Partiamo dal presupposto che Raffaella Carrà non possa morire. Non definitivamente almeno, perché le dee non muoiono mai. Potrei farti un lungo elenco di momenti in cui la Raffa nazionale ha impreziosito la mia vita di ragazzina innamorata della TV e del cinema. Potrebbe sembrare stucchevole ma alla fine ciò che conta davvero sono quegli attimi in cui le vite di tutti noi si sono sfiorate.
Allora penso a quel bellissimo vestito con la farfalla che indossava nella sigla di apertura Fantastico 3, Ballo ballo. Credo tu possa facilmente immaginare la potenza deflagrante di quello sbrilluccichìo per una bimba di 8 anni.
Icona. Era un’icona assoluta. Gianfranco D’Angelo la prendeva in giro per le abbondanti lacrime versate nei suoi programmi, ma figuriamoci. Raffaella era la sola e unica che potesse parlare con Madre Teresa, cucinare un dolce con la Littizzetto e intervistare Robert Mitchum durante la consegna dei Telegatti. La sua era classe sopraffina, altro che lacrime.
Un corpo minuto e flessuoso ma fatto d’acciaio. Un’intelligenza luminosa. Che donna, che modello. Favolosa a The Voice è stata capace di rubare la scena persino a Piero Pelù. Perché brillava più di tutti gli altri giudici messi assieme.
Ha inventato la TV di Mezzogiorno e tenuto testa al ciclone Benigni. Ha liberato le donne della paura di non essere abbastanza, coi suoi motivetti brillanti ci ha insegnato che far l’amore non è una cosa peccaminosa, anzi. L’ho adorata persino in una fiction, Mamma per caso, irricevibile ma bellissima solo per lei.
Davvero adesso finirà tutto in un posticino impolverato della memoria?
Sono sicura però che sarà polvere d’oro.
Il post, scritto di getto, finisce qui.
Segui Smack!
Non dimenticarti di seguire Smack! – Blogzine per donne croniche su Facebook. Metti mi piace alla nostra pagina! E segui anche il gruppo Il circolo Smack! Iscriviti anche alla nostra Newsletter cliccando sul form in Homepage oppure qui.
Lascia un commento