Non sono mai stata una campionessa di autostima. Il che per me non vuol dire non sapere di avere delle qualità, ma non dare ad esse il giusto peso. Ed è un problema bello grosso. Specialmente in una società che ti impone di essere sempre al massimo e di mostrarti nel tuo aspetto migliore. In questo post proverò a raccontarti, in maniera non fuffosa, il mio percorso di crescita e di consapevolezza di me e delle mie caratteristiche tutte (qualità e difetti insieme, insomma).
Non siamo uguali. Quello che è stato necessario per me non deve esserlo per te, ma le dinamiche un po’ si somigliano. Allora prendi quello che ti risuona e lascia stare il resto.
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Foto di Michelle Bonkosky su Unsplash
Autostima, la grande X
Mi sono sempre chiesta perché un essere umano abbia poca autostima. In genere, ed piuttosto buffo, sono quelli che invece hanno grande stoffa ad avere problemi con il riconoscimento di sé. Gli altri, invece, quelli che io chiamo performer, che amano stare al centro dell’attenzione, non hanno problemi a pubblicizzarsi. O se preferisci, a evidenziare le proprie qualità, minimizzando i difetti. Anzi, rendendoli proprio belli. Sono fortunati o sono bravi? Non saprei. Sono quelli che sono e vanno bene così.
Chi, come me, ha sempre considerato difficile mostrare al mondo la sua parte più autentica ha faticato e non poco a considerare questa “fragilità” come un valore. Che poi nel tempo si è trasformato in capacità di ascoltare senza giudicare, di accogliere l’altro, di consigliarlo senza sembrare pedante.
Quante volte hai sentito parlare di sindrome dell’impostore?
Te la spiego in due righe, così la ripasso anche io. Ero una studentessa modello. Ho sempre amato la filosofia (l’ascendente Sagittario non mente) e più in generale amavo studiare e condividere quello che avevo imparato senza spocchia. Ero l’amore di ogni insegnante e la felicità dei compagni di classe. Bene, un giorno, durante un colloquio tra alunni e preside, che era anche la mia insegnante di filosofia, presi la parola per dire che i voti alti che prendevo mi sembravano esagerati. Avevo il timore che gli insegnanti mi premiassero solo perché gli stavo simpatica.
Cioè, io ho verbalizzato una frase del genere.
Capisci? La mia autostima era talmente bassa che mi sembrava normale che un mio talento fosse considerato su basi diverse. Non ci avevo proprio pensato al fatto che un docente potesse entusiasmarsi nel vedere una ragazzina applicarsi così tanto.
E la domanda è: perché abbiamo bassa autostima? Cosa ci impedisce di vedere le nostre qualità e di proporle al mondo non come merce da vendere ma semplicemente come parte di ciò che siamo?
La risposta è arrivata dopo anni di psicoterapia ed è legata al rapporto con i genitori. I quali (tutti) sono imperfetti. Se mamma e papà non ci lasciano liberi di sperimentare, sbagliare, imparare da soli, comunque sotto la loro attenta supervisione, come si fa a capire quali sono le nostre meravigliose qualità, a svilupparle, a metterle alla prova?
Bambini iperprotetti, o al contrario, lasciati crescere senza affettività, diventano adulti che riconoscono a fatica il proprio valore. Che fortunatamente, e questo accresce l’autostima, viene sempre fuori alla distanza. Ho sempre creduto di essere una ragazzina invisibile, incapace di condividere tutto quello che avevo dentro con i miei amici.
Poi una sera di qualche anno fa, durante una cena di classe, un’amica del tempo, ora avvocatessa integerrima, mi disse che l’avevo aiutata a risolvere la crisi legata al primo ciclo. Lei, figlia di una dottoressa, ringraziò me per averle detto con semplicità che bastava indossare un assorbente e fare tutte le cose che si facevano sempre. Pensavo di essere invisibile. Non lo ero. Ma non me ne ero mica accorta di questo!
Avere così tante belle qualità e non promuoverle è allora un delitto?
Nì. Non puoi andare in giro per il mondo a dire «Ehi, sono una persona di cui ci si può fidare, brillante, coraggiosa e ottimista». Non siamo al mercato rionale e non stai cercando di vendere frutta e verdura. Di sicuro, però, riconoscere nelle proprie qualità il segno fortissimo di un’identità originale è qualcosa che tutti dovremmo fare. E permettere alla nostra identità umana di realizzarsi è il solo modo per vivere bene.
Autostima come migliorarla?
Non te lo nascondo: è una strada difficile e a volte dolorosa perché è necessaria l’analisi accurata di tutti quei momenti della vita in cui ci siamo sentiti fuori posto, in cui ci hanno feriti. E in questo puoi avere bisogno di un professionista che ti supporti.
Intanto però puoi fare qualche piccolo esercizio o riflessione. Sono sicura che cercando e ricercando troverai quegli attimi di splendente verità in cui ti sei sentita o sentito perfettamente al centro di tutto. Senza drammi, senza tragedie. Sola o solo con la tua bellezza unica.
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Scrivi quei momenti a penna su un bel foglio bianco.
- Lascia che la tua mano guidi la penna e ti riporti a quando quell’amico ti disse che il tuo disegno era il più bello di tutti. O quando hai capito che da grande avresti voluto fare il medico perché, cavolo, nessuno era meglio di te a prendersi cura di tutti.
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Fatti raccontare dai tuoi che bambina o che bambino eri.
- Non avere timidezza, lascia che narrino le tue avventure, come fosse una favola. Diventa l’eroe della tua storia. E se hai dei figli, raccontati a loro. E fatti dire da loro quante cose belle fanno ogni giorno. Dai valore alle loro parole.
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Non pensare a te stesso come a un impostore.
- Se ti hanno dato 10 a un compito in classe, lo meriti. Prendi, accetta. Non vuol dire che sei un genio, ma che in quel momento hai fatto il massimo e lo hai fatto nella maniera migliore. Anche questa è una qualità.
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Studiati.
- Esamina sinceramente quali sono le tue qualità e falle brillare (nel senso luminoso del termine, non di farle esplodere). Sai disinnescare una lite prima che tutti si facciano del male? Bene! Non provare ad essere quella o quello che alza la voce, perché non è nel tuo essere. «Se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido». Grazie Albert Einstein per averci fatto capire che ciò che siamo determina ciò che facciamo. E non il contrario.
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Premiati
- Dillo ad alta voce che hai fatto un buon lavoro, che sei stata o stato in gamba. Non aspettare che siano gli altri a dirtelo, ma non per egotica autosufficienza. Solo perché deve bastarti il valore delle tue azioni.
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Ricorda il tuo punto di partenza
- Se oggi senti di non aver concluso granché, guardati indietro e vedi da dove sei partita, da dove sei partito. Ti accorgerai di aver fatto tanta strada e te lo devi riconoscere. È quella che sei, quello che sei che ti fa muovere in avanti ogni giorno. Perfino quando ti sembra di essere immobile.
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