Non ricordo con precisione il primo film di Carlo Verdone che abbia visto in vita mia. Al 99% potrei dirti Acqua e sapone, che di sicuro è il primo film di Verdone guardato con coscienza e con amore. Tuttavia la memoria fa i suoi scherzi e lascia venire a galla altre immagini confuse, che si sovrappongono in un grande calderone. Di certo, da quel momento l’ho sempre considerato un amico. Ti racconto un aneddoto.
Secoli fa, quando mio fratello era solo un liceale raccontò di aver visto Carlo che se ne andava a zonzo in Vespa per l’Aventino. Mio fratello stava andando a scuola, un po’ sovrappensiero, e Verdone lo sorpassò sulle strisce. Un po’ di paura, un accenno di reazione e infine il grosso sorriso quando Pino mise a fuoco chi fosse quell’uomo che alzò il braccio per scusarsi. «Carlo sei te!» gli disse e tanto bastò non solo per chiudere la questione ma anche per fargli ripetere con orgoglio, nei giorni seguenti, di aver visto uno dei suoi miti.
In questa storia (o parabola) c’è una grande verità, anzi due: la prima è che comunque bisogna sempre rallentare in prossimità di un pedone e stare attenti quando si attraversa. La seconda: quel Carlo sei te racchiude l’amore che da sempre il pubblico nutre per Verdone. Lo riconosciamo e gli vogliamo bene.
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Auguri Carlo! Si vive una volta sola foto © Giuseppe Di Viesto 2019
Carlo Verdone una carriera da 10
Puoi anche non essere d’accordo, non me ne avrò a male, ma per me Carlo Verdone è uno dei registi italiani più talentuosi. Da dove si riconosce un grande autore? Dalla capacità di narrare l’animo umano nelle sue sfaccettature più nascoste. È una materia densa, complessa, insidiosa. Soprattutto se vuoi far ridere in maniera intelligente, senza cioè buttarla in caciara (arte peraltro nobile). Il merito più grande di Carlo Verdone è quello di aver fatto compiere un significativo salto di qualità al cinema popolare. Come? Con dei protagonisti nuovi.
L’homo verdonianus
Nei sui film non c’è l’italiano medio à la Sordi, l’arrivista mediocre che riscatta la sua esistenza con uno sconsiderato atto di coraggio o con mossa felina da guitto. I suoi (anti) eroi sono anomali, sostanzialmente soli. Appuntano due volte i contatti in una rubrica perché non hanno amici. Vengono guardati con disprezzo, giudicati, gabbati, abbandonati. Hanno padri terribili, madri castranti, mogli pesanti, nonne faticose, figli sbalestrati. Non sono sempre simpatici o empatici, ma sanno come riscattarsi. Lo sguardo di Carlo è indulgente e amaro. E tanto vero.
I miei amori
Dunque, nel giorno del suo settantesimo compleanno voglio ringraziare Carlo di avermi fatto compagnia e di avermi insegnato alcuni dei modi migliori per trarsi d’impaccio da situazioni noiose. Per la cronaca, basta dire «In che senso?» e tutto acquista una nuova luce. Non sai in quanti esami ho rotto il ghiaccio pronunciando la frase di Mimmo di Un sacco bello. Questa è la solita classifica? No, non è neanche una classifica. È solo il mio piccolo regalo.
Il trittico iniziale
Un sacco bello, Bianco, rosso e Verdone e Borotalco sono opere imprescindibili per comprendere l’Italia degli anni ’80. Dal 1980 al 1982 Carlo Verdone inanella tre successi, tre film che grazie ad una poetica originale e freschissima rappresentano in pieno una società desiderosa di lasciarsi alle spalle la pesantezza del terrorismo e della crisi economica. Variopinti e funambolici i primi due, più maturo e originale il terzo.
Dalla struttura a episodi del suo folgorante esordio (benedetto da Sergio Leone) Carlo approda con facilità ad una storia più malinconica, giocata su tempi e incastri cronometrici, su personaggi memorabili come la deliziosa Nadia Vandelli interpretata da Eleonora Giorgi (e il Marcello di Christian De Sica). E naturalmente sulle olive greche.
Camilla c’est moi
Tra le opere d’elezione non posso non citare Maledetto il giorno che t’ho incontrato. Una commedia romantica deliziosa che trae forza dalla leggerezza di Margherita Buy, per me la protagonista verdoniana più brava. La sequenza del sequestro di persona è una delle più belle del cinema di Verdone. Nei giorni di tristezza è un antidepressivo naturale, da assumere assieme a un pacchetto di patatine. Lo prescrivo soprattutto dopo una rottura amorosa per comprendere quante possibilità ancora la vita ci può regalare.
Amore e altri disastri
Carlo Verdone sa raccontare soprattutto l’amore incasinato, quello in cui vorresti ma non puoi e se puoi forse faresti meglio a lasciar perdere. Qualche esempio? Il sottovalutato L’amore è eterno finché dura, con un’epica Laura Morante, l’acerbo Acqua e sapone e soprattutto l’accoppiata Sono pazzo di Iris Blond e Viaggi di nozze. In questo poker saprei bene cosa scegliere e sceglierei, ingenuamente se vuoi, Sandy e padre Michael Spinetti.
Fratelli e sorelle
Forse lo hai capito dall’aneddoto iniziale. Carlo Verdone da sempre si lega inconsciamente a mio fratello. Entrambi condividono una faccia buona dalle linee morbide e un tormento ben nascosto agli occhi distratti. E non è un caso che alcune delle opere più belle di Carlo siano dedicate proprio a questo rapporto familiare speciale. Su tutte, Io e mia sorella, ma anche Al lupo al lupo e Io loro e Lara.
Quanta dolcezza in Io e mia sorella nella sequenza del doppio telegramma. Non è da tutti passare con tanta eleganza dal dolore al sorriso e poi ancora al dolore.
I passi falsi
Sì, ne ha fatti eccome Carlo. Lo biasimo ad esempio per aver sfruttato poco il talento cristallino di Paola Cortellesi e di aver sprecato qualche cartuccia in storie in cui lui per primo sembrava non credere (Posti in piedi in paradiso, L’abbiamo fatta grossa). Non so perché, però, col tempo sto imparando ad amare anche le opere incerte. Gallo cedrone mi sembrava un’operazione forzata e sguaiata, ma contiene una riflessione intelligente sull’abbrutimento della nostra società.
Non mi piace quando Carlo forza la mano ed esagera con le maschere, con i modi di dire, ma guardati attorno: quanti galli vedi in giro? Non mi piaceva neanche C’era un cinese in coma, ma rivedendolo con attenzione c’è più di una verità in quella storia di irriconoscenza. E nell’arte la verità è tutto.
In sintesi
Caro Carlo, ora mi rivolgo a te. C’è poco da ridere (segue gesto mano), ma abbiamo la grande fortuna di averti. Basta trovare su YouTube le scene più belle dei tuoi film, cercarti in TV o inserire nel lettore un DVD per stare subito meglio. Sembrerà banale dirtelo ma lo faccio lo stesso: siete voi artisti che alla fine cerchiamo quando tutto il mondo attorno ci appare caotico. A volte si leggono poesie, altre ci si immerge in un libro. Oppure si vede la propria commedia del cuore.
Suppongo dipenda dal fatto che un film divertente ci faccia ricordare quante volte siamo stati bene ascoltando quel dialogo e a questo non vogliamo proprio rinunciare. Il concerto dei Genesis, il palo della morte, i dottorini, le analisi di nonna, lo zabaione, la coppa dell’olio, i Sironi, i buoni (sconto) che spesso e volentieri la vita ci regala. Aggiungo anche i tattaratatta, il Serenil (che adesso esiste davvero), i masoni e le spade de foco, le magliette di Lucio e gli spaghetti strascinati. Tutto ha contribuito alla nostra formazione artistica e umana e tutto ci ha arricchiti.
Tocca prenderti cura di noi per molto tempo ancora.
Auguri Carlo!
Ascolta la mia playlist dedicata a Carlo Verdone
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