Per parlare della quarta, bellissima, stagione di The Crown faccio un salto indietro nel tempo. Quando il 29 luglio 1981 Diana Spencer iniziò a salire i gradini della St. Paul’s Chatedral a Londra, praticamente fagocitata da un abito di taffetà dalla foggia improponibile, io ero poco più di una bimbetta. Le mie fantasie erano popolate da principi, principesse e fate madrine. Per questo motivo, in quella lontana mattina d’estate, con il nasino appiccicato allo schermo e i grandi occhi sgranati, ammiravo il matrimonio reale di Lady Di con il principe del Galles come la realizzazione vivente di tutti gli «e vissero felici e contenti» che avevo ascoltato fino a quel momento.
E poco importava che il protagonista maschile di questa favola in carne ed ossa non avesse propriamente il physique du rôle con le sue orecchie a sventola ed una calvizie che si preannunciava come una disgrazia inevitabile. In compenso la principessa era giovane e bellissima con uno splendente diadema a incorniciare i suoi capelli biondi. Oggi, però, sappiamo che quella felicità non fu altro che un grande spettacolo dietro il quale si nascondeva la minaccia di solitudine, tradimenti e infelicità varie, oltre ad una morte prematura.
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Le tre regine di The Crown 4
Altro che favole
Da quel giorno ho impiegato qualche anno per comprendere che spesso un rospo rimane tale nonostante mille baci. E che credere nell’esistenza del Principe Azzurro non è esattamente una filosofia vincente. E poi, ad essere oneste, voi sareste mai uscite con un tizio in calzamaglia celeste e piume sul cappello? Sembrano chiari, dunque, i motivi che, nell’età adulta mi hanno portato ad assumere una certa indifferenza verso la famiglia reale inglese che, oltretutto, non brilla certo per eleganza, raffinatezza, cultura e bellezza. Per non parlare, poi, della mancanza di empatia umana che sembra affliggere gran parte dei suoi membri.
Quando, però, Netflix ha presentato la serie The Crown il mio interesse si è acceso. Attenzione, sto parlando di interesse e certo non di simpatia. Il merito va sicuramente ad una scrittura che, oltre al contesto storico, predilige il ritratto umano, soffermandosi con più attenzione sulle ombre del privato rispetto al bagliore del pubblico.
Una formula applicata con ancora maggior successo nella quarta stagione, disponibile sulla piattaforma streaming dal 15 novembre. In questo caso gli sceneggiatori di The Crown hanno superato loro stessi. orchestrando dei confronti incrociati tra la Regina, il primo ministro Margaret Thatcher, la Principessa Margaret e, ovviamente, Diana Spencer. In tutto quattro personalità femminili capaci di definire il panorama storico, sociale e privato degli anni Ottanta. Tanto per dimostrare che il potere è una questione di donne.
Guarda il trailer di The Crown 4
The Crown: Elizabeth e Margaret le due lady di ferro
Fin dalle prime puntate la quarta stagione di The Crown riporta indietro il calendario ad un anno cruciale per il Regno Unito, e non solo. È il 1979 ed al numero 10 di Downing Street a Londra entra, per la prima volta, una donna. Si tratta di Margaret Thatcher, avvocato e figlia di un droghiere che, spinta da un desiderio di rivalsa, riesce a diventare Primo Ministro inglese e politico controverso. Un evento che la quarta stagione di The Crown non solo ricostruisce e contestualizza dal punto di vista storico, ma approfondisce soprattutto da quello umano in un confronto rigido eppure serrato con Elisabetta II.
Il terreno in cui le due donne più importanti del paese si confrontano, studiandosi con malcelata incomprensione, è il salotto in cui la Regina riceve il primo ministro una volta a settimana per essere informata degli sviluppi politici.

Gillian Anderson è Margaret Thatcher
Qui, The Crown fotografa le due donne nella rigidità del loro portamento che riflette quella ben più preoccupante dell’anima.
In questo caso, dunque, il corpo diventa l’espressione di un’attitudine più intima. Le capigliature immobili, gli abiti rigorosi come armature e le voci quasi prive di calore sono gli elementi con cui Gillian Anderson e Olivia Colman tratteggiano due donne che sembrano non conoscere più dubbi nella gestione della propria e altrui vita. Divise dal loro background sociale e culturale, sono inaspettatamente unite nella gestione inappropriata della maternità. Ingiusta la prima e superficiale la seconda, entrambe negano i propri limiti materni in nome di un senso del dovere che le unisce drammaticamente.
The Crown: Diana e Margaret principesse infelici
La quarta stagione di The Crown accoglie una protagonista tanto attesa. Ovviamente stiamo parlando della giovane Diana Spencer, il cui percorso vede una veloce parabola discendente dall’illusione dell’amore idealizzato allo sconforto di una solitudine perenne. Emma Corrin veste perfettamente la giovanile incertezza e la sognante idealizzazione del proprio uomo, ma già si sente l’amarezza e la sconfitta personale che, a dispetto del consenso pubblico, sono destinate ad accompagnarla per il resto del suo breve percorso.
Diana
La serie mette in evidenza, senza alcuno sconto per gli altri membri della famiglia reale, la diversità di una creatura destinata a perire difronte all’algida freddezza emotiva dei reali parenti e alla necessità di consensi di un marito in evidente crisi di identità fuori tempo massimo. Per renderlo più forte Diana dovrebbe camminare tre passi indietro ma una naturale propensione alla comunicazione la porta inevitabilmente a sorpassare e oscurare il reale consorte. Sembra chiaro, dunque, che questa ragazza dovrà pagare con il prezzo dell’infelicità la sua diversità interiore.

Emma Corrin è Diana Spencer
Margaret
Destinata ad un dolore diverso è la principessa Margaret, sorella della regina, eterna seconda con la personalità di una protagonista. Anche in questa quarta stagione The Crown affida il suo ritratto a Helen Bonham Carter che, tra iubris reale e una delusione che la stordisce, ci regala una donna sconfitta dal rango, dal dovere e dalla solitudine ma che, comunque, rimane legata a doppio filo con quel sistema che la piega ma allo stesso tempo la definisce. Ad unire simbolicamente Diana e Margaret, dunque, è la disperata ricerca della felicità anche se la prima, a differenza della seconda, ha una sicurezza in più: la consapevolezza di poter essere Diana anche senza la complessa e soffocante architettura della famiglia reale.

Helena Bonham Carter è Margaret
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