Nella notte del 9 agosto 1969 un evento di intensa e brutale violenza viene compiuto nel cuore dorato di Hollywood; Sharon Tate, giovane e bellissima moglie del regista Roman Polanski, muore per mano dei membri della famiglia Manson insieme ad alcuni amici nella sua casa di Cielo Drive a Los Angeles. Da quel momento l’attrice, incinta di otto mesi, è diventata l’emblema, il simbolo della vittima innocente e sacrificale non riuscendo mai più a distaccare il suo volto dagli eventi drammatici di quella notte.
Osservando le sue immagini cinematografiche e private, si intuisce il profilo di una donna che, a causa di quella morte così assurda e mediatica, non è mai stata raccontata fino in fondo. Questo fino a quando Quentin Tarantino non ha deciso di ambientare il suo C’era una volta a… Hollywood proprio nel 1969, dedicando a Sharon Tate un ritratto delicato ed insolitamente intimista. Il film, che uscirà nelle sale il 19 settembre, è costruito intorno ai personaggi cardine di Leonardo Di Caprio e Brad Pitt. Eppure Margot Robbie riesce a guadagnare la ribalta lasciando spazio alla donna e non alla vittima.
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La bellissima Sharon Tate
Sharon Tate, chi era?
Un primo tentativo di risposta potremmo prenderlo proprio da una battuta una scena del film in cui una timida Tate, ancora non abituata alle lusinghe della fama, si fa riconoscere alla biglietteria di un cinema come «L’attrice de La valle delle bambole, quella che finisce con il fare film sporchi».
Effettivamente quel ruolo le regala una nomination per il Golden Globe
e l’aspettativa di una carriera dorata. Non tutti, però, sanno che l’avventura cinematografica di questa ragazza dall’indiscussa bellezza ha avuto inizio in Italia. Con la precisione a Verona nel 1961.
Figlia di un militare di professione, lei e le sue sorelle sono abituate a cambiare spesso paese sviluppando una certa difficoltà nello stringere amicizie. Nella città di Romeo e Giulietta, però, una giovanissima Sharon Tate inizia a superare le sue difficoltà grazie al cinema.
Il primo film cui partecipa come comparsa è Le avventure di un giovane, con Paul Newman. Segue, sempre a Verona, la pellicola Barabba, in cui affascina per grazia e delicatezza l’attore Jack Palance.
L’incontro della vita, però, l’attende a Londra nel 1967
Qui incrocia la sua strada con Roman Polanski che la trasforma nella protagonista di Per favore, non mordermi sul collo. Da quel momento tutto sembra procedere velocemente per Sharon Tate. Il matrimonio con Roman, la vita a Los Angeles, l’attenzione dei media e l’attesa di quel bambino che non nascerà mai.
Il volto innocente di Hollywood
I delitti di cui si sono macchiati i membri della Manson family alla fine degli anni sessanta hanno gettato un’ombra lunga e pesante sulle colline di Hollywood, decretando la fine dei favolosi anni Sessanta, già minati dagli assassinii del Presidente Kennedy, del fratello Bobby e di Martin Luther King.
La mattina del 10 agosto, quando vengono scoperti i corpi di Sharon Tate e delle altre tre vittime, il mondo del cinema perde definitivamente la sua innocenza. Ed è proprio con questa consapevolezza che oggi, a 50 anni di distanza, l’attrice rivive sul grande schermo con la forza di una freschezza quasi infantile che parla di una persona naturalmente gentile.
Nel film di Tarantino la sua presenza si aggira discreta eppure ben definita
tanto da convincere, fino alle lacrime la sorella Debra, scettica, almeno all’inizio, nei confronti del progetto. Bionda, con capelli lunghi e mini gonne in perfetto stile hippie, la Tate potrebbe essere facilmente definita come una Barbie ( ha ispirato il modello Malibu) con molta forma e vaga sostanza. Ma, come per molti altri aspetti della vita, vale la pena non fermarsi alle apparenze. Seguendola nella sua quotidianità, infatti, potremmo rimanere sorpresi nello scoprire niente meno che una donna.
Guarda il trailer di C’era una volta a… Hollywood
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