Ciao, sono una donna e come saprai le donne non possono giocare al calcio, studiano materie da femmine (materie che hanno a che fare con l’accoglienza) e per trovarne una competente su un determinato argomento ci si mette un sacco di tempo. Sì lo so, sembra assurdo. Mettendo da parte l’ironia un filino passivo-aggressiva va detto che sono tempi di melma.
C’è poco da fare, l’atmosfera è questa oggi. E noi donne siamo lungi dall’essere compatte davanti a simili aggressioni. Siamo talmente tanto abituate a lottare per ogni cosa, intrise di spirito guerriero, che ci sentiamo indistruttibili e inattaccabili. Invece certi colpi bassi sono bassi e andrebbero rispediti al mittente.
Non me la sento di criticare coloro che rifiutano di essere trattate da panda in estinzione, lo capisco il loro punto. Le quota rose sono antidemocratiche, la competenza prima di tutto e via di seguito. Ma forse è il caso di rivedere l’intera questione nel profondo. Perché tra un uomo competente e una donna competente si tende a preferire il primo. Per pigrizia, perché si è sempre fatto così, perché sennò chissà che succede.
Foto di Markus Winkler on Unsplash
Donna, si fa tutto per te?
Farò una disamina ampia ma parto dal caso Aurora Leone, l’attrice dei The Jackal convocata per la partita del cuore della nazionale cantanti a cui di fatto è stato impedito di giocare perché è una donna.
Se ti dicessi che ho sempre amato il calcio ti mentirei.
Da bambina odiavo il calcio. Soprattutto odiavo il fatto che la domenica pomeriggio fosse consacrata ad un rito che mi privava dei cartoni animati. Poi, a un certo punto, tutto è cambiato.
Mio padre mi portò allo stadio e qualcosa scattò. Iniziai a seguire le partite, a perdermi dietro quella joie de vivre momentanea che ti dà il gol della tua squadra e pian piano cominciai ad appassionarmi sul serio.
La domenica non era più il giorno delle privazioni ma quello di festa. Leggevo sistematicamente i quotidiani sportivi, ascoltavo ogni trasmissione radiofonica sulla faccia della terra e naturalmente i programmi calcistici in TV.
Intorno ai 18 anni una strana idea mi pervase: e se fossi diventata una giornalista sportiva? Una cronista d’assalto, di quelle brave, preparate, con la domanda sempre pronta. Be’, avrei potuto farlo senza meno. Così studiai. Tutto.
Imparai a trovare le notizie.
Un giorno scoprii con giorni di anticipo la trattativa tra la mia squadra e un noto attaccante francese perché in un trafiletto mi accorsi che il suo sponsor tecnico fosse lo stesso del mio team. Chiamai in una radio e spiegai le mie teorie. Erano tutte vere.
Poi la storia la conosci.
Feci un colloquio in una radio, non mi scelsero, mi riproposi tempo dopo e la sfangai. Per anni il calcio è stata la mia professione.
Insomma, questo per dirti che una donna di calcio parla eccome e ci gioca pure. Ho avuto modelli brillanti di giornaliste sportive che ancora oggi venero, ho avuto colleghe mediocri, come colleghi mediocri.
Materie da donna
E arriviamo all’ultima polemica in ordine di tempo legata alle dichiarazioni di un politico strutturalmente e con gusto divisivo che nelle ultime ore ha sostenuto l’idea che esistano materie da donna e materie da maschi e che questo non dovrebbe assolutamente scandalizzarci.
Carissimo, una donna parla di quello che le pare, che ama e di cui è competente o anche di cui non è competente ma che le piace. E fa e studia quello che le pare, quello che sogna, che è affine al suo animo, quello per cui è portata. Dall’insegnamento all’ingegneria aereospaziale (ricordi la storia di Michela che sogna la NASA?).
Non esistono materie da donne e materie da uomini. Esistono Marie Curie, Lise Meitner, Hedy Lamarr e Rosalind Franklin.
Se mi dici che certe cose non le posso fare, io reagisco alzando la voce. Sempre. È più forte di me. La guerra dei sessi non mi ha mai interessata. Donne e uomini sono uguali e diversi e sono interi. Non si completano a vicenda. Qui si parla di intelligenza e di come società e cultura abbiano da sempre considerato le donne: esseri subalterni e fragili, grossi contenitori di figli, un po’ pazzerelle e con la tendenza al dramma.
Ripeti con me: NO.
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