottica maschile non propriamente avanzata. O, almeno, lo è stata fino a quando non siamo entrati, insieme allo stesso Bond, in una nuova era.
Quella di Daniel Craig. Ma come può un solo attore aver condizionato l’evoluzione del personaggio principale e della presenza femminile al suo fianco? Semplicemente imponendo la propria personalità e stimolando autori e produttori a portare lo storico personaggio nato dalla fantasia di Ian Fleming, verso un mondo più moderno, sfaccettato e ambiguo in cui il femminile può essere parte attiva del gioco e non semplice oggetto di seduzione. Per questo motivo, dunque, ho pensato di affrontare questo viaggio tra le Bond girl dividendolo in un prima e durante Daniel Craig.
Identikit di una Bond girl
Le Bond girl fanno la loro prima apparizione tra le pagine delle spy stories scritte da Fleming ed è proprio qui che vengono stabiliti alcuni parametri cui è necessario aderire per entrare di diritto nella categoria. Il più importante di tutti sembra essere il fattore età. La perfetta Bond girl, infatti, deve avere almeno dieci anni meno di 007 che, da contratto, ne vanta sempre 35. La selezione, dunque, è dedicata a ragazze poco più che ventenni. Il cui unico talento dovrebbe essere l’avvenenza, ossia il secondo parametro senza il quale non è possibile aspirare al ruolo.
Per quanto riguarda l’aspetto fisico, però, non è riportata una richiesta specifica. Il che vuol dire che la Bond girl di turno può essere mora, bionda, castana, con capelli lunghi o medio corti. L’importante è che sia dotata di una certa propensione ai rapporti intensi ma fuggevoli e a lasciarsi docilmente conquistare dopo aver sussurrato in modo arrendevole “Oh, Bond”.
Ursula Andresss e le altre
È risaputo che le Bond girl hanno una figura di riferimento cui guardare con ammirazione come la antesignana di questa categoria. Insomma, ci riferiamo alla prima che ha avuto la fortuna di mettersi nei gai con Bond, James Bond. Il nome di questa dea che, letteralmente, esce dalle acque, è quello di Ursula Andress, mentre il film è il primo della saga, 007 Licenza di uccidere.
Anche se gli occhi del mondo sono tutti puntati su Sean Connery che, oltre ad essere il primo Bond, è anche il più rappresentativo insieme a Craig, la Andress riesce a far parlare di se semplicemente indossando uno storico bikini ed uscendo dalle acque sotto gli occhi di uno stupito agente segreto.
In quel momento, in modo del tutto involontario, una ragazza quasi sconosciuta ha scritto una pagina del costume legata al cinema diventando immortale. Le altre, quelle arrivate dopo, però, non hanno goduto del vantaggio di essere la prima e, più o meno, sono tutte annegate in un anonimato che le accomuna semplicemente come Bond girl.
Di loro si ricorda il look, che rispecchia il momento storico in cui è girata la pellicola, e i nomi bizzarramente evocativi come Pussy Galore, di Operazione Goldfinger, Kissy Suzuki, in Si vive solo due volte e Mary Goodnight de L’uomo con la pistola d’oro. Unica eccezione è rappresentata dalla presenza di Halle Berry che, ne La morte può attendere, conquista lo schermo omaggiando la tradizione di Bond proprio con un bikini arancione ispirato, nelle forme come nello stile, a quello della Andress.
Eva Green, quando la Bond girl diventa protagonista
Nell’ormai lontano 2006 termina l’era di Pierce Brosnan e si apre quella di Daniel Craig. A conti fatti la più significativa, insieme a quella di Sean Connery. Il primo film che porta l’attore nei panni di Bond e Casino Royale che, immediatamente, mostra i segni di un cambiamento sempre più evidente nelle pellicole successive. Innanzi tutto il personaggio di Bond è più sfaccettato, complesso e ambiguo. Il nuovo James, infatti, non gioca più con troppa ironia sulle sue qualità seduttive ma mostra di avere dentro di se una storia che non è ancora stata raccontata.
L’evoluzione più importante, però, è rappresentato dal personaggio di Vesper Lynd, un personaggio femminile che ha le qualità caratteriali per essere un’antagonista diretta, capace di sfidarlo, imbrogliarlo e conquistarlo fino a mettere in discussione la sua stessa granitica convinzione di agente segreto. Interpretata da Eva Green, Vesper porta in questo modo le Bond girl a un livello superiore di co-protagoniste, il cui compito non è esibire la propria avvenenza ma confrontarsi in un continuo gioco d’azzardo con Bond. Fino a farlo irrimediabilmente innamorare. Forse per la prima e ultima volta. Grazie a Vesper, dunque, l’agente segreto con licenza di uccidere si mostra uomo, venendo a contatto con la parte più fragile di se. E non sarà l’ultima volta.
Casino Royale, dunque, crea dei precedenti interessanti dai quali non è più possibile tornare indietro. La conseguenza più interessante è stata, senza dubbio, l’evoluzione di Skyfall in cui Bond si confronta con M, una madre putativa. Judi Dench interpreta la parte del misterioso responsabile che gestisce gli agenti segreti al servizio di Sua Maestà ma per James è molto di più. È una figura famigliare, dai richiami materni e punitivi che, riconoscendo la sua natura, lo ha “condannato” a vivere tra gli invisibili.
Ancora una volta, dunque, una donna possiede la chiave per comprendere e manovrare Bond. Cosa mai accaduta in precedenza. A questo punto, però, non rimane che chiedersi cosa accadrà alle Bond girl e ai personaggi femminili nell’universo di Bond che, ormai, prende solo una vaga ispirazione dalle ambientazioni di Fleming. Potrebbero addirittura scomparire, visto che da un po’ di tempo si sta parlando di uno 007 al femminile. Sarebbe interessante, non credete?
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