Ci siamo. Ecco la Fase 2 Bis. Durante i giorni della quarantena più di una volta mi sono chiesta come avrebbe affrontato la solitudine della segregazione e il timore del contagio mia nonna Amalia. Sicuramente mi avrebbe guardato con i suoi occhi vivaci e, con quell’indomito spirito di sopravvivenza ed autonomia grazie al quale ha percorso la sua vita per 94 anni, mi avrebbe risposto che, difronte agli anni passati sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale a Napoli, tutto questo è un imprevisto affrontabile.
Nonostante tutto, però, so, con assoluta certezza che vedere Monti, il I Rione di Roma dov’è nata e vissuta per tutta la sua vita, cadere sotto gli effetti del silenzio e dell’immobilità del lockdown come una moderna Brigadoon avvolta dalle nebbie, l’avrebbe fatta soffrire molto. Anche per lei, dunque, ho accolto con particolare commozione, quasi come il ritorno di un caro amico rimasto lontano troppo a lungo, i primi timidi movimenti di una quotidianità che prova a riprendersi i suoi spazi, anche se con formule provvisorie del tutto nuove.
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Fase 2 Bis, rieccoci
La mattina del 4 maggio, dunque, mi sono alzata con uno spirito diverso. Ho rispolverato i miei tacchi alti e, dopo aver preso mascherina e disinfettante, ho affrontato la passeggiata mattutina con Stella, la mia yorkina terrier. Sono bastati pochi passi, tra Via degli Zingari e Via Leonina, per capire che qualche cosa era effettivamente cambiato. I miei affetti stabili stavano tornando.
Fase 2 Bis: congiunti o affetti stabili?
Dopo l’ormai fatidico discorso del Premier Conte del 3 maggio, l’Italia intera si è svegliata interrogandosi sul significato di congiunti e affetti stabili. Tutti, tranne gli abitanti del Rione Monti. Qui, infatti, complice un territorio circoscritto, una famigliarità che, in molti casi, affonda le radici nel luogo da molte generazioni ed una socialità fortemente comunitaria legata alla piazza e ai vicoli dove trova un terreno ancora fertile, non ci sono stati dubbi: siamo tutti affetti stabili.
Con maggiore o minore intensità, ovviamente, a seconda dei casi.
A dimostrarlo sono stati soprattutto i sorrisi aperti, gioiosi che abbiamo ripreso a scambiarci, quasi con commozione, anche dietro le mascherine. I saluti pieni di entusiasmo rivolti ai negozianti che, riaprendo le loro attività, stanno riportando rumore e umanità nelle strade troppo silenziose.
Il fatto è che, in questi lunghi cinquanta giorni di chiusura e nelle silenziose e composte file davanti ai supermercati abbiamo scoperto di aver provato una forte nostalgia uno per l’altro e per quella quotidianità che, attraversando varie decine di anni, ha continuato a scorrere con costanza nonostante la movida notturna e il turismo di massa.
Non tutti sanno, infatti, che, in alcune ore della giornata il Rione è proprietà esclusiva di una sorta di popolazione autoctona formata da abitanti e negozianti abituali di cui tutti, e sottolineo tutti con una certa enfasi, conoscono vita, morte e miracoli.
Alcuni potranno obiettare che questo “villaggio” posizionato nel cuore di Roma a pochi passi dal Colosseo e dai Fori Imperiali si fa portavoce di uno stile di vita forse troppo claustrofobico e tendenzialmente impiccione.
E, in fondo, non è poi così sbagliato.

Foto di Arthur Yeti su Unsplash
Ma è altrettanto vero che rappresenta un luogo da cui è necessario partire. E a cui si ritorna con gioia sapendo di essere accolti con calore da quell’asse di affetto che, passando dalla pizzeria Wanted arriva al Bar La Licata e procede senza esitazione fino alla piazzetta di Madonna dei Monti.
Fase 2 Bis: quando il cane non è in affitto
Durante i primi giorni della quarantena si è molto ironizzato sull’utilizzo improprio dei nostri amici a quattro zampe. Costretti a continue passeggiate pur concedere ai loro umani scuse per lasciare la propria abitazione. Devo dire, però, che anche in questo i monticiani si sono dimostrati disciplinati, forse frenati dalla chiusura delle ville o dalla solitudine inquietante dei vicoli a cui, effettivamente non siamo abituati. È così, dunque, che ci siamo riversati in strada negli stessi orari per due volte al giorno. Tanto per non sentirci soli e per far vivere ai nostri amici una parvenza di normalità.
Con la Fase due è cambiato anche questo aspetto della nostra quotidianità.
Liberi di sconfinare oltre i 200 metri intorno all’abitazione, umani e canidi al seguito hanno riacquistato una certa baldanza e, dotati di mascherina e distanza di sicurezza, ci si ritrova in piazzetta con palline e giochi vari. Anche in questo caso i monticiani dotati di accompagnatori a quattro zampe si conoscono tutti ma, esclusivamente, attraverso il nome del proprio cane.
Ed ognuno, nessuno escluso, in questa Fase 2 è impensierito dai comportamenti bizzarri assunti dal proprio peloso durante la quarantena. Alcuni di loro sono facilmente irritabili, altri più timidi e paurosi. Gran parte, però, hanno sviluppato una asocialità nei confronti dei loro simili. Eccoci, dunque, tutti riuniti per accompagnarli in una sorta di reinserimento sociale. Perché anche loro hanno diritto a ritrovare gli affetti stabili.
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