Non farti trarre in inganno dallo sterminato concetto che è il web. La rete, dove tutti noi passiamo la maggior parte del tempo a cercare informazioni o soluzioni per i nostri problemi o ci presentiamo come professionisti è fatta da esseri umani. E come tale dovrebbe dare importanza alle emozioni, al sentire. In ogni suo aspetto, dal comprare un biglietto del treno alla prenotazione di una visita. Purtroppo, non è sempre così. Me lo ha raccontato Valentina Di Michele, CEO di Officina Microtesti e autrice, assieme ad Andrea Fiacchi, del libro Emotion Driven Design (Apogeo), che puoi comprare qui.
Qual è il problema? Che spesso e volentieri i siti non sono costruiti su misura degli utenti (cioè di tutti noi) e questo trasforma un’esperienza potenzialmente piacevole, come l’acquisto di un oggetto X, in una piccola Odissea.
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Valentina Di Michele autrice di Emotion Driven Design
Valentina Di Michele, rivoluzione emozioni
Qual è il problema? «Il problema è che la conoscenza della tecnologia è rimasta in un mondo tecnocratico. Quelle parole nascono in un contesto di persone che conoscono quel linguaggio, che non evolve mai e non tiene conto dell’altro», mi ha detto Valentina. La soluzione? «Abbiamo bisogno di un umanesimo digitale che riporti le cose più vicine alle persone».
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Dueminutiescendo
Hai presente quando ti citofona qualcuno, dici “Due minuti e scendo!” e poi i minuti diventano sempre 485?
Mi sono chiesta cosa succeda in questa specie di comfort zone continuamente disattesa.
Io non sono una ritardataria, anzi, ma sono una pensatrice e credimi, ci sono delle volte in cui comincio a perdermi nelle mie riflessioni. Quindi a volte è capitato di dover andare ad un appuntamento e di fare tremila cose prima di uscire dalla porta.
Questi due minuti, che poi due minuti non sono, diventano il tempo di un racconto o di un’intervista sul mondo femminile (e non solo).
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