Francesca Turco non è solo una delle più brave giornaliste sportive italiane. È stata anche la mia mentore, quella che mi ha insegnato a raccontare il calcio nella maniera giusta, partendo cioè dalle notizie vere e verificate, senza mai dimenticare le emozioni. L’ho sempre considerata un modello e oggi, a pochi giorni dall’inizio degli Europei, ho voluto invitarla a Dueminutiescendo per parlare di pallone e non solo. Perché a dispetto dei luoghi comuni più beceri, il calcio è roba da donne. Anzi, è roba di tutti quelli che lo amano. E ne sanno parlare.
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Francesca Turco, il calcio? Una passione senza fine
La sua carriera di giornalista è nata per caso, partecipando a un corso. Poi, una serie di fortunate coincidenze hanno portato Francesca Turco a lavorare in TV e finalmente in radio, conducendo per tantissimi anni una trasmissione molto seguita nella Capitale, Diario di bordo campo. Neanche a dirlo, l’ascoltavo tutte le sere sognando un giorno di poter essere al suo fianco. Ma è stato difficile entrare in un mondo tradizionalmente maschile?
«Certe cose oggi fanno sorridere. Quando ho iniziato a fare questo lavoro eravamo in tre a fare questo lavoro e in due a seguire il campo, io e Giorgia Ferrajolo. Più che pregiudizi c’era un po’ di snobismo da parte dei giornalisti della carta stampata verso una giornalista radiofonica. Ma ho sempre e solo trovato grande collaborazione e disponibilità a darmi una mano» mi ha raccontato Francesca.
E ora, la prossima avventura si chiama Back to the Football, il calcio che resiste, un canale Facebook e Twitch che aggregherà format sulle principali squadre italiane.
«Il calcio è una cosa talmente bella, al netto delle storture, che se non ci fosse una passione pura e irrazionale avremmo mollato. Stiamo resistendo a tutto perché a noi piace l’essenza del calcio che è proprio quella che si è persa» ha concluso Francesca Turco.
Ascolta l’intervista completa con Francesca Turco
Dueminutiescendo
Hai presente quando ti citofona qualcuno, dici “Due minuti e scendo!” e poi i minuti diventano sempre 485?
Mi sono chiesta cosa succeda in questa specie di comfort zone continuamente disattesa.
Io non sono una ritardataria, anzi, ma sono una pensatrice e credimi, ci sono delle volte in cui comincio a perdermi nelle mie riflessioni. Quindi a volte è capitato di dover andare ad un appuntamento e di fare tremila cose prima di uscire dalla porta.
Questi due minuti, che poi due minuti non sono, diventano il tempo di un racconto o di un’intervista sul mondo femminile (e non solo).
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