Ho avuto decine di grandi insegnanti. Persone che hanno saputo parlare a cuore e cervello, permettendomi di crescere e diventare una persona migliore. Modelli di vita? No, non direi questo. Di sicuro però mi hanno trasmesso il loro sapere con tanta abnegazione. La giornata mondiale degli insegnanti è l’occasione giusta per guardarci indietro e tracciare una mappa nostalgica dei nostri prof. del cuore. E anche per provare a capire come mai un mestiere così importante sia così sottostimato.
Leggi anche: Addio professoressa
Foto di Jessica Ruscello su Unsplash
Giornata mondiale degli insegnanti, lavoro o missione?
Alcuni insegnanti mi parlavano della loro vita privata, permettendomi di curiosare nelle loro esistenze familiari. Altri invece erano distanti, ieratici, perché non avevano alcun interesse a farsi vedere nella loro loro quotidianità. Tutti però hanno una lasciato una traccia profonda nel mio animo. Anche quando mi sentivo in aperto contrasto con loro, anzi forse proprio per l’esigenza di prendere le distanze dal loro orribile modo di pensare.
Ho raccontato in più di un’occasione l’esperienza raccapricciante con una prof. pro life che mostrò in classe il video di un aborto per spingerci a non farlo mai. Una docente di matematica e scienza terrorizzò un gruppo di ragazzine di prima o seconda media suggerendo l’idea che il sesso fosse una cosa sporca e che una donna dovesse mantenersi pura vita natural durante – ad eccezione di pochi coiti post nuziali, al solo scopo ricreativo – te la ricordi finché campi, mi pare ovvio. E senza tenerezza.
Ho sempre legato con gli insegnanti di Letteratura e in generale di materie umanistiche, quindi è il loro ricordo che mi commuove nel profondo: quello delle adorate professoresse Milena Rombi, Clara Cadelli e Mariagrazia Canta. Ognuna ha premuto un interruttore specifico, permettendomi di essere la donna che sono oggi.
Lavoro sottostimato
Celebrare una giornata mondiale degli insegnanti senza dire che questo sia il lavoro peggio valorizzato è un controsenso gigantesco. La scuola è una guerra direbbe uno dei grandiosi protagonisti dell’omonimo film di Daniele Luchetti, tratto dai libri di Domenico Starnone, Ex cattedra e Sottobanco. Persone che fanno tutto quello che è nelle loro possibilità per trarre il meglio dai loro studenti. Contro ogni previsione, luogo comune, catastrofi familiari varie, a dispetto dei soffitti che cadono e degli stipendi bassi.
«La classe per andare va»
La scuola italiana funziona solo con chi non ne ha bisogno, dice Silvio Orlando.
La domanda ce la dobbiamo porre tutti senza paura, ma non riesco ad essere così certa nella risposta. Perché se gli studenti meno diligenti vengono lasciati a sé stessi, in fondo per loro c’è poco da fare, è vero anche il contrario: che quelli più coscienziosi e appassionati finiscano a volte per non essere valorizzati, in nome di una comoda aurea mediocritas.
Una questione di equilibrio, tanto per cambiare, che mi fa pensare ai Vivaldi, ottimisti fino all’ultimo e ai Mortillaro, totalmente prosciugati del loro entusiasmo (viene da chiedersi se lo abbiano mai avuto). Il punto, insomma, sono gli interruttori di cui ti ho parlato prima, quelli che tutti possediamo e che illuminano un ambiente oscuro. Viene data agli insegnanti la possibilità di accenderli?
Le pressioni sono altissime, i mezzi, a volte, indegni
Penso che la scelta finale ricada in parte sulle spalle dei docenti: se sono arsi dal sacro fuoco dell’insegnamento, si applicheranno con amore e dedizione, ottenendo la stima dei loro studenti. Altrimenti lasceranno correre, tanto ci penserà la vita a fare una selezione naturale. Con esiti a volte imprevisti. Sono da sempre convinta che un Franti possa diventare uno studente diligente e un uomo coscienzioso. Non riesco proprio a pensare a un destino immutabile per un essere umano.
Il lockdown e le conseguenze sulla scuola
In questo anno difficile la didattica a distanza ha messo a dura prova tutti, insegnanti, studenti, genitori. Penso soprattutto a chi ha dovuto affrontare snodi essenziale della propria carriera scolastica: il primo anno alle scuola media, l’esame di maturità, la prima elementare. Certi obiettivi sono sembrati alla portata, ma con limiti tecnologici insuperabili anche le intenzioni più nobili hanno finito per incagliarsi. A questo aggiungi anche un pizzico di pigrizia e una certa incapacità a usare nuovi linguaggi.
Cosa succederà?
Oggi il presente è quantomai incerto. Da quando le scuole sono riaperte, i contagi da Coronavirus sono aumentati. Nelle classi è impossibile mantenere il distanziamento e la protezione principale, tra ingressi scaglionati e sanificazione accurata, resta la mascherina. Per il ministro dell’Istruzione Azzolina l’effetto della riapertura della scuola è un fattore marginale sull’incremento dei contagi, che potrà essere valutato nella sua pericolosità solo tra qualche settimana. La volontà allora è quella di mantenere aperti gli istituti fino a quando sarà possibile. Ma la paura resta.
Anche per questo la giornata mondiale degli insegnanti deve essere considerata nella sua globalità. Non sono eroi, non sono santi, sono persone che provano a svolgere un mestiere complesso nella migliore delle maniere e spesso e volentieri non sono messi nelle condizioni migliori per farlo, tra salari irrisori, famiglie distanti e cattiva gestione della cosa pubblica.
In sintesi
- La giornata mondiale degli insegnanti è stata organizzata con la collaborazione unita dell’UNICEF, del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, della Organizzazione internazionale del lavoro e la Internazionale della Educazione.
- La prima edizione si è tenuta nel 1994 per rendere omaggio agli insegnanti di tutto il mondo.
- Si prefigge di sostenere gli insegnanti nel loro compito.
Segui Smack!
Non dimenticarti di seguire Smack! – Blogzine per donne croniche su Facebook. Metti mi piace alla nostra pagina! Iscriviti anche alla nostra Newsletter cliccando sul form in Homepage oppure qui.
Lascia un commento