Oggi finisce settembre. Sai perché questo mese è famoso? Perché tante persone lo scelgono come punto d’inizio di una nuova vita. Un po’ come il Capodanno. E quando si parla di cambiamenti, di trasformazioni, di ripartenza si pensa anche a cambiare lavoro. Ti avevo promesso nel post pubblicato una settimana che sarei tornata a parlare dell’argomento ed eccomi qui. Per l’occasione ho chiesto aiuto ad un esperto del settore, Roberto D’Incau, autore del libri come Quasi Quasi mi licenzio e Chi lavora non fa sesso.
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Foto di Headway su Unsplash
Cambiare lavoro? Si può!
Il lavoro che fai non ti piace più. Hai perduto il sorriso e questo ti fa stare male. Cosa fare? «Il primo consiglio è tracciare una linea di demarcazione precisa tra una insoddisfazione insanabile e una leggera stanchezza – racconta D’Incau – . Una cosa è insomma avere delle piccole aree di insoddisfazione. Una cosa è tornare a lavorare e sentirci come se avessimo di fronte una montagna insormontabile, che ci distrugge fisicamente e magari ci crea anche dei disturbi psicosomatici». Che fare allora? Ecco qualche consiglio per te.
Fai un vero e proprio bilancio: personale e professionale
«A volte il disagio verso il lavoro è infatti solo la punta di un iceberg, il segnale di un malessere più profondo che investe altre aree della nostra vita. Chiediti se davvero è quel lavoro che non ti fa stare bene o invece se non stai attraversando un periodo di insoddisfazione generale».
Ragiona in prospettiva
«Cerca di capire cosa non va esattamente: hai poche motivazioni, hai problemi relazionali in azienda, senti il peso del lavoro giornaliero? A volte chiedere al proprio capo di lavorare su altri progetti o a un settore diverso può essere un’ottima svolta. Non sempre è necessario cambiare azienda».

Roberto D’Incau
Cambiare lavoro? Ci vuole strategia
«Parlo di strategia perché occorre tener conto di diversi temi: il bilancio delle proprie capacità, l’elaborazione di un curriculum vitae ben fatto (non più di due pagine, possibilmente con un formato contemporaneo), l’individuazione delle aziende target, i contatti con i recruiter e gli headhunter, la presenza sui social media. Insomma, una volta presa la decisione non bisogna precipitarsi, nel rimettersi in gioco, ma bisogna partire belli decisi e con le armi affilate».
Agisci subito
«Il lavoro dei sogni forse non esiste, ma se pensi con terrore a un altro anno identico col tuo lavoro, o coi tuoi colleghi, col tuo capo, è davvero arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale. La regola d’oro? Mai rimanere nella stessa azienda per più di dieci anni. Anche perché un po’ di energia nuova serve sempre».
Grazie a Fabio Miceli di Lang&Partners
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