Sempre più persone mangiano (sono) vegan in Italia, ma è facile trovare ristoranti e locali che abbiano opzioni vegetali al 100%? No, per niente. E qui ti racconto un po’ di cose che ho scoperto nei giorni scorsi, durante una trasferta di lavoro. Negli ultimi anni sempre più committenti (grandi committenti) si sono preoccupati di chiedere le mie preferenze alimentari, o eventuali allergie, per evitare di creare problemi. La considero una premura meravigliosa che apprezzo in maniera indicibile. Inoltre, oggi la situazione, almeno nelle grandi città, è cambiata e essere vegan o vegetariani non provoca grandi sconquassi.
Nonostante ciò, a volte mi sento in colpa a dire di essere vegana/vegetariana perché per carattere detesto creare difficoltà e l’idea che qualcuno possa prepararmi qualcosa a parte mi intristisce. Mi intristisce il fatto di avergli fatto fare del lavoro in più. Rispetto i professionisti e quando si cucina per tante persone bisogna ottimizzare tutto. Anche se, e questo è il primo di numerosi paradossi di cui ti parlo qui: se a un onnivoro presentassero un menù 100% vegetale, dall’antipasto al dolce, l’onnivoro mangerebbe di gusto tutto. Per me, al contrario, questo non sarebbe possibile.
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Foto di Claudio Schwarz su Unsplash
Vegan, una scelta difficile?
Ed ecco il problema. A volte, anche se le mie preferenze alimentari sono note, l’opzione vegetariana spesso diventa un’improvvisata insalatina scondita. Mentre tutti gli altri commensali addentano succulente portate glassate di sugna. E ti devi anche accontentare, perché comunque a te ci hanno pensato. Cavoli tuoi, dirai, avresti potuto essere onnivora.
Insomma. Perché mai dovrei essere io ad adattarmi quando basterebbe studiare un po’ di più e dare da subito a disposizione una scelta veg come Thor comanda?
Te lo avevo già raccontato qui: la mia prima cena da vegana toccò vertici di assurdità degni di un dramma di Ionesco quando la padrona di casa che mi chiese se mangiassi verdure grigliate (???). Perché tutto questo?
Perché in Italia c’è molta pigrizia. E tantissimi luoghi comuni legati al cibo. La carne fa bene, nutre, rende forti, le verdure no. In realtà alcune ricerche storiche hanno dimostrato che i gladiatori mangiassero solo verdure e cereali. E oggi decine di atleti seguono un’alimentazione vegan senza che le loro prestazioni sportive vengano minimamente attaccate, anzi. Qualche nome? Djokovic è il primo che mi viene in mente. Ma ci sono Serena Williams, Lewis Hamilton e tantissimi altri.
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Vegan, una scelta scomoda?
Nessuno riuscirà mai a far cambiare idea a un onnivoro (che poi è principalmente un carnivoro) se per primi loro non desiderino modificare la loro vita. Il cambiamento deve partire da una reale curiosità e da un vero interesse. Tuttavia, noto che ci sono tantissime resistenze su questo fronte, condite da valanghe di sarcasmo e da un pizzico di crudeltà immotivata. Che male faccio a preparare una carbonara plant based? E ma non è una VERA carbonara, vergogna!
Come se smettere di mangiare carne e pesce fosse una resa. E un agguato alla nostra salute. C’è poi chi pensa che essere vegan sia solo una moda passeggera che lascerà presto spazio a un’altra in cui verrà considerato accettabile grigliare locuste.
Ma torniamo alla resistenza culturale. In molte comunità la ritualità dell’uccisione dell’animale è radicatissima. Mangiare ciccia vuol dire essere ricchi, non soffrire la fame.
E se le condizioni degli allevamenti intensivi sono disperate poco male: si mangiano animali di allevamenti bio. Il famoso paradosso della pubblicità del pollo, in cui il povero volatile scorrazza felice per la fattoria, mangiando vermetti prelibati. Salvo poi essere ucciso.
Se i mattatoi avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani (Lev Tolstoj)
La verità è lampante
Nessuna creatura vivente è felice di essere uccisa e con questo elemento la coscienza degli onnivori deve farci i conti, piaccia o no. Non c’è battuta che tenga (sai quante volte mi dicono di non fare quella faccia, perché il pollo che stanno mangiando era uno stupido?).
Sì, ma troviamo una soluzione.
Amici ristoratori d’Italia, isole comprese, volete proporre in menù un piatto vegan equilibrato? Pasta e ceci. Non dovete nemmeno comprare del tofu, per dire. Oppure, spaghetti aglio e olio – che fatti bene sono paradisiaci – penne all’arrabbiata, bruschette col pomodoro o col paté di olive, la farinata. Se volete andare incontro a chi è vegetariano poi ci sono le frittate di ogni genere e specie.
Esiste quindi un modo facile per prendersi cura anche di chi ha scelto di non mangiare animali per scelta etica, salutistica o per sostenibilità ambientale. Basta studiare un po’ le ricette della nostra tradizione e smettere di essere pigri. Questo vuol dire sintonizzarsi davvero sulle esigenze degli altri, senza preconcetti. E con grande rispetto.
Non vi sto chiedendo di essere vegani, ma solo di non ignorarci. Che ne dite?
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