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Halston, lo stilista dello Studio 54 raccontato da Netflix

Se non avete mai sentito parlare di Halston fino a questo momento non sentitevi in difficoltà. Vi trovate nella stessa condizione vissuta da Ewan McGregor, nel momento in cui ha accettato di interpretarlo nella miniserie omonima prodotta da Netflix (online dal 14 maggio).  Così, leggendo la sceneggiatura, che porta la firma anche di Ryan Murphy, McGregor ha scoperto la personalità complessa ed eccessiva di un uomo che, tra gli anni Sessanta e Ottanta, ha contribuito a creare la moda americana. 

Uno stilista, dunque, divorato dalla fantasia e dalla necessità di seguire la propria visione di donna. A rendere il percorso professionale di Halston ancora più eccezionale, però, ha contribuito anche la consapevolezza di essere benedetto da una genialità fuori dal comune.

Ma non sempre i doni naturali hanno risvolti completamente positivi. Una personalità complessa come quella di Halston vive anche di forti eccessi che contribuiscono a creare il personaggio ma che, nel corso degli anni, gli impongono una sorta di maschera fissa fatta di luoghi comuni. 

Leggi anche: Quella volta che incontrai Ewan McGregor
Halston: la nuova serie Netflix

Ewan McGregor è Halston

Halston, genio e sregolatezza

Da qui nascono i racconti sul suo spiccato egocentrismo, sulle dispendiose orchidee di cui si circonda per poter creare e, sull’uso, smodato di cocaina. Non si tratta certo di menzogne ma di elementi che, forse, hanno definito troppo facilmente il mito di uno dei più geniali e smodati protagonisti dello Studio 54.

Tematiche, queste, che hanno caratterizzato anche la miniserie di cinque puntate prodotta da Netflix. In questo caso però, Ryan Murphy e la sua squadra produttiva sembrano aver perso l’occasione di creare un ritratto umano più approfondito, andando ad indagare con maggior coraggio nelle mancanze e nelle oscurità di un uomo che, pur di non guardare troppo in sé stesso, ha deciso di esistere principalmente come immagine pubblica.

Dunque, al di là delle scatenate notti newyorkesi, dei fiumi di alcol, delle sfilate e delle sue muse ispiratrici, chi è Halston?  Possiamo già preannunciare che la risposta è tutt’altro che semplice.

Halston, il cappellaio matto di Jackie Kennedy

Nonostante sia diventato uno dei volti più rappresentavi di New York tra gli anni settanta e ottanta, Halston non è un figlio naturale della Grande Mela. Le sue origini provengono da quella provincia americana caratterizzata spesso da una working class poco illuminata e spesso dedita alla violenza casalinga.

Inutile dire che non si tratta certo dell’ambiente ideale per un ragazzino fantasioso, appassionato di moda e ideatore di estrosi cappellini. Per Halston, dunque, il passo più naturale è dirigersi verso un ambiente diverso dove mettere alla prova la creatività e vivere, più o meno liberamente, la propria sessualità. 

Jackie O’

La ribalta e la prima scintilla di fama, però, gli viene regalata da uno degli eventi più importanti nell’America dei primi anni sessanta. Siamo nel 1961, Halston produce dei cappelli per un grande magazzino newyorkese ma la fortuna sta per girare. Ad accorgersi di lui, infatti, è niente la giovane e neo First Lady Jackie Kennedy.

Sarà proprio lei, infatti, ad indossare quello che sarebbe diventato il famoso pillbox durante la cerimonia di insediamento. Stiamo parlando di quel cappello definito anche a tamburello che, in un lampo, è riuscito a conquistare le teste delle signore più alla moda ma che, altrettanto velocemente, ha smesso di diventare un must. 

Halston: una scena della miniserie

La battaglia di Versailles

New York

I gusti e le mode, infatti, cambiano con un battere di ciglio. Così, già nella metà degli anni Sessanta il cappello smette di essere un accessorio importante per le lady di tutto il mondo. A quel punto ad Halston non rimane che fare il salto di qualità e trasformarsi da cappellaio in stilista capace di creare il primo brand di lusso della moda americana.

Il suo palcoscenico ideale sono gli anni Settanta e il luogo di ispirazione le strade di New York, popolate da donne profondamente diverse. Per tutte loro crea i caftani sfumati in tie-dye, gli abiti drappeggiati e i mini dress indossati da Liza Minnelli. Il grande passo verso la notorietà, però, passa per uno chemisier in simil camoscio  distribuito nei grandi magazzini e messo a disposizione di ogni singola donna. 

Halston e la sua musa Liza

Probabilmente, se c’è una donna in grado di svelare i misteri e i dolori che hanno caratterizzato l’animo di Halston per gran parte della sua vita, quella è Liza Minnelli. Il rapporto tra i due è stato sempre caratterizzato da affetto e, soprattutto, da una sorta di riconoscibilità dei tormenti che caratterizzano entrambi.

Un legame, il loro, che rappresenta anche i momenti migliori e, forse, più autentici, messi in scena dalla serie di Netflix. Ma come e quando si sono conosciuti queste due creature misteriose e complesse? 

Il mito vuole che il primo incontro sia avvenuto in un locale di New York. Lì, una giovane Liza si esibiva cercando di affrancarsi dal nome Minnelli e da una madre ingombrante come Judy Garland. A colpire Halston è il look particolare dell’attrice, che la fa somigliare più ad una bambina che ad una donna.

Da quel momento il legame si fa sempre più stretto.  E in una girandola di favori (Halston aiuta Liza a rendere più confortevoli i consumi di Cabaret e lei si esibisce nella sua sfilata a Versailles) grazie ai quali le loro vite si uniscono sempre di più.

Halston: Liza Minnelli

Krysta Rodriguez è Liza Minnelli

L’universo Halston

Certo, nel corso del tempo, molti nomi danzano accanto a quello di Halston. Parliamo della designer italiana di gioielli Elsa Peretti, di Andy Warhol, della modella Pat Cleveland e Bianca Jagger, protagonista di una mitologica entrata nello Studio 54 a dorso di un cavallo, indossando un Halston. 

Tutti loro popolano le notti folli dello stilista. Sono testimoni e compagni di eccessi. Contribuiscono a creare il suo racconto pubblico. Nessuno, tranne Liza e qualche suo collaboratore più stretto, comprende quando le ombre stanno prendendo il sopravvento. Solo la Minnelli, consapevole compagna di fragilità, potrebbe effettivamente svelarci chi sia Halston lontano dai riflessi stroboscopici della sua vita in stile disco.

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Tiziana Morganti
Tiziana Morganti
Sono Tiziana Morganti, giornalista e ufficio stampa. Per Smack mi occupo di cinema, cultura società e dei contenuti per la pagina Facebook. Amo la moda e lo stile. Sono cultrice dei Kennedy e di storia americana. Se Alberto Angela mi chiedesse di sposarmi non direi no.


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