Jane Austen, Charlotte Brontë e anche William Shakespeare. Perché a noi la letteratura piace tutta. Sì, ma cosa c’entrano questi favolosi esempi di letteratura con l’estate? Semplice. Agosto è arrivato con le sue temperature a prova di evaporazione e la necessita di riposare, possibilmente in un luogo fresco, con ventilazione costante. Ecco, questa sarebbe la mia oasi di pace perfetta cui aggiungere, ovviamente, i miei immancabili libri.
Sì, perché, nonostante io sia una lettrice instancabile e appassionata durante tutto l’anno, nei dieci o quindi giorni di agosto in cui stacco tutto e scompaio dal mondo, i libri diventano dei compagni irrinunciabili. Stabilito questo, però, sorge un dilemma. Quali storie scegliere come compagne di riposo? Affrontare nuove strade narrative o lasciarsi andare a percorsi già battuti ma accantonati da tempo? Bene, senza indugiare oltre, quest’anno ho deciso di dedicarmi ad un revival letterario con le mie eroine letterarie preferite.
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Foto di Elaine Howlin su Unsplash
Jane Austen e le altre
In questi giorni, infatti, mi è capitato spesso di pensare a Elizabeth, Jane e Caterina. Chi sono? Ovviamente le protagoniste di romanzi ed opere indimenticabili come Orgoglio e Pregiudizio, Jane Eyre e la mia adorata Bisbetica domata. Ricordo di averle incontrate tutte tra gli Oscar Mondadori di mia madre. Io avevo poi o meno undici anni e mi apprestano alle prime letture da adulta, anche se, ad otto anni avevo già affrontato Le mie prigioni di Silvio Pellico e La figlia del capitano di Puskin.
Grazie a loro, comunque, non solo ho cominciato ad apprezzare il fascino intramontabile dei grandi classici ma, soprattutto, a comprendere il concetto di romanticismo raccontato attraverso lo sguardo di donne ironiche, indomite e meravigliosamente disubbidienti. Tutto quello che speravo di diventare.
Elizabeth Bennet, l’eroina di Jane Austen
Tra le eroine letterarie la prima a colpire la mia fantasia è stata, senza alcun dubbio, Elizabeth o Lizzie Bennet. Protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, sicuramente il romanzo più famoso di Jane Austen, in molti la ricordano per il complesso risvolto romantico con Mr. Darcy.
Per me, invece, questo è solo un elemento che, rispetto al caratteraccio di Lizzie, è secondario. Ho parlato di caratteraccio perché una donna con personalità, testardaggine e autonomia di pensiero non era certo un fiore prezioso nel mondo dell’Inghilterra Regency.
Elizabeth e Jane Austen, i due volti di una donna
In effetti, la perfetta protagonista di un romanzo con connotazione romantica dovrebbe essere dotata di una bellezza eterea e di in animo malleabile, incline a silenzio e ad essere preda degli eventi. Ma per Elizabeth Bennet le cose sono andate diversamente.
Non bisogna dimenticare che, questa creatura letteraria nasce dalla fantasia di un’altra donna capace di rifiutare i modelli imposti dal tempo e dalla società. Jane Austen, infatti, plasma l’animo della sua Lizzie con la stessa forza che l’ha portata ad essere un’autrice pubblicata in vita e ad autosostenersi, rifiutando matrimoni di convenienza.
È cosi che Elizabeth, la seconda delle cinque sorelle Bennet, ha colpito la mia giovane fantasia con il suo amore per la lettura, l’ostinazione a rincorrere una situazione romantica consona alle proprie aspettative ed un orgoglio granitico che, a volte, la porta ad agire con impulsi passionali e sconsiderati.
Per non parlare, poi, di quell’ironia sottile con cui guarda il mondo che la circonda. Una dote, anche questa eredità da Jane Austen. Infin dei conti, ho sempre pensato che Lizzie fosse l’alter ego di Jane e che le somigliasse più di qualunque altro personaggio femminile. Certo, per l’autrice Mr. Darcy non è arrivato, ma è solo un particolare.
