Tremate, le Piccole Donne son tornate… o quasi. Per vedere riunite le sorelle March, infatti, insieme alla bisbetica zia, all’amico Laurie e all’indomita mamma dovremo attendere il 30 gennaio 2020. In questa data la Warner Bros distribuirà in sala la pellicola prodotta da Sony. Ma come sarà la nuova versione di un classico della letteratura per ragazze di metà Ottocento che ha vissuto più di una vita sul grande schermo? Dalle prime indiscrezioni la rilettura di Piccole Donne proposta da Greta Gerwig sembra avere tutta l’intenzione di ampliare la struttura narrativa classica del romanzo di Louisa May Alcott.
Al centro del racconto, ovviamente, ci saranno sempre, Jo, Meg, Amy e Beth interpretate da Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, ed Eliza Scanlen, senza dimenticare Maryl Streep nelle vesti della zia March. Nonostante questo, però, la regista ha deciso di dare più forza alla vicenda traendo ispirazione da alcuni scritti privati dell’autrice grazie ai quali organizzare dei salti temporali nella vita della coraggiosa Jo.
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Le Piccole donne di Greta Gerwig
Piccole Donne e il femminismo di fine ‘800
Grazie al ruolo centrale attribuito a Josephine March, la Gerwig ha puntato ancora di più l’accento sul messaggio moderno e femminista di tutta la vicenda. Certo, di fronte a quest’ultima affermazione alcuni potrebbero sollevare dubbi riguardo un eventuale messaggio rivoluzionario di una storia che potrebbe odorare di naftalina.
Come accade per molti altri aspetti della quotidianità, però, anche in questo caso non bisogna lasciarsi ingannare dalla prima impressione.
Oltre il perbenismo, i corsetti, le crinoline ed un linguaggio a tratti stucchevole, Piccole Donne ha un cuore che batte per il mondo femminile.
Non solo le quattro sorelle rappresentano dei chiari archetipi in cui riconoscere e scoprire noi stesse in età più che giovanile. L’intero romanzo trova la sua ragione di essere nella forza di donne che fanno fronte alla quotidianità. E agli echi di una guerra che echeggia alle loro spalle.
Gli uomini sono figure di contorno, certo amati ma mai risolutivi. Tanto per dire che le donne, piccole o grandi, sono creature dotate di completezza.
Siamo tutte Piccole Donne
Piccole Donne viene pubblicato dalla Alcott in due volumi nel 1868 e nel 1869. Il primo regista a dare un volto alle quattro sorelle March è George Cukor negli anni trenta con Katharine Hepburn negli abiti eternamente bruciacchiati di Jo.
La pellicola più famosa, invece, risale al 1949
Nel cast c’è una giovanissima Elizabeth Taylor che, con tanto di boccoli e molletta sul naso, interpreta la capricciosa Amy. Nel 1994 le Piccole Donne ci riprovano e tornano sullo schermo con un cast stellare. Jo ha il volto di Winona Ryder, Laurie è un insospettabile Christian Bale, Kristen Dunst si infiocchetta come Amy, mentre Susan Sarandon è la coraggiosa ed energetica signora March.
A questo punto, dopo diverse versioni cinematografiche ed un’avventura televisiva, ha ancora senso riproporre una storia che sembra non avere più molti margini interpretativi? La risposta è ovviamente affermativa e non solamente perché viene da una indomita sostenitrice del romanzo come me.
La realtà è che, in barba a tutte le influencer del momento e all’uso spasmodico dei social, in ogni generazione femminile si nascondono delle piccole donne. L’importante è avere la possibilità di scoprire quale prototipo di sorella March meglio rappresenta la nostra personalità.
Guarda il trailer di Piccole Donne
Per quanto mi riguarda non ho mai avuto dubbi, io ero Jo. Irruente, moderna, indipendente e dotata di poca pazienza ma, allo stesso tempo, mossa da una inarrestabile curiosità per il mondo e gli esseri umani.
Come lei ho tagliato i capelli, anche se non per pagare un biglietto del treno a mia madre, ho scoperto nella scrittura la mia passione e sono partita per New York alla ricerca di una grande avventura. Certo, non ho ancora incontrato un uomo dallo strano accento straniero in grado di comprendere e apprezzare la mia personalità, ma non ha poi molta importanza.
Continuo il mio percorso con l’ostinata sicurezza di poter costruire me stessa anche senza essere ricca o sposata, in barba alle opinioni di tutte le zie March di questo mondo.
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