Donne e serie TV. Uso questa chiave di lettura per parlare dell’8 marzo. Arrivato puntuale e ineluttabile come una visita dal dentista, un esame universitario tanto temuto o un colloquio di lavoro per cui ci si sentiamo impreparate. Dal tono di queste prime righe avrete capito che non sono propriamente una fan della giornata in questione. O meglio, provo un rispetto smisurato per l’evento storico, che si dovrebbe ricordare, pari solo all’incomprensione sviluppata nei confronti delle consuetudini “celebrative” adottate in questi decenni da signore più o meno esuberanti. Detto ciò, come festeggiare l’8 marzo ed un universo cui appartengo per cui mi aspetto riconoscibilità e rispetto ogni singolo giorno della mia vita?
Nulla di più efficace che affidarsi ad una materia e ad un linguaggio che padroneggio ormai da molti anni come le arti visive. In questo caso, però, il mio pensiero è affidato non al grande schermo ma al piccolo grazie ad una top ten, del tutto personale, delle donne seriali, ossia delle protagoniste delle serie tv che ho amato e che, in qualche modo, hanno scandito anche l’evoluzione del femminile.
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Peggy Olson di Mad Men
Donne e serie TV, un viaggio verso l’indipendenza
Voglio iniziare questo viaggio tra le mie donne seriali dalla fine. O meglio, dall’ultimo personaggio di una serie TV che mi ha rubato letteralmente il cuore per la sua complessità e per lo spirito indomito che la muove. Sto parlando de La regina degli scacchi, prodotta da Netflix ed interpretata da Anya Taylor Joy. Sul look che contraddistingue il personaggio di Beth Harmon mi sono già ampiamente espressa.
In questo caso, invece, vorrei soffermarmi sul carattere che contraddistingue la rossa dominatrice della scacchiera e sul modello di donna proposto, sintesi di stile e intelligenza. Beth, infatti riesce a emergere in un mondo declinato esclusivamente al maschile e in un’epoca in cui il modello femminile è quello dell’angelo del focolare, silenziosa e sottomessa. La Harmon, invece, sfida gli uomini al loro stesso gioco e non lo fa per spirito rivoluzionario.
A muoverla è la sua indole indipendente e un naturale desiderio di riscatto personale che si concretizza in una sfida diretta con i mostri sacri degli scacchi. Beth, dunque, osa e vince facendo leva sulla sua intelligenza senza perdere di vista la propria femminilità. Perché per giocare alla pari non è necessario mascolinizzarsi ma è possibile conquistare la propria indipendenza anche con un eye-liner perfetto ed un abito alla moda.
Poliziotte, cardiologhe, guerriere e ammazzavampiri
Forse non abbiamo mai notato che il racconto dell’evoluzione femminile è stata ampiamente raccontata e registrata dal piccolo schermo. Questo vuol dire che, nel corso dei decenni, le mie donne seriali hanno vestito molte e diverse professioni che, solitamente, erano territorio esclusivo degli uomini. Per comprendere questo percorso evolutivo inizierei da una serie di cui, negli anni ottanta, non perdevo nemmeno una replica. Si tratta di New York New York (Cagney & Lacey), il primo poliziesco tutto al femminile.
Protagoniste indiscusse della serie prodotta dalla CBS erano Christine Cagney e Mary Beth Lacey. Amiche e colleghe, le due affrontavano il crimine che popolava le strade non certo rassicurante di una New York molto diversa da quella proposta in Sex and The City. Io ero poco più di una ragazzina e, ancora poco atta a dividere reale dal fantastico, guardavo a questi due personaggi con ammirazione ma senza sorpresa. Ed è grazie a loro che ho registrato una prima importante lezione; una donna può reclamare il diritto di essere tutto ciò che desidera. Sempre.
Grey’s Anatomy
Dal poliziesco facciamo un salto e possiamo al medical drama, un altro stile narrativo in cui le protagoniste femminili del passato hanno potuto, al massimo, vestire il camice dell’infermiera. A cambiare decisamente il mood e a far cadere le barriere è Grey’s Anatomy. Andata in onda per la prima volta il 27 marzo 2005, è diventata presto una delle serie di punta della ABC e mio personale tormentone. La serie pullula di personaggi femminili letteralmente lanciate nella realizzazione del proprio futuro.
Pur avendo una predilezione per Meredith Grey, devo ammettere che il personaggio in grado di rappresentare meglio l’evoluzione femminile è quello di Cristina Yang. Intelligente e talentuosa, spesso cinica e sempre pragmatica, Cristina potrebbe sembrare fin troppo eccessiva e rigida ma è lei a dover affrontare la scelta che spesso si pone di fronte a molte donne: madre o professionista? La scelta della Yang è netta e discutibile, come gran parte dei suoi eccessi caratteriali. Ma è comunque quella che meglio la rappresenta e che più rispetta la sua natura. Perché ciò che trasmette il personaggio della Yang è il diritto e il dovere di non tradire mai noi stesse.
