La donna che vedete al centro della foto, circondata da bambini, era la mia nonna materna Antonietta. Non l’ho mai conosciuta, se non attraverso i racconti di mia madre – la bambina in basso a sinistra col ricciolone in testa – e questo ha contribuito a renderla idealmente perfetta: gentile, elegante, garbata, come diceva mamma. E con un sorriso à la Julia Roberts. Per parlarti della festa dei nonni, io che ne ho conosciuti purtroppo solo due parto da un meraviglioso scatto di quasi 80 anni fa. Hai letto bene.
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Nonna Antonietta e i suoi figli
Nonni, la festa dell’amore al quadrato
L’Italia rappresentata in quella foto non è l’Italia di oggi. Si facevano tanti figli, troppi forse per poter star dietro a tutti loro nella maniera migliore. C’era una povertà assoluta, i ruoli familiari erano rigidamente assegnati e il comando era assegnato a padri e fratelli.
I nonni di quell’epoca erano figure austere e lontane, persone da andare a trovare con regolarità e a cui mostrare dedizione assoluta. Oggi le cose sono cambiate. La famiglia è una squadra, tutti giocano allo stesso modo e i nonni sono giocatori-allenatori.
Nell’anno del COVID questo tesoro è stato messo seriamente a rischio. In tanti hanno perduto i loro nonni in maniera dolorosa e senza prendersi un momento per un giusto addio, per citare Vita di Pi.
Ti dicono sempre che i nonni sono essenziali alla crescita di un bambino. Nulla di più vero. Sono un sostegno, una guida, dei guardiani adorabili. A volte pensi: ma cosa avranno mai da dirsi dei cinquenni con dei signori di 60 anni e oltre. Parecchie cose, in verità. Perché quei signori tornano piccoli con i nipotini al loro fianco e si sentono in dovere di condividere con loro una grande fetta di vita.
E poi se mamma e papà sono severi, i nonni stanno dalla tua parte, ti preparano chili di cose buone da mangiare – per alcuni c’è solo la variante della pasta al sugo però – e se devono farti un regalo non ci pensano su due volte. La loro è un’affettività totale, se vuoi ingenua, priva delle complicazioni che sono connaturate al ruolo dei genitori. Magari sono stati genitori pessimi, ma riescono a riscattarsi nel nuovo rapporto coi nipoti.
Regali e sorprese
Conservo il ricordo tenero di mio nonno Giuseppe e della paghetta di 500 lire che mi dava le volte che ci vedevamo, della ripida scala di legno che portava a casa sua e della radiona che aveva vicino al letto. Non era un uomo colto, ma comprava e leggeva il giornale tutti i giorni e andava sempre al cinema (da qualcuno devo aver pur preso).
Inoltre, pare avesse una cotta per mia madre, la moglie del suo primogenito, una ragazzina che aveva visto crescere e a cui voleva un gran bene. Di nonna Vincenza, purtroppo, ho solo l’immagine vaga e sgranata dell’ospedale dove fu ricoverata. E una valanga di aneddoti su di lei che fu presente il giorno della nascita di mia mamma, al fianco dell’altra nonna. L’ho sempre trovata una cosa tenera.
Per evitare la retorica più banale della giornata mondiale dei nonni, allora, voglio parlare di queste figure non come fossero eroi, ma esseri umani spudoratamente nelle grinfie di piccole mani. Voglio parlarti di Lina e Alfonso e del superpanino che ho visto preparare a lui per la sua nipotina.
Cosa c’è di più bello di un superpanino per merenda?
E voglio parlarti anche di Rosella che ai suoi nipoti assieme alle favole leggeva l’Odissea, una donna accogliente il cui ricordo mi fa sciogliere in lacrime.
E ti parlo anche di Graziella e Pino che nonni non sono ma che sono stati nipoti innamorati del loro nonno, a cui nascondevano il bastone per non farlo andare via.
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