Ho conosciuto Nosotras e Isabella Mancini che di questa onlus è presidente in occasione del bel progetto di Chiara Brilli, Donne capovolte. Ricordi? Un libro di racconti e di storie di rinascita i cui proventi delle vendite sono stati destinati proprio a Nosotras. Ho deciso allora di riprendere questo filo e di parlare un po’ più nel dettaglio dell’associazione fiorentina che dal 1998 si attiva per realizzare un’idea di mondo in cui le donne siano davvero protagoniste.
Nosotras accoglie e protegge, lotta, lavora per contribuire all’empowerment, contrastare la violenza di genere, promuovere la salute materno infantile e formare.
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Isabella Mancini: Nosotras? Uno spazio di resistenza
Perché abbiamo bisogno, oggi, di un luogo come Nosotras?
«Perché abbiamo bisogno di uno spazio che non sia solo individuale, ma comunitario. Solo così si può resistere alle prove che ci vengono offerte da un mondo sempre più complesso» mi ha raccontato Isabella Mancini.
La missione dunque è quella di sostenere ogni donna a realizzare il suo sogno: che sia quello di separarsi da una relazione violenta o formarsi per imparare un nuovo lavoro. Ogni passo individuale può diventare un grande movimento collettivo.
E a proposito di empowerment e di consapevolezza di sé, la questione femminile passa anche attraverso un modo diverso di raccontare le donne. E di rappresentarle. Sulla polemica tra Rula Jebreal e lo staff di Propaganda live riguardante la mancata presenza di donne in trasmissione il punto di vista di Isabella Mancini è chiaro.
«Meno male che se ne parla, è fondamentale. È importantissimo che le donne siano solidali tra di loro nel portare avanti questa contestazione. Ci sono donne che hanno competenze e conoscenze ma non fanno parte dei panel di discussione solo perché i circuiti si autoalimentano. Questa catena va spezzata. Se ne può parlare perché ci sono donne che hanno tirato fuori questo argomento. Non certo uomini».
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Dueminutiescendo
Hai presente quando ti citofona qualcuno, dici “Due minuti e scendo!” e poi i minuti diventano sempre 485?
Mi sono chiesta cosa succeda in questa specie di comfort zone continuamente disattesa.
Io non sono una ritardataria, anzi, ma sono una pensatrice e credimi, ci sono delle volte in cui comincio a perdermi nelle mie riflessioni. Quindi a volte è capitato di dover andare ad un appuntamento e di fare tremila cose prima di uscire dalla porta.
Questi due minuti, che poi due minuti non sono, diventano il tempo di un racconto o di un’intervista sul mondo femminile (e non solo).
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