Xena e Buffy
Dalle guerriere che si confrontano con la quotidianità, passiamo ora alle vere e proprie eroine dal sapore epico. In questo caso, nella mia top ten di donne seriali entrano a pieno diritto Xena: Principessa Guerriera e Buffy: l’ammazzavampiri. Entrambe hanno segnato l’evoluzione narrativa della donna tra la metà degli anni novanta e l’inizio del duemila, sdoganando l’immagine di un femminile che può e deve combattere le proprie battaglie senza ricorrere necessariamente alla protezione muscolare di un principe azzurro, rivisitato e corretto. E non è poco.
Donne e serie TV, quando il femminile conquista le stanze del potere
Devo essere onesta, due serie TV, negli ultimi anni, hanno conquistato il mio cuore come poche. Si tratta di Mad Men e House of Cards. Sulla carta ci troviamo di fronte a prodotti dall’anima profondamente diversa ma, guardando con attenzione possono essere rintracciati dei parallelismi. Da un parte abbiamo il piccolo universo di un’agenzia pubblicitaria degli anni sessanta, dominata dal testosterone e dal preconcetto sessista.
Dall’altro, invece, la panoramica si allarga e ci porta a Washington, nelle stanze del potere alla Casa Bianca, nelle quali alle donne sembra essere riservata un’entrata secondaria. In entrambi i casi abbiamo due personaggi maschili quasi fagocitanti, Don Draper da una parte, Frank Underwood dall’altra, che, un po’, alla volta, si trovano a dover cedere il passo a due forti personalità femminili.
Mi riferisco al personaggio di Peggy Olson e a quello di Claire Underwood. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad una giovane ragazza che lentamente prende coscienza del proprio talento, ingaggiando una battaglia con le consuetudini sociali dell’epoca, arrivando a ricoprire il ruolo della prima donna pubblicitaria e ingaggiando un contraddittorio costante con i propri colleghi. La seconda, invece, si trova già un passo avanti.
La bionda ed algida Claire, infatti, è ben consapevole del valore e dell’intelligenza che l contraddistingue. La consuetudine politica, però, le impone di essere ancora messa in ombra dal tracotante marito. Non si tratta di tempo perso, pero. Claire aspetta il momento giusto e, nel frattempo, apprende la sofisticata arte della mistificazione e del tradimento. Alla fine riesce a compiere la più terribile delle vendette; scippare la presidenza degli Stati Uniti all’ambizioso consorte.
Donne e serie TV, principesse fantasy e mamme per amiche
Quando si pronuncia la parola fantasy in relazione ad una serie tv non può che essere citato un solo titolo: Il trono di spade. Il progetto, nato dall’infinita saga scritta da George R.R. Martin, ha tenuto incollati al piccolo schermo per molte stagioni. Tanta fedeltà è stata ispirata anche da due figure femminili che rappresentano una vera evoluzione del ruolo della donna in questo tipo di narrazione.
In particolare mi riferisco a Daenerys, anche conosciuta come la Madre dei Draghi, e a Arya Stark. In entrambi i casi la trasformazione di queste due donne è evidente. Tutte e e due, infatti, abbandonano la fragilità associata al gentil sesso per abbracciare la consapevolezza di dover lottare per loro stesse. Il risultato è evidente, visto che la prima riesce a comandare un esercito che la venera e la seconda diventa una guerriera pronta a tutto pur di difendere il proprio diritto a vivere.
Per chiudere questa mia carrellata sulle donne seriali, ossia le protagoniste indiscusse delle serie tv, non posso dimenticare un personaggio che ha conquistato il mio affetto più sincero. Sto parlando di Lorelai Gilmore, al secolo Lauren Graham e protagonista di Una mamma per amica.
Del personaggio di Lorelai ho sempre amato la vivacità, l’indipendenza e l’irriverente senso dell’ironia con cui tratteggia il suo mondo. Ragazza madre di una figlia a volte fastidiosamente prodigio, la sua imperfezione non fa altro che renderla ancora più simpatica perché ci somiglia in modo impressionante. Infondo tutte noi siamo Lorelai mentre cerchiamo di studiare, lavorare, realizzare ambizioni e, nello stesso tempo, riuscire ad abbinare un vestito con le scarpe giuste. Il tutto, probabilmente, grazie ad una notevole quantità di caffeina.
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Ciao! Aggiungo altre due serie con delle protagoniste femminili di tutto rispetto.
Una è banalmente “Charlie’s angels” che mi è capitato di rivedere recentemente: la serie non è invecchiata benissimo, gli anni li sente tutti, ogni episodio è autoconcludente sempre con le stesse dinamiche, ma loro tre, indipendentemente dalle stagioni (le attrici cambiano), sono pazzesche in quanto a bellezza ed eleganza.
L’altra serie tv invece è “Better call Saul” in cui ho adorato il personaggio di Kim per la lucidità, la fermezza, il piglio e al tempo stesso la fragilità. È una donna forte e concreta, ma non algida. Se non hai visto la serie te la consiglio, è uno spin-off di Breaking Bad.
Ciao!!
Grazie per le due segnalazioni!