Hai mai sentito parlare del viaggio dell’eroe? È un modello narrativo che gli scrittori di ogni epoca utilizzano, più o meno inconsciamente, per raccontare una storia. C’è un protagonista, l’eroe appunto (va da sé che possa trattarsi anche di un’eroina), che vive delle esperienze più o meno pericolose ed emozionanti, attraverso le quali mette alla prova la sua identità umana, scoprendo sogni, desideri e paure. Grosso tutto ha inizio da una situazione certa (possiamo anche usare il termine paludosa), poi c’è il richiamo forte di un’avventura più grande di lui, con la sensazione di non essere affatto in grado di poterla affrontare.
Poi arriva il primo timido passo, magari grazie alla collaborazione di un aiutante. Ogni avventura è fatta di grandi e piccole prove, così il nostro eroe deve saltare, scavare, correre, viaggiare, scoprire, lottare, amare. E se l’impresa riesce, può tornare a casa più forte di prima. Felice di aver scoperto di potercela fare, anche nei momenti più difficili. Sarà per questo, forse, che la parola viaggio rappresenta per me una fonte continua di meraviglia. Come se ogni volta che mi allontanassi da casa, potesse succedere qualcosa di magico.
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Foto di Heidi Sandstrom su Unsplash
Viaggio, lavoro o piacere?
In quest’ultimo anno ho avuto la possibilità di viaggiare davvero tanto. E viaggiare cambia il modo in cui percepisci la vita. Anzitutto, il ritorno a casa è sempre emozionante, perché senti di aver fatto qualcosa di unico, di aver arricchito mente e cuore e per questo percepisci nettamente la tua trasformazione. E poi, il viaggio ti permette davvero di mettere alla prova le tue qualità. In alcuni momenti ti scopri vulnerabile, ed è piuttosto doloroso, poi qualcosa ti afferra e ti spinge a superare la tua fragilità. Che non vuol dire ignorarla, anzi. Semmai è un modo per valorizzarla. In fondo non essere perfetti, accettare anche le paure più assurde, con l’idea però di non farsi dominare da loro, è il modo più bello di crescere. Sì, anche a 40 anni suonati.
E se l’eroe della tua storia fossi proprio tu?
Se non ci fossero Ulisse o Elizabeth Bennet, ma Giulia, Lucia, Marco e Antonio? Prova a vedere i tuoi prossimi viaggi sotto questo punto di vista e fai caso a quante cose bellissime avvengono dentro di te mentre sei distante da casa, in una situazione di incertezza totale. Proprio per questo motivo, ammaliante. Ti accorgeresti, com’è successo alla sottoscritta, di amare la possibilità di mangiare cibo che normalmente detesti solo per il gusto di fare qualcosa di nuovo.
E scopriresti che le mappe sono importanti per andare in giro, ma è importante anche perdersi, respirare per ritrovare la calma e sedersi. Forse per te la sfida più grande è camminare, misurare con le gambe ogni centimetro di un paesaggio sconosciuