Oggi si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Basta una data per ricordare a noi stessi che dobbiamo combattere questo abominio? No, certamente no. Ma se in ventiquattrore si riesce a dare nome e corpo ad un’entità spaventosa, a scatenare dibattiti intelligenti, possiamo imparare a fronteggiarla. A partire dalla cultura, dalle parole. Insegnando ai nostri figli ad essere rispettosi di tutti gli esseri umani. Proprio ai ragazzi si rivolge Adriana Pannitteri, giornalista del Tg1 e scrittrice che nel suo ultimo romanzo, La forza delle donne (Giulio Perrone Editore), affronta il tema del femminicidio attraverso una storia d’amicizia inaspettata.
Le protagoniste sono Maria Grazia, un’adolescente che sogna di diventare giornalista e Veronica, madre di una giovane che è stata assassinata dal compagno. Una vicenda, quella di Veronica e sua figlia, ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto.
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Adriana Pannitteri autrice di La forza delle donne
Adriana Pannitteri: «Scegliamo parole giuste»
A proposito di cronaca, nel nostro Paese ogni 3 giorni una donna muore in modo violento. Secondo i dati del rapporto Eures sul Femminicidio in Italia, sono 91 le donne uccise nei primi dieci mesi del 2020. La maggior parte dei delitti si consuma in famiglia (81 i casi) e, tra questi, 56 all’interno di una coppia. Eppure si fa ancora fatica a parlare in maniera appropriata di certi eventi. C’è addirittura chi contesta la parola femminicidio perché non avrebbe ragion d’essere (è un omicidio come gli altri). E chi, con titoli a effetto, sintetizza fin troppo casi molto complessi, con risultati fastidiosi.
«Collaboro con un’associazione di psichiatri che si chiama Netforpp con cui abbiamo portato avanti dei corsi di formazione sull’importanza del linguaggio – ha spiegato Adriana Pannitteri –. Parlare di delitto passionale ha poco a che fare con la realtà. Le passioni sono emozioni, un delitto no. Ho sempre deprecato la parola raptus. Non ci si sveglia la mattina e si uccide. C’è un percorso interiore che purtroppo si è strutturato in tanti anni, all’interno del quale ci sono malattia e distruttività, che non nascono all’improvviso. Altrimenti vorrebbe dire che tutti noi siamo soggetti a un raptus perché siamo nervosi. Spieghiamo davvero cosa accade e facciamo attenzione a non banalizzare».
Per ascoltare l’intervista completa ad Adriana Pannitteri non devi fare altro che cliccare play.
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Dueminutiescendo
Hai presente quando ti citofona qualcuno, dici “Due minuti e scendo!” e poi i minuti diventano sempre 485?
Mi sono chiesta cosa succeda in questa specie di comfort zone continuamente disattesa.
Io non sono una ritardataria, anzi, ma sono una pensatrice e credimi, ci sono delle volte in cui comincio a perdermi nelle mie riflessioni. Quindi a volte è capitato di dover andare ad un appuntamento e di fare tremila cose prima di uscire dalla porta.
Questi due minuti, che poi due minuti non sono, diventano il tempo di un racconto o di un’intervista sul mondo femminile (e non solo).
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