Qualche giorno fa ho pubblicato un podcast con un’intervista alla giornalista Alessandra De Tommasi. Argomento? La body positivity. Ovvero il modo bello e coraggioso di reagire al body shaming. Utilizzo queste due definizioni in inglese semplicemente perché sono termini ricorrenti e molto sintetici, ma ti fornisco subito le definizioni per capire meglio. La body positivity è il sentimento di accettazione del proprio corpo e della propria fisicità. Con tutte le sue caratteristiche uniche. Come vedi non parlo di difetti. Il body shaming, al contrario, è il violento attacco che si sferra a un essere umano a causa della sua fisicità.
Alessandra è sempre stata aggredita per il suo corpo morbido, ma nel tempo ha risposto a questa idiozia con una serie di interventi a difesa della sua bellezza. Di più: a difesa del diritto di tutti ad essere felici con sé stessi e per il modo in cui si è.
Ascolta l’intervista ad Alessandra De Tommasi

Foto di Larm Rmah su Unsplash
Body shaming, perché è così facile odiare?
Mi sono sentita coinvolta in prima persona anche io nella battaglia di Alessandra. E la chiacchierata fatta con lei mi ha spinta a rivedere tante cose del mio passato. Perché vedi, non si è mica attaccati solo perché si è cicciotelli. Il campionario è vasto, purtroppo. Nel calderone finiscono i corpi magri, con poche forme, i bassi, o chi ha dei capelli particolari. Ti avevo già raccontato qui cosa abbia significato per me vivere con dei capelli non fluenti. E quanto tempo abbia impiegato per smettere di stare male per le frasi brutte e indelicate che mi sono state rivolte. Anche le battute sulla mia altezza si sono sprecate (banali!).
Come detto nel podcast
Il fatto che certe cose si superino con maturità non vuol dire che non facciano male. Ricordo ancora, anzi forse lo ricordo oggi meglio di quanto non sia successo prima, il giorno in cui tornai a casa prima da scuola perché ascoltai due compagne di classe che alle mie spalle sghignazzavano commentando quanto fossero radi i miei capelli.
Quello fu un atto di bullismo in piena regola. Che lasciò nel mio cuore una brutta ferita. Solo tanto tempo dopo, ho iniziato a riflettere su quello che mi era successo. Perché è così facile essere così poco gentili verso una persona? E soprattutto: perché attaccare qualcosa su cui nessuno ha colpa?
Secondo me non succede perché si è cattivi. Nessuno di noi è Franti o Lucignolo. La cattiveria è un concetto molto religioso, e in fin dei conti auto assolutorio, che spingerebbe un essere umano ad agire sull’onda di una malvagità atavica e inattaccabile. È così perché siamo un po’ tutti figli di buona donna.
La spiegazione non mi basta
Credo che il bullismo e tutte le forme ad esso afferenti come il body shaming sia legato alla mancanza di affettività nei primi anni di vita. Una situazione devastante che spesso porta il bullo ad un misto di frustrazione ed invidia nei confronti di chi, in un modo o nell’altro, appare fragile e quindi facilmente attaccabile. Si attacca perché si invidia la realtà dell’altro. E lo si fa in maniera subdola o molto violenta per essere sicuri di aver tolto all’altro ogni possibilità di risposta.
Ma come, si invidia una persona un po’ in carne o con qualche caratteristica fisica particolare?
Si invidia di sicuro la sua completezza, il fatto che lei per prima sappia di essere com’è e magari non se ne fa una colpa. E giorno dopo giorno si prova ad erodere quelle certezze gettando fango, facendo una battuta cattiva, mettendo in cattiva luce la persona con i suoi amici.
Ecco perché l’autoironia non funziona
Disinnescare la critica, ridendone noi per primi è un esercizio molto intelligente ma alla lunga ti toglie energia. Anzi, ti fa alleare con i bulli. Quindi, sì: ridi, scherza, gioca. Ma di’ anche chiaramente che certi commenti sono idioti. Perché la grazia della comprensione non sempre scende sul prossimo e a volte serve essere molto chiari.
Body shaming, a noi due
Partiamo da un elemento imprescindibile e da una domanda chiave: come stai? Non farti ingannare dalla sua semplicità, è uno dei quesiti più complessi al mondo perché una totale chiarezza con sé. Se non stai bene e magari il tuo non stare bene nel profondo è legato ad un atto di bullismo o di body shaming, devi parlarne con un professionista che possa aiutarti. Solo così potrai sviscerare il problema in ogni sua sfumatura. Affrontarlo e guarire.
I consigli che ti scrivo come sempre alla fine di un post servono soprattutto per iniziare a circoscrivere la discussione e riportarla su binari molto precisi.
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Se qualcuno ti attacca o ti prende di mira, parlane subito.
- Parlane con i tuoi genitori, con gli amici più cari, con i professori. Non essere sola o solo a portare questo peso. Trova una rete di affetti solida e fatti sostenere.
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Non incassare
- La violenza di certe frasi è tale da lasciarci annichiliti, lo so bene. Io per prima fuggii dal mio hair shaming perché non ne potevo più. Se mi fossi girata a dire a quelle ragazzine stupide che mi stavano dando fastidio e che le loro parole erano totalmente fuori luogo, avrei rotto il meccanismo.
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Rompi il meccanismo
- Se una cosa ti fa stare male, allora, dillo. E dillo ad alta voce. Fai come Alessandra che ha scritto tante volte sull’argomento. Esprimiti nella maniera che si adatta di più alla tua personalità, ma non stare in silenzio a farti travolgere. E coinvolgi tutti in una discussione dai toni gentili ma fermi. In ballo c’è la tua vita.
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Metti nero su bianco le tue paure
- E prova per ogni paura a delineare una soluzione per risvegliare e incanalare la tua vitalità. Soprattutto, fai tutto ciò che senti per stare meglio. Ricorda: la bellezza è armonia.
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Il modello sei tu
- Essere curvy, asciutte, coi capelli lisci o ricci, non è importante. Quello che è importante è l’armonia. «Una figura esterna con un corpo perfetto di per sé non fa un’immagine interna sana. La speranza è che ci sia una trasformazione armonica, un movimento interno così bello che poi porti all’esigenza di portare con sé la figura esterna» ci ha raccontato la psicologa e psicoterapeuta Laura Thouverai.
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Valuta tutti gli aspetti
- Ci sono cose della nostra realtà umana su cui si può e si deve intervenire. Anzi, la libertà di cambiare quello che non ci piace è un diritto inalienabile. Dimagrire non può essere una scelta fatta per aderire ad un modello di bellezza inarrivabile. Deve essere un’esigenza, un’atto d’amore nei tuoi confronti. Così come accettare e amare la forma del tuo corpo, la tua altezza, i tuoi colori e via di seguito. Cambia solo quando senti una vera esigenza di stare meglio e di essere in armonia con te stessa e con te stesso.
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