Devo essere onesta, gli scacchi per me sono un mistero complesso dell’universo. Affascinante, ma pur sempre complesso. Pedoni, regine, re e cavalli al massimo possono far parte di un mondo letterario dal sapore medievale. Posizionati su di una scacchiera si trasformano invece in un teorema impossibile da dimostrare. Per non parlare di movimenti in diagonale e del presunto svantaggio di iniziare con i neri. Bene, detto questo, è comprensibile la mia sorpresa di fronte all’insano entusiasmo provato per la serie La regina degli scacchi.
Mai, in tutta la mia vita, avrei immaginato di trovare un racconto costruito intorno ad una scacchiera entusiasmante. E di trattenere il respiro arrivati alle scontro finale con il terribile campione russo. Insomma, in poche ore ho divorato le sette puntate. Finendo con il fare un tifo sfegatato per il personaggio di Beth Harmon, nemmeno fosse un aggraziato Rocky Balboa avvolto in meravigliosi abiti sartoriali. Ovviamente alla base di tutto il successo creato da La regina degli scacchi c’è il romanzo omonimo di Walter Travis, pubblicato nel 1983, e la sceneggiatura di Scott Franck. A rendere l’esperienza visiva indimenticabile, però, si aggiunge un elemento imprevisto e poco associabile con gli scacchi: lo stile.
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Anya Taylor-Joy è La regina degli scacchi
La regina degli scacchi, chi è Beth?
Rispondo alla domanda così: Elizabeth Harmon, da orfana con dipendenza agli psicofarmaci, si trasforma in una campionessa eccezionalmente dotata di talento e di gusto per l’abbigliamento. Una magia che è stata creata dalla costumista berlinese Gabriele Binder e dalla fotografia di Steven Heizler. Entrambi hanno lavorato sulla grazia naturale della protagonista Anya Taylor-Joy per trasformarla in una vera e propria icona di stile ispirata a dei modelli femminili di eleganza minimal come Audrey Hepburn e Edie Sedgwick.
Detto questo, capirete che ad un semplice accenno di Audrey le mie antenne modaiole si sono allertate, desiderose come sono di vivere perennemente in una Colazione da Tiffany. La domanda essenziale che mi sono posta, dunque, è questa: come posso trasformarmi in una perfetta regina degli scacchi in sole tre mosse?
La regina degli scacchi, senza eye liner e rossetto non ci si siede alla scacchiera
Il primo elemento che colpisce quando la serie passa dagli anni infantili a quelli adolescenziali e più adulti è il volto di Beth Harmon, caratterizzato da due elementi essenziali per una ragazza a metà strada tra i Fifties e i Sixties. Ovviamente stiamo parlando dell’immancabile eye liner e del rossetto. Con questi due semplici tocchi il look de La regina degli scacchi è già delineato.
Bisogna, ovviamente, porre una certa attenzione sul tratto del primo e sul colore del secondo. Il reparto trucco della serie Netflix ha studiato con molta accuratezza il make up di attrici e modelle dell’epoca caratterizzato da un tratto sicuro e piuttosto sottile dell’eye liner, il cui scopo è allungare e allargare l’occhio per regalare l’inconfondibile effetto a cerbiatto.
Sulle labbra rosso e non solo
Per quanto riguarda il rossetto, invece, la nuance la fa da padrone. Beth Harmon, infatti, dotata di capigliatura fulva e di una pelle diafana, usa due tinte ben precise come il rosso scuro e il pesca tendente al nude che tanto ha caratterizzato il look di un’altra icona dello stile come Twiggy. Senza raggiungere i suoi livelli di magrezza, si potrebbe prendere come esempio anche il trucco della più morbida Joan Holloway, personaggio dell’indimenticabile serie Mad Men.
La regina degli scacchi, il long bob è la mossa giusta
Un altro elemento che definisce il volto di Beth è, senza alcun dubbio, il colore e il taglio di capelli. Come già accennato, la protagonista della serie, a differenza di quella del romanzo, è caratterizzato da un rosso deciso e caldo. Questa tinta, fondamentale per caratterizzare la personalità della protagonista, non è obbligatoria per riproporre un look in perfetta armonia con La regina degli scacchi.
Questo vuol dire che se una capigliatura rossa fa a pugni o entra in moderato conflitto con i nostri colori naturali, non bisogna sottostare all’effetto Pippi Calzelunghe. Per quanto riguarda, il taglio, però, la questione si fa diversa. Gli stylist della serie, infatti, hanno scelto di giocare su tre diverse variabili del bob.
Occhio al taglio
Quando Beth entra in orfanotrofio il taglio è piuttosto netto, corto e punitivo, con una frangetta dal vago gusto francese. Con il passare degli anni, però, i capelli acquistano uno stile più raffinato passando da un bob scalato ad un caschetto lungo sofisticato con onde naturali e punte all’insù. Anche in questo caso, pero, è opportuno valutare se il taglio in questione si addice alla forma del proprio viso. Per questo suggerisco una variante valida che bene si abbina con un modello di femminilità raffinata ed essenziale. Il mio pensiero va al taglio decisamente corto sfoggiato da Audrey Hepburn in Sabrina. Se si è dotate di grandi occhi da enfatizzare con il trucco e dei lineamenti lineari l’effetto meraviglia è assicurato.
La regina degli scacchi, quando l’abito fa la differenza
A questo punto siamo arrivati al punto essenziale, l’aspetto fondamentale, a mio avviso insieme al make up, per ricostruire un look in stile La regina degli scacchi. Si tratta degli abiti che la costumista Binder ha ricostruito appositamente per la serie. Se siete, dunque, delle appassionate del vintage vi avviso che è arrivato il momento di spulciare negozietti alla ricerca di abiti a trapezio, colletti tondi, capispalla a quadri, quadretti vichy e cappotti che farebbero impazzire una giovane Jackie Kennedy.
La scacchiera della regina
Per la protagonista Anya Taylor-Joy la costumista ha scelto una palette intorno al verde chiaro però, anche in questo caso, il colore è una scelta arbitraria. L’abbinamento da cui non si può prescindere, però, è quello del bianco e nero. In modo particolare Beth Harmon fa sfoggio di questo stile in due occasioni durante il suo torneo in Russia. Nella prima il black and white definisce un abito smanicato dal taglio morbido e sartoriale adatto a brillare in un mondo di noiosi completi maschili.
È nella seconda soluzione, però, che l’abbinamento delle due nuance assume modernità, raccontando anche la forza e l’indipendenza della protagonista. Mi riferisco al completo composto da pantaloni bianchi flare, maglioncino a collo alto nero e cappotto bianco con abbinato un cappello con tanto di pon pon. Insomma quel genere di sofisticata quotidianità tanto cara a Audrey Hepburn che, se ancora non l’aveste capito è il mio modello di stile contaminato da una spruzzata di swinging London. A questo punto siete perfette, anzi no. Sarebbe opportuno acquistare una scacchiera da borsetta. Fa tanto chic.
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