Alcuni giorni fa, nonostante il cielo su Roma preannunciasse un diluvio, mi sono fatta coraggio, ho indossato gli stivali ed il trench dedicato ai cataclismi atmosferici per rispondere con entusiasmo ad un invito che non potevo rifiutare. È così che, con passo baldanzoso e l’immancabile mascherina, mi sono diretta con Francesca Fiorentino verso Piazzale Numa Pompilio. Qui, senza indugio alcuno, abbiamo “suonato” e chiesto di Alberto, in attesa che le porte della sua villa con affaccio sulle Terme di Caracalla ci venissero aperte. Ovviamente sto parlando di Alberto Sordi e della sua storica abitazione nel cuore di Roma che ora è diventato il luogo di una mostra a lui dedicata per festeggiare i cento anni dalla nascita.
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Un’immagine dalla mostra dedicata ad Alberto Sordi
Alberto Sordi, l’italiano
Nelle stanze è possibile ritrovare l’essenza dell’attore, le sue abitudini e l’amore per quella casa che negli anni ha costruito a sua immagine e somiglianza. Attraversando, però, il teatro, lo studio affollatissimo di premi e foto per poi arrivare alla mitologica barberia, ad un certo punto mi sono ricordata, complici alcune foto, del rapporto particolare che l’attore ha sempre avuto con le donne.
È storicamente noto ai più che Alberto Sordi sia stato uno scapolo incallito, ben deciso a non condividere vita e spazi con una figura femminile, fatta eccezione per le sue amate sorelle. Detto questo, però, vorrei provare ad andare oltre il già noto e provare a tratteggiare il prototipo maschile modello Sordi.

Tutte le donne di Albertone
Albertone e le donne
Prima di continuare voglio essere assolutamente onesta. Per questo sono disposta a dichiarare pubblicamente il mio moderato affetto per Alberto Sordi. In sostanza, pur riconoscendo il suo valore artistico indiscusso, non sempre sono riuscita ad armonizzare la mia romanità con la sua. E forse è per questo che anche sul grande schermo l’ho apprezzato di più quando è stato affiancato e, se vogliamo, modulato da delle grandi donne come Franca Valeri e Monica Vitti.
Grande schermo a parte, però, quali sono le donne che hanno avuto un ruolo da coprotagonista nella vita di Alberto Sordi? Forse non in molti sanno che la prima fu Andreina Pagnani. Il loro incontro è avvenuto nel 1941 nella sala doppiaggio del film Il giardino di Allah. La Pagnani era già un’attrice di esperienza ed aveva quindici anni in più del giovane Alberto. Nonostante la differenza di età, però, la storia dura nove anni con tanto di proposta di matrimonio da parte di Sordi e ironico rifiuto della Pagnani.
Dopo la fine di quella storia d’amore accanto a Sordi si succedono altre due grandi donne di quegli anni; Soraya e Silvana Mangano. Nessuna di loro, però, è riuscita ad espugnare la roccaforte dello scapolo d’oro. Ad oggi possiamo affermare che l’unica moglie che Sordi abbia mai avuto, anche se esclusivamente cinematografica, sia stata la Vitti.
Il prototipo maschile Sordi
A questo punto siamo arrivati al nocciolo della questione. A quale tipo di modello maschile si rifà l’uomo Alberto Sordi? In realtà a nessuno in particolare ma ne propone uno del tutto personale. Ecco che nasce il modello Sordi, ossia quello di un ragazzo prestante anche se non dichiaratamente bello. Il suo punto di forza è la simpatia, quella sfacciata ironia utilizzata per strappare una risata anche alle donne più granitiche e che, nonostante la sfuggente natura di quest’uomo, garantisce una sorte di comprensione quasi materna.
Il prototipo Sordi, infatti, nasconde la sua pericolosità proprio nella tenerezza che riesce a far nascere nel cuore delle donne nonostante i lunghi anni trascorsi ad aspettare un impegno destinato a non arrivare mai. Non veste i panni del seduttore seriale né del Peter Pan cronico. La sua arma segreta con cui disinnescare qualsiasi recriminazione è l’onestà con cui non promette e non garantisce assolutamente nulla.
Il fatto che alcune donne abbiano sperato, atteso e lavorato in attesa della fatidica domanda è tutto un altro discorso. Il loro amore per Albertone non ha spianato la strada verso l’altare ma non ha nemmeno fatto nascere sentimenti collaterali di collera e risentimenti. E se questo non è uno scherzo degno del miglior Marchese del Grillo, ditemi voi qual è.
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