Arriva oggi su Prime Video la serie ispirata all’omonimo film di Paolo Genovese, Tutta colpa di Freud. Sottotitolo: drammi e paure di uno psicanalista padre di tre figlie “complicate”. Svolgimento: in una Milano splendente Francesco (Claudio Bisio) deve fare i conti con la sindrome del nido vuoto. Le sue dolci ragazze, Sara, Marta ed Emma decidono (più o meno) di spiccare il volo. Il punto è che nessuna delle tre ha ben chiaro il senso della sua vita.
Sara, ad un passo dal matrimonio si innamora di un’altra donna. Marta viene mollata dal suo amante, preside della facoltà in cui insegna e Emma, la più giovane del trio, vorrebbe diventare influencer ma fa solo dei grandi pasticci. Insomma, tutti hanno nodi da sciogliere. E Francesco? Francesco soffre e anche tanto. Perché ha dovuto crescere le figlie da solo, per un senso di inadeguatezza latente. E naturalmente per vagonate di ansia.
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Tutta colpa di Freud, la crisi dell’analista
Resto sempre affascinata dalle figure di psicanalisti raccontati da film e serie televisive. Hanno tutti un tratto in comune: a loro interessa poco o niente dei pazienti che dovrebbero curare. Chi si rivolge a loro spera di stare meglio, ma si rende conto in poco tempo che quella non è cura ma una specie di simpatica assistenza. O di addestramento (fai questo, non fare quello). Il risultato è spesso esilarante e a volte un tantino frustrante.
L’idea di fondo è andare dall’analista per sfogarsi. Pagare qualcuno che ascolti dubbi e angosce. Dipendere pian piano da questa figura ieratica e un po’ genitoriale («Ho visto che non rispondeva e ho annusato per capire se era morto. Recuperiamo la seduta?» dice una paziente a Francesco nel primo episodio).
Ma è davvero così?
No. Per molti anni sono stata in cura da una psicoterapeuta meravigliosa e non ricordo nulla del genere. Non mi sono mai sentita abbandonata, non ho mai ricevuto pacche sulla spalla (solo un abbraccio, in un momento per me davvero tragico). E non ho mai pensato alla mia terapia come ad una passeggiata di salute.
E ora lo riscrivo in positivo
La mia terapeuta mi ha sempre spronata a realizzare la mia identità di donna, ha smontato pezzo dopo pezzo la corazza che mi ero costruita in anni di duro lavoro. E mi ha sanamente randellata quando facevo qualcosa di brutto. Non verso la società o la morale comune, ma contro me stessa.
Resto sempre dubbiosa quando vedo gli psicanalisti in crisi, come il Francesco della serie Tutta colpa di Freud o di Confusi e felici (curiosamente entrambi interpretati da Bisio). Non perché non possano avere crisi. Santo cielo sono esseri umani. Quanto per il fatto che certe crisi li rendano un po’ refrattari alle esigenze dei loro pazienti.
Da Allen in poi
Grillo parlante che predica bene e razzola male e geometra dei sentimenti, lo psicanalista nei film analizza rimozioni forzate e scoperchia pentole in ebollizione, senza mai dare risposte o soluzioni.
Ricordi il dottor Altieri di Maledetto il giorno che t’ho incontrato di Carlo Verdone? Così distante e freddo nonostante il furore di Bernardo e Camilla (oltretutto innamorata di lui). Verdone è tornato poi sul tema in Ma che colpa abbiamo noi, mettendo in scena addirittura la morte della psicanalista e proponendo un’autogestione ai suoi compagni di sedute.
E ti aggiungo anche il Caruso Pascoski di Francesco Nuti e gli analisti interpretati da Nanni Moretti in La stanza del figlio e Habemus Papam. E ovviamente uno dei grandi teorici dell’uso smodato di psicanalisi, Woody Allen.
Insomma, cosa c’è di divertente nella crisi dell’analista?
C’è di sicuro la gioia di poter dire che siamo tutti nella stessa barca. Ma forse dal professionista che si occupa della mia salute psichica uno sforzo in più lo si dovrebbe pretendere. Quindi se la crisi diventa un modo per non avere rapporto coi pazienti, forse il problema dell’analista è grave.
Tutta colpa di Freud è una serie divertente e ben fatta. Rolando Ravello si conferma regista di grande valore e gli attori sono tutti in grande forma. Ti basta sapere questo per godere di uno spettacolo di qualità. Poi però fermati a riflettere sulla domanda che ho fatto.
Guarda il trailer di Tutta colpa di Freud – La serie
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