Alla fine siamo giunti all’ora X. Nonostante tutti i discutibili avvenimenti delle ultime settimane che hanno visto un gravissimo attacco al Congresso, una campagna presidenziale condotta a colpi d’insulti e un ottuso rifiuto di ammettere la sconfitta, Trump abbandona la Casa Bianca. Il suo posto è preso da Joe Biden che, anche se non può essere definito come il nuovo che avanza, dalla sua parte ha esperienza, una visione più consapevole del mondo e, soprattutto, l’energia di un Vice Presidente, destinato a fare la Storia. Ovviamente il riferimento è tutto per Kamala Harris, prima donna a rivestire la seconda carica politica del paese e all’utilizzo della definizione second gentleman per il marito Douglas Emhoff.
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Foto di Gage Skidmore from Peoria, AZ, United States of America, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Kamala Harris fa la Storia
Dal giorno dell’elezione, su di lei si sono accesi un numero infinito di riflettori che hanno dato vita ad una nuova mitologia del potere femminile. Ovviamente sappiamo tutti dell’impegno che Hillary Clinton ha speso negli ultimi anni per diventare comandante in capo di una nazione e nessuno cerca di sminuirlo.
Detto questo, però, cosa rende il successo di Kamala Harris cosi eccezionale? Prima di tutto proprio un piccolo ed essenziale particolare: aver ottenuto una nomina. A questo, poi, si aggiunge una biografia ed un impegno costante che sembra destinato a nutrire e rendere ancora più eccezionale il suo giovane mito. Il vero passo avanti, in questo momento, però, non è rappresentato tanto dalla presenza femminile in un ruolo di cosi grande importanza, quanto dalla scelta di un certo tipo di donna.
Kamala Harris, infatti, rappresenta una visione ben precisa basata essenzialmente sulla possibilità di realizzare sé stesse, pagando un prezzo importante fatto di impegno, talento e dedizione. Per non parlare, poi, della consapevolezza dell’insuccesso o della sconfitta che non deve impaurire né bloccare le aspettative per il futuro. Una lezione, questa, che Kamala ha dimostrato di conoscere alla perfezione visto lo stile diretto, asciutto e senza drammi con cui ha abbandonato la corsa per le primarie dei democratici causa assenza di fondi.
Kamala Harris: il fiore di loto della politica americana
Da diversi mesi, dunque, il suo nome rimbalza costantemente sui giornali. Alcuni magazine le hanno dedicato copertine, felici di avere un protagonista della politica in grado di creare un connubio armonioso tra avvenenza e carattere. Eppure, prima di queste elezioni il mondo non conosceva certo il nome di Kamala Harris e, ancora oggi, sa ben poco dei motivi e dei meriti che l’hanno portata alla Casa Bianca. Proviamo, dunque, a scoprire insieme gli aspetti che le hanno fatto guadagnare il titolo di The hottest, tanto per citare Barack Obama, allora ancora Presidente in carica e affascinato dalla sua personalità.
La giovane Kamala
Lei si definisce molto semplicemente americana, eppure nell’infanzia e nell’adolescenza non le sono stati risparmiati atteggiamenti razzisti e segregazionisti. Nonostante questo, però, la sua mamma indiana alla nascita le ha regalato un nome, anzi due, che evocano grazia ed una sorta di potenza divina. Kamala, infatti, in sanscrito vuol dire loto, mentre il secondo nome, Devi, omaggia una divinità femminile.
Preparazione
Per la giovane Kamala i concetti di cultura e preparazione non hanno mai rappresentato elementi astratti. Figlia di una ricercatrice oncologica e di un professore di economia a Berkley, cresce con la consapevolezza che il “sapere” può fare la differenza. Magari non aiuterà gli altri a cambiare opinione su di lei, ma può sicuramente renderla più consapevole di sé e del proprio potenziale. Non stupisce, dunque, che la Harris utilizzi l’istruzione come un’arma potente per poter contribuire a tratteggiare il mondo che desidera.
E impegno
Alla Howard University di Washington ottiene due specializzazioni, in economia e scienze politiche, mentre all’università di Los Angeles si laurea in legge. Un titolo, questo, che le permette di far sentire la sua voce sempre più forte a sostegno dei principi per lei fondamentali. Cosi, come procuratore distrettuale di San Francisco prima e, poi, come procuratore generale della California, i suoi sforzi sono convogliati tutti verso la lotta allo spaccio, il sostegno sanitario elargito a tutti ed il diritto allo studio aperto alle diverse classi economiche.
Una lotta elegante
Le battaglie, però, che hanno definito maggiormente la sua carriera sono quelle rivolte all’inasprimento delle pene per detenzione di armi e per le violenze contro bambini e adolescenti LGBT. In entrambi i casi non le sono state risparmiate critiche e attacchi. Anche in questo caso, però, Kamala non si è lasciata scalfire. Il suo scopo, infatti, non è mai stato quello di vincere la fascia di Miss Popolarità, ma di fare un lavoro etico ed equo. Questo potrebbe dirci molto sul modo in cui opererà come Vice Presidente. Da parte nostra non rimane che stare a guardare e augurare: «Buon lavoro Kamala!»
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