Qualche giorno fa scrissi su Facebook un post che ha scatenato numerosi commenti. In sintesi, parlavo di quanto fosse bella e ricca la mia bolla culturale, condivisa da esseri umani gentili, creativi e simpatici, mentre il mondo se ne stava fuori nella sua bruttezza. In tanti mi hanno scritto per condividere questo pensiero, solo una persona, e la ringrazio di cuore, contestava il concetto stesso di bolla. Un luogo chiuso e senza possibilità di scambi con l’esterno che alla lunga ti toglie ossigeno. Be’, aveva ragione. Una bolla culturale, termine tecnico usato a ogni latitudine, per quanto bella e sana non è la risposta più adatta alla volgarità dei tempi correnti. La risposta è la lotta (culturale).
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Foto di Drew Beamer su Unsplash
Bolla culturale, pro e contro
Diceva Paolo Conte: «Entra e fatti un bagno caldo/C’è un accappatoio azzurro/Fuori piove, è un mondo freddo». Fatte le dovute differenze una bolla culturale è come un bagno caldo in un giorno di pioggia (adesso, ad esempio). Fuori imperano dei mostri che hanno una visione distorta dell’umanità? Nella mia bolla culturale loro non trovano posto. È un luogo protetto in cui tutti sorridono e dicono grazie, non pensano che ci siano delle persone che debbano esercitare il potere facendo leva sulla credulità popolare.
Ed effettivamente, dal mio punto di vista, la casa culturale in cui abito è perfetta. Tante bolle perfette fanno la società perfetta? Non saprei. Come fanno a comunicare delle bolle tra loro? Sono trasparenti e quindi puoi vedere dentro cosa sta succedendo o sono invece opache come i vetri di certe finestre del bagno?
Qualcosa non quadra
E parlando di bolle avrebbe anche senso. Vivere guardando il mondo attraverso i filtri della cultura d’appartenenza, però, è parziale. Dopo anni di paziente lavoro la mia pagina Facebook è stata ripulita fino in fondo. Ora sulla mia home scorrono solo commenti di persone che ritengo valide e arricchenti. Non ci sono razzisti, non ci sono fascisti, non ci sono quelli che fanno commenti gratuiti e violenti sulle donne e nemmeno i populisti. C’è un lungo elenco di persone con cui prenderei volentieri un caffè e scambierei qualche parola.
Sì, ma fuori?
Fuori è un mondo freddo. E buio, tanto buio. Tanto che a volte ho una voglia incredibile di uscire e di dirne quattro al mio prossimo superficiale. Allora, come sosteneva la mia meravigliosa contestatrice, il punto non è la bolla perfetta. Il punto è che è una bolla. Forse sarebbe meglio riunire all’aria aperta tutte le persone che condividono i nostri stessi ideali di bellezza, armonia, giustizia e confronto reciproco. Spacchiamo le bolle, guardiamoci negli occhi, facciamo politica. Rompiamo quel meccanismo che ci fa scegliere e vedere solo quello che vogliamo.
Veniamo tracciati e profilati in ogni maniera
Non è una novità e non è neanche una delle dinamiche più belle del mondo. Sono mesi che Google continua a propormi determinate pagine perché una volta cercai “video di gattini dolci” (e lo rifarei ancora!). Ma se pensassi di vivere su un pianeta che spero possa essere un giorno governato da cuccioli felini – e me lo fanno credere in pochi click – dimenticherei che invece tra qualche mese la più grande potenza mondiale si appresterà a eleggere di nuovo colui che incarna forse tutto il peggio del pensiero umano. Certo, nella mia bolla c’è il Saturday Night Live.
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