Quando avevo una crisi, piccola o grande che fosse, la mia terapeuta mi diceva sempre una cosa: «Fai le differenze». Ovvero, mi invitava a valutare, studiare, considerare cosa ci fosse di diverso, di nuovo da una crisi all’altra. Con questo spirito vorrei parlarti oggi di pandemia e lockdown, la crisi più grande degli ultimi anni, talmente grande da coinvolgere tutti noi e stravolgere le nostre vite in un battito di ciglia. Esiste un prima e un dopo, esistono paure che vengono a galla, rancori, dolori, rabbia. Seguo ancora il suo consiglio e assieme a te provo a tracciare cosa ci sia di diverso dal primo lockdown di marzo a oggi.
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Foto di Nick Bolton su Unsplash
Lockdown? Forse
La prima cosa che salta all’occhio è c’è una maggiore consapevolezza della devastazione portata dal Covid. Abbiamo visto i camion dell’esercito di Bergamo, gli ospedali al collasso. Ci siamo commossi alle storie di quelle persone morte senza il conforto dei propri cari. E a questo abbiamo risposto con un’euforia innaturale, inni, canzoni sguaiate a squarciagola, come i soldati in trincea che guardavano e riguardavano le foto dell’amata per non soccombere alla morte. Noi sappiamo bene cosa può succedere e tranne qualche sconsiderato negazionista, che fatico seriamente a non bollare come pazzo, siamo tutti coscienti delle cose da fare per salvaguardarci.
È un sapere che serve? No.
Certo, serve per la gestione quotidiana della vita e per il rispetto civico che dobbiamo a tutti, in primis a noi stessi: puliamo e igienizziamo le mani con regolarità, indossiamo mascherine, teniamo la distanza di sicurezza, rifuggiamo dalle occasioni prossime di contagio. Tuttavia, sembra che tutto sia inutile; la delusione è più forte e la sensazione è di essere in balia degli eventi. Come, proprio oggi che dovremmo essere tutti più pronti? Certo. Non mi lancerò in disquisizioni sulla crisi di un Paese le cui attività commerciali sono ormai allo stremo.
Non sono in grado di leggere e interpretare numeri, tranne quelli del mio conto in banca. A me interessano le questioni umane. Mi interessa notare come non si sia stati in grado di effettuare una logica pianificazione di questa seconda ondata di Covid. E mi interessa capire perché si sia sprecato del tempo prezioso in estate, quando la situazione era ancora sotto controllo, per prevedere e strutturare un bel piano B per l’autunno.
Ed ecco la questione umana:
se a marzo ogni chiusura era considerata necessaria, perché per prima cosa avremmo dovuto tutelare la salute nazionale, oggi ci sembra insostenibile, le percepiamo come una sfida. Non è un lockdown totale ma ci arriva come tale, lo sentiamo così. Perché ci siamo ricascati dentro senza vedere alcuna via d’uscita. Stando così le cose sono drammi amari. Per chi deve chiudere i propri negozi alle 18, per i lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura che vedono svanire in un soffio mesi di lavoro e per chi, come la sottoscritta, proprio a causa del blocco dei cinema ha perduto una collaborazione importante.
Attenzione
Non sono contraria a giuste misure di contenimento della pandemia. Come potrei esserlo? Quale persona sana di mente andrebbe oggi in giro senza mascherina su un autobus con 80 persone a bordo? Il punto però è l’autobus stracolmo. E si continua a non guardare il problema.
In sintesi
Lasciare che tutto ricada sulle nostre spalle è ingeneroso. Noi dobbiamo essere responsabili del nostro piccolo mondo (leggi sopra: per il rispetto civico che dobbiamo a tutti, in primis a noi stessi). Agli uomini delle istituzioni spetta il compito più difficile: avere una visione a lungo termine. Eliminare tutto il superfluo e concentrarsi sulle cose essenziali: salute, lavoro, scuola. Lo dico senza alcuna voglia di acchiappare applausi: la visione a lungo termine puoi averla se hai tempra e moralità ineccepibili. Fosse vero quello che un’agenzia di stampa nazionale ha rivelato circa un aspro confronto tra Ministri relativo alla chiusura di palestre e cinema («Se chiude uno chiude pure l’altro») sarebbe davvero grave.
Le mie domande
- Perché se oggi non siamo come marzo la sensazione è che stiamo tutti peggio?
- Come mai sappiamo come si trasmette il virus ma non come e dove ci si contagi?
- E quindi: il tracciamento come funziona?
- Testare, tracciare, trattare: quale punto della sacra triade va migliorato?
- Perché intere giornate si dissolvono a discutere di bozze di decreti ovvero di testi parziali che possono subire modifiche e che non sono ancora legge?
Insomma, andrà tutto così così. Ne sono certa.
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<Francesca, condivido appieno le tue riflessioni; io credo che ci sia stata un grave errore di valutazione nei mesi precedenti condizionata anche da poteri forti che insistevano sulla riapertura di alcuni comparti.
detto ciò, ancora oggi assistiamo comunque agli stessi teatrini….io ubbidisco ma tutto sommato sono un filino arrabbiata e contesto quest'ultimo decreto. a presto
Letizia
Grazie di cuore per il tuo commento Letizia.