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Mina, ottant’anni di talento da ribelle vera

Io faccio parte di quell’ultima parte di generazione per cui i vinili non erano un oggetto vintage tornato di moda, ma facevano parte della quotidianità di ogni famiglia o, almeno, di quelle che amavano la musica. Per questo, tra i vaghi ricordi della mia prima infanzia, c’è l’immagine di una bimbetta che si intrattiene con un giradischi portatile color aragosta tra un gioco e l’altro. Il mio primo 45 giri è stato Furia cavallo del West, cui hanno fatto seguito Heidi, Candy Candy, Lady Oscar, Jeeg Robot e Goldrake. Insomma tutta la hit parade di una bambina anni settanta. Se Mina è entrata nella mia vita è per merito di mamma.

A questi dischi dal gusto infantile, infatti, si aggiungeva anche una personale colonna sonora ereditata da le. Direttamente dagli anni Sessanta, infatti, era arrivato un porta dischi d’epoca al cui interno c’erano i successi della sua gioventù. Tra tutti, però, dominavano i successi di Gianni Morandi e, ovviamente, della Tigre di Cremona. Così, tra Un fatti mandare dalla mamma a prendere il latte e i vari Non son degno di te, le mie orecchie sono state conquistate dai toni alti e gorgheggianti di quell’artista che, anche un pezzo da novanta come Liza Minnelli, ha definito la più grande di tutti.

tintarella di luna

Ovviamente a cinque anni non avevo un gusto musicale raffinato, e forse non ce l’ho nemmeno ora, in grado di farmi capire pienamente la grandezza vocale e interpretativa di Mina. Per questo ero rimasta affascinata soprattutto dai toni giocosi di Una zebra a pois. Solamente con gli anni e con la frequentazione musicale ho scoperto non solo le sue potenzialità interpretative ma, soprattutto, il suo spirito autonomo e ribelle.

Leggi anche: Liliana Segre, la farfalla gialla
Mina

La sola e unica Mina

Mina, quando mi è scoppiata dentro il cuore

La canzone che amo maggiormente di Mina è Mi sei scoppiato dentro il cuore. Non so spiegare il motivo di questa preferenza. Si tratta di un gusto personale. Con gli anni, poi, ho scoperto che le parole sono state scritte da Lina Wertmüller. Una personalità così caratteriale come quella della regista mi è sempre sembrata poco adatta ad un testo d’amore, eppure…  Ho cambiato opinione con gli anni. Forse per un’artista indipendente e di grande impatto come Mina servivano proprio i pensieri di un’altra donna altrettanto determinata.

Per chi non la conoscesse, comunque, questa canzone parla di un amore che scoppia nel cuore senza alcuna avvisaglia. Un amore veicolato da uno sguardo capace di accarezzare e coinvolgere come nessun altro. Dal canto suo Mina è in grado di interpretare il sentimento senza note sdolcinate ma con tutta la forza di una donna consapevole per cui l’ amore è una fonte di vita irrinunciabile.

Ecco, secondo me la grandezza di questa canzone e della stessa Mina si deve rintracciare proprio nel modo in cui ha avuto il coraggio di cantare e interpretare il sentimento. A volte giocoso, spesso passionale, scandaloso e imperfetto.

Credete sia stato semplice?

Assolutamente no, soprattutto in un’epoca in cui tutto appariva eccessivo e le forti emozioni dovevano essere mitigate dal velo riparatore del romanticismo più stucchevole. Mina, invece, in un momento sociale in cui alle donne veniva chiesto di vestire sempre un’immagine di rassicurante eleganza, ha avuto il coraggio di dare voce e forma alla sua femminilità. Pagando anche personalmente un prezzo alto.

Mina, non gioco più, me ne vado

Il 1963 è un anno cruciale per la Tigre di Cremona. In aprile, infatti, nasce il figlio Massimiliano e la Rai le impone un ostracismo dettato dalle insulse regole del buon costume dell’epoca. A dare scandalo è la relazione con Corrado Pani, formalmente ancora sposato, e, soprattutto, la gravidanza che non viene nascosta e nemmeno vissuta come il peccato originale.

Mina viene allontanata dalla televisione con la famosa lettera scarlatta ben cucita sul petto, ma non arretra di un passo dalle sue decisioni di vita, sostenuta dal pubblico in questa battaglia personale. Anzi, anche grazie all’atteggiamento di questa ribelle urlatrice, i costumi e le decisioni della televisione di stato inizieranno a cambiare.

Per vederla nuovamente sul piccolo schermo, però, si deve attendere un anno. Al suo rientro nulla sembra essere cambiato. Anzi sì, ad attendere Mina c’è un successo incredibile che va in crescendo. In breve tempo diventa Minona, come la chiama Alberto Sordi, la regina indiscussa di Studio Uno, Sabato Sera e Doppia Coppia, dove sarà la prima star italiana ad indossare una minigonna in un programma televisivo.

Ma i suoi atti di indipendenza non sono certo finiti.

Ad attenderla dietro l’angolo c’è il più importante e definitivo, quello che darà una nuova direzione alla sua carriera facendola entrare di diritto nel Pantheon delle star invisibili.

Nel 1974, infatti, conduce Milleluci, l’ultimo programma televisivo. L’addio definitivo alle scene, però, è datato 23 agosto 1978. Dopo una serie di concerti in Versilia, Mina scompare agli occhi del mondo andando contro le logiche del presenzialismo e dell’apparire che, da sempre, sono alla base della notorietà. Ma a lei non interessa essere incanalata all’interno di percorsi già definiti e fin troppo battuti.

Lei, dalla relazione con Pani alla nascita di Massimiliano e poi di Benedetta, avuta dal giornalista Virgilio Crocco, ha sempre percorso fieramente la sua strada. E scegliere quella dell’esilio volontario non l’ha certo fatta scomparire al mondo. Anzi, l’apparire ha lasciato spazio alla voce. Una voce che oggi compie ottant’anni senza mostrare nemmeno una ruga.

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Tiziana Morganti
Tiziana Morganti
Tiziana Morganti, giornalista e ufficio stampa, scrive con la stessa grazia di cinema e moda. È cultrice dei Kennedy di cui a mio avviso dovrebbe essere membro onorario.


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