Jane Eyre, la modernità che non ti aspetti
Da Jane Austen alle sorelle Brontë. Quando si citano quest’ultime, solitamente si fa sempre riferimento ad Emily e al suo Cime Tempestose, considerato il manifesto assoluto dell’amore tormentato. Ecco, sarà che non ho mai avuto passione per gli amori impossibili ma la mia preferenza, per quanto riguarda le Brontë, va sicuramente a Jane Eyre di Charlotte. Perché? Semplice.
Nonostante l’ambientazione spesso cupa e la presenza di una protagonista priva del classico fascino femminile, ci troviamo difronte ad una modernità in alcuni casi scandalosa, considerando gli anni cui si riferisce. Immaginate, quindi, una ragazzina di 12 anni con il naso immerso tra le pagine di Jane Eyre, pronta a vivere il dramma esistenziale di una ragazzina rifiutata che, all’improvviso, si trova faccia a faccia con una passione inaspettata, proposte di convivenza fuori dal matrimonio da parte di un uomo sposato e il pericolo di bigamia dietro l’angolo.
Insomma, chi più ne ha più ne metta. Ma la vera incognita, quello che mi ha convinto a trasformare la timida e introversa Jane in una delle mie eroine letterarie preferite è il carattere e la fierezza che emerge oltre il tormento personale.
Jane e il coraggio di un amore scandaloso
Timida e silenziosa per gran parte dei suoi anni giovanili, Jane impara presto la necessita di badare a se stessa e alla propria sussistenza. Quello che non conosce, però, e il potere di una passione improvvisa che si riflette negli occhi di un uomo oscuro, ombroso ma che sa leggere il suo animo.
La trama
Nel romanzo di Charlotte Brontë nessuno dei due protagonisti brillano per avvenenza o per un carattere affascinante, eppure conquistano il cuore dei lettori. Probabilmente, proprio perché abituati al loro mondo di ombre sia Jane che Sir Edward Fairfax Rochester non guardano all’aspetto esteriore del mondo. Nonostante tale invisibilità, però, alla fine Jane dimostra di possedere un animo ardimentoso e moderno.
Dopo aver scoperto il primo matrimonio di Edward ad un passo dall’altare, aver rifiutato la proposta di una convivenza nel peccato ed essere scappata dalla magione di Thornfield, Jane si arrende ad un amore che sente letteralmente urlare nella sua testa.
E qui, presa coscienza dell’impossibilità di vivere una vita di compromessi sociali, prende la decisione più rivoluzionaria e impensabile di tutta la letteratura ottocentesca: rifiuta l’onorabilità di un matrimonio con un uomo libero e corre verso l’amore socialmente indegno con Edward. Certo, al suo ritorno i troverà la magione bruciata e lui diventavo cieco e vedovo. Ma ciò che conta è quella scelta meravigliosamente folle e istintiva con cui Charlotte Brontë trasforma Jane in una vera eroina moderna.
Caterina, la bisbetica del mio cuore
Quando affermo il mio amore per Caterina, la protagonista de La bisbetica domata, molte donne arricciano il naso adducendo che non si tratti certo di un modello di donna rivoluzionario e femminista.
Dal mio punto di vista, invece, il personaggio tratteggiato da Shakespeare ha delle incredibili potenzialità in questo senso, oltre a quella pungente e sottile ironia utilizzata dal Bardo nelle commedie. In effetti, se guardiamo semplicemente alla trama ciò che vediamo è un uomo, Petruccio, dispotico e prepotente, che tenta in tutti i modi di piegare la personalità di Caterina e, alla fine, ci riesce.
Dunque, dove mai si annida la modernità di questa eroina letteraria? Semplice, nell’essere strumento di denuncia della condizione delle donne nell’era Tudor. È noto, infatti, quanto Shakespeare fosse contrario alla consuetudine dei matrimoni combinati a totale svantaggio del mondo femminile.
Oltre a questo, poi, il Bardo ha sempre inserito una nota di critica al suo tempo, mascherata dall’utilizzo dell’ironia. In questo modo Caterina è un megafono con cui urlare al mondo la condizione delle donne, costrette a rispettare il gioco dei ruoli nella famiglia d’origine come in quella creata. Per questo motivo, dunque, tra un non sense e varie situazioni ironiche, lo sguardo di Caterina, ancora lampeggiante, esce dalle pagine della commedia per ricordarci il valore della disobbedienza.
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