Faccio un bel respiro prima di scrivere, perché quello che sto per raccontarti non è edificante. Come la prenderesti se prima di leggere un giallo qualcuno ti svelasse l’identità dell’assassino? Ecco, questo post somiglia a un thriller in cui ti rivelo subito chi è il cattivo: la sottoscritta, una donna con Venere in Vergine.
Per la cronaca, Venere è il pianeta che governa amore e sentimenti. La combinazione con la razionalissima Vergine è l’equivalente di un chili piccante inserito in una tazza di caffellatte alle 6.00 del mattino del 12 agosto. Bello, ma non ci vivrei.
Complicare tutto, complicare bene
Questo mix dicevo è letale per ogni essere umano di buona volontà. Ed è letale in modi sempre nuovi, diversi. Sembra di esserti tirata fuori dal pantano e invece…ZAC! Eccola lì, la dea dell’amore che prova ad andare d’accordo con la zitellona dello zodiaco. Facciamo chiarezza. Chi come me vive questa angosciosa realtà astrologica NON è una persona fredda. NON sorseggia whisky mentre uccidono la madre di Bambi, né disintegra gli addobbi di Natale in virtù di un patto scellerato con il Grinch.
Chi nasce con Venere in Vergine vuole solo capire tutto, fino allo sfinimento. In amore ha bisogno di spiegazioni, pretende risposte e risposte credibili; è perfino disposto ad attraversare i pericolosi sentieri del delirio pur di arrivare a dire: va bene, è così, non stiamo a farla tanto tragica!
Capisci bene che la storiella della “Vergine segno algido” non regge. Nei momenti di crisi più acuta le temperature cerebrali di uno sventurato con Venere in Vergine toccano livelli da nucleo terrestre. C’è un parossismo tale che le sorelle Bronte sembrano principianti, tsk.
Come ho scoperto la mia Venere
Ho raccontato questa storia decine di volte, giusto per confermare a me stessa di essere una donna di spirito, poco propensa a credere alla favola del destino immutabile.
In una tranquilla giornata di qualche anno fa chiamai durante una trasmissione radiofonica per interrogare l’ospite d’onore, un’astrologa con un buon seguito di affezionati. Feci a pugni con la timidezza atavica e vinsi. Prendere la linea ed essere messa in attesa fu per me il giusto premio ad una testardaggine quasi mai esercitata nella quotidianità. La voce tremava. Le mani tremavano. Il pancreas tremava.
Chiesi quale fosse il mio destino in amore. Anzi, “nel mondo dei sentimenti” (dolce e tenera ventenne). Declamai giorno, ora, anno di nascita e luogo e pazientai qualche minuto per avere il verdetto.
“Ascendi Sagittario, bellissimo! Dovresti scrivere storie. Storie per il cinema!”
“Bene! E l’amore?”
“Tesoro (pausa)… Hai venere in Vergine“, disse con il tono lamentoso e perculante di chi proprio non poteva farci nulla. “Scrivi, scrivi tanto!“.
Non mi arresi. Volli spiegazioni dettagliate sul perché fino a quel momento non avessi trovato qualcuno di abbastanza selvaggio con cui correre. In parole povere sul perché non avessi trovato qualcuno. Il conduttore chiuse la comunicazione perché sapeva che sarebbero state necessarie ore di discussione. “Ascoltaci dalla radio eh, ciao bella e facci sapere!“.
L’identikit
L’astrologa svelò il mistero argomentando la sua teoria in circa 12 secondi. La persona con Venere in Vergine è la più esigente dello zodiaco. È alla continua ricerca dell’essere giusto per lei. È una povera illusa insomma (anche se questo non lo ha detto, io l’ho colto lo stesso). Base. Segnale orario. Spot pubblicitario. Una vita intera, la mia, spiegata in 12 secondi davanti a un migliaio di ascoltatori.
Ripercorsi i momenti salienti dell’esistenza e mi accorsi in effetti di essere stata una donna esigente e fino a quel momento e non sembrava una cosa così terribile. L’ho fatto con metodo e con sincerità, senza cattiveria. Rivendicando con orgoglio il diritto di scegliere. E quando il confidente di turno mi diceva, “Vabbè ma se non ti fa proprio schifo, perché non gli dai una possibilità?“, rispondevo con dolcezza, “È complicato“.
Complicare tutto, complicare bene (part 2)
E lo è. Facciamo chiarezza ancora una volta (chi ha Venere in Vergine lo dice sempre): sì, siamo esigenti, vogliamo comprendere l’incomprensibile, vogliamo semplificare e schematizzare, ma sappiamo anche in amore questo non è possibile. Anzi, è deleterio. Infatti quando ci innamoriamo ci trasformiamo. Via le incertezze, via i dubbi! La vita la prendiamo per quella che è, come una magmatica energia sorprendente. Abbiamo occhi sognanti e pelli luminose. Cantiamo senza motivo, una misteriosa speranza ci sostiene ad ogni ora del giorno.
E diventiamo dispensatori e dispensatrici di dolcezza. Diamo tutto ciò che possediamo perché se abbiamo solo il sospetto che l’oggetto del nostro amore è la persona della vita, la nostra vita diventa improvvisamente un regalo.
E allora giù a rompere gli argini! Si molla tutto, si manda a donne di facili costumi la ragione per un sorriso di sfuggita, per una mano sfiorata.
Ti ritrovi a prendere un treno di notte solo per portare i cornetti freschi al tuo ragazzo che vive a 400 km di distanza, arrivi persino a cucinare il suo piatto preferito completamente nuda per fargli una sorpresa (Vergine, beccati questo!)
A quel punto, solo a quel punto, quando pensi di aver vinto per distacco il premio Nobel per l’erotismo e hai relegato Venere in Vergine nello scantinato, arriva il patatrac. Succede quello che a volte succede: una storia finisce. E ti senti uno schifo. Come se all’improvviso quella forza misteriosa che ti aveva trasformata si fosse esaurita di botto e tu cadessi giù, in una spirale senza fondo.
Eri riuscita a trovare qualcuno con dei poteri misteriosi che ti avevano stravolta, ti avevano fatto mollare ogni pauroso pregiudizio e adesso quella persona se n’è andata o semplicemente insieme non funzionavate.
E ora?
Che fare, tornare a essere i razionali di prima o lasciare che quel sentimento così bello e inatteso continui ad attraversarti la pelle?
Non ti mentirò: si prova a tornare i razionali di prima, con tanto di analisi disperata e puntigliosa della storia:
- Sono stata troppo presente
- Sono stata poco presente
- Era tutto nella mia testa
- No, era tutto nella sua testa
- Ho sbagliato a rispondergli male quel giorno
- Ho sbagliato a non rispondergli male subito
- Avrei dovuto capire che non era l’uomo per me
- Era l’uomo per me, ma non l’ho capito
Solo che alla fine non ci riusciamo più a essere come prima. L’amore ha portato via le certezze vecchie e un po’ astratte e ce ne ha regalate di nuove.
La bella notizia quindi è che anche noi con Venere in Vergine non siamo destinati a ripetere per forza lo stesso schema, lo sentiremo eccome il momento giusto per sparigliare le carte.
Serve solo la persona giusta che non è il frutto di precisi calcoli matematici, né un biglietto vincente della lotteria. È solo la persona giusta o che può diventare quella giusta. Mia cara astrologa, essere esigenti almeno un po’ servirà, dia retta a me.
Se vuoi qualcosa in più sui sentimenti, leggi il post 24 piccoli punti sull’amore.
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