Avete mai sognato di indossare un elegante e raffinato abito da sera, sentire pronunciare il proprio nome tra quello di altri candidati e salire su un palco per ritirare un premio o un riconoscimento tanto ambito? Io mille volte ed anche di più. Solitamente sono la vincitrice del Pulitzer per un’inchiesta alla Watergate o di un Nobel per la Letteratura. Tanto per mettere in chiaro che sono una donna di poche pretese. Quando, però, vengo presa da un momento di umiltà, mi accontento di portare a casa un Oscar, rigorosamente per la miglior sceneggiatura originale di un film di Martin Scorsese.
Fino ad ora nulla di tutto questo si è avverato, anche se continuo a sperare nel futuro. In questi giorni, però, altre donne hanno visto realizzarsi aspirazioni ben più importanti delle mie. Sto parlando di Andrea Ghez, Nobel per la Fisica, Emanuelle Charpentier e la collega Jennifer Doudna, che si sono aggiudicate il premio per la Chimica e, per finire, Louise Glück, Nobel per la Letteratura. Insomma, mai come quest’anno a Stoccolma sembrano essersi accorti dell’incredibile talento dello donne. E come dargli torto.
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Louise Glück vista da Niklas Elmehed. © Nobel Media
Nobel, la storia in un premio
In effetti questa quattro donne rappresentano il volto più importante del mondo femminile non per il prestigioso riconoscimento che hanno appena ottenuto ma, soprattutto, per l’impegno e l’abnegazione con la quale hanno seguito le loro aspirazioni. E mi sento di poter affermare, senza essere smentita, che per nessuna di loro l’essere donna ha rappresentato una diminutio, nonostante il pensiero maschile sia stato dominante, soprattutto nell’ambito scientifico. Per tutti questi motivi, dunque, proviamo a conoscere queste donne che possono e devono essere un esempio per tutte noi. Senza alcuna esclusione di età e di ambizioni.
Andrea Ghez, Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna; quando la scienza non è un mistero
Voglio essere onesta. Durante la mia carriera scolastica tutte le materie scientifiche hanno sempre rappresentato un mistero troppo intricato da avvicinare con rispetto senza pretendere di comprenderne gli aspetti più essenziali fino in fondo. In sostanza, per dirla con le parole di Venditti, la matematica non è mai stata il mio mestiere. Per non parlare di fisica, chimica e astronomia. La mia ammirazione nei confronti del lavoro di Andrea Ghez Emanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, perciò, è immensa.
Per loro il premio Nobel non rappresenta un punto di arrivo ma un “semplice” riconoscimento che le aiuterà ad avere un futuro più semplice dal punto di vista della ricerca. Ciò che ha mosso e continua a muovere ancora i loro passi è la passione. Per questo motivo la ricercatrice Andrè Ghez ha dedicato infinite ore di studio all’osservazione della nostra galassia scoprendo che al suo centro si trova un buco nero.

Andrea Ghez sulla destra assieme a Roger Penrose e a Reinhard Genzel. Illustrazione di Niklas Elmehed. © Nobel Media
«Spero di ispirare altre giovani donne a dedicarsi a questo campo del sapere»
Così Andrea Ghez ha commentato la notizia del Nobel appena assegnato per la Fisica. Ma chi ha ispirato lei? Il primo input è venuto niente meno che da Houston o, per dirla, in parole povere, dagli studi spaziali e dai primi sbarchi sulla Luna. Altrettanto importante, però, é stata la presenza di una madre capace di sostenere e incentivare i sogni di una bambina che desiderava andare nello spazio. A tutto questo si deve aggiungere un’insegnante di Chimica al Liceo particolarmente influente ed ecco che il gioco è fatto.
Dopo qualche anno si riceve la telefonata in cui si annuncia la vittoria di un Nobel per la fisica. Un premio che, oltretutto, apre le porte di un club esclusivo, visto che le donne cui è stato assegnato, ad oggi, sono solo quattro. La prima fu una certa Marie Curie. Ne avete sentito parlare?

Emanuelle Charpentier e la collega Jennifer Doudna. Illustrazione di Niklas Elmehed. © Nobel Media
Emmanuelle e Jennifer, Le signore del DNA
Per quanto riguarda la vita dell’uomo credo che non esista mistero più grande di quello racchiuso nel DNA. Per tutti tranne che per la Charpentier e la Doudna che, in un’asse scientifica tra America e Francia, hanno ideato una tecnica per tagliare e incollare questa serie di geni che rappresentano la personale carta d’identità di ogni individuo.
La loro scoperta ha un nome sicuramente non facile da ricordare e pronunciare, ma poco importa. La tecnica , infatti, è uno strumento senza precedenti che potrebbe aiutare a combattere molte malattie genetiche. Anche loro, però, sperano che il Nobel possa dimostrare soprattutto l’impatto che le donne possono avere sul mondo attraverso il pensiero e le ricerche scientifiche.
Louise Glück e lo stile del pensiero
Alla notizia dell’assegnazione del Nobel per la Letteratura sembra che Louise Glück abbia reagito con sorpresa e contentezza, mostrando, forse, lo stupore di chi non crede certo di cambiare il mondo attraverso le parole. Eppure non c’è nulla di più rivoluzionario per la mente dell’uomo di un libro o di versi che inducono al pensiero. Ed è proprio questo aspetto che ha fatto la differenza per il lavoro di Louise.
Poetessa e professoressa a Yale, la Glück non era tra i favoriti ma a Stoccolma sono rimasti colpiti dal suo stile forte, asciutto e comprensibile con il quale racconta i piccoli fatti quotidiani dotandoli di un respiro universale. Già premio Pulitzer con la raccolta L’iris Selvatico, oggi questa artista della parola e del pensiero, già affiancata per stile ad Emily Dickinson, diventa la sedicesima donna premiata con il Nobel per la Letteratura. E scusate se è poco.
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