Questo post non era in programma, come i regali più belli. Ma la vita ci mette sempre lo zampino e quando ho conosciuto Tiziana Granata subito è scattata la molla del volerne sapere di più. Tiziana è insegnante di Tradizioni popolari presso l’Università della terza età di Milano, ricercatrice e scrittrice presso Fuochi nella nebbia, un blog su Facebook che si occupa di folklore italiano seguendo la Ruota dell’Anno. Se consideriamo l’anno non in maniera vettoriale, ma circolare, il tempo viene naturalmente scandito dall’avvicendarsi di stagioni e periodi con caratteristiche uniche. Quello che stiamo vivendo attualmente corrisponde al periodo dei defunti. L’anno sta per finire e ci lascia intravedere la rinascita futura.
Un approccio suggestivo per questa sorta di Capodanno in cui, secondo i riti più antichi della nostra tradizione, i vivi e i morti si avvicinano. Esiste quindi un modo giusto per raccontare Halloween, spogliandolo del suo aspetto consumistico per arrivare al suo cuore? La risposta di Tiziana Granata è sì.
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Tiziana Granata e la bellezza delle tradizioni
«Dal mio punto di vista di studiosa delle tradizioni popolari, il modo più giusto per raccontare Halloween è recuperando quelle tradizioni che abbiamo perduto negli anni, abbandonando le campagne. Come l’abitudine di apparecchiare le tavole per i morti, lasciando una brocca d’acqua, castagne e il pan dei morti. Sta a noi recuperare certe cose e lasciarle in eredità alle generazioni future» mi ha raccontato Tiziana.
Da Halloween il discorso si è spostato sulle streghe. Halloween, in fondo, può essere un’occasione per sfatare dei luoghi comuni culturali pericolosi legati alla stregoneria femminile. «Le streghe? Erano fondamentalmente delle erboriste e delle levatrici, osteggiate soprattutto dalla cultura alta». Per ascoltare l’intervista, clicca play!
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Dueminutiescendo
Hai presente quando ti citofona qualcuno, dici “Due minuti e scendo!” e poi i minuti diventano sempre 485?
Mi sono chiesta cosa succeda in questa specie di comfort zone continuamente disattesa.
Io non sono una ritardataria, anzi, ma sono una pensatrice e credimi, ci sono delle volte in cui comincio a perdermi nelle mie riflessioni. Quindi a volte è capitato di dover andare ad un appuntamento e di fare tremila cose prima di uscire dalla porta.
Questi due minuti, che poi due minuti non sono, diventano il tempo di un racconto o di un’intervista sul mondo femminile (e non solo).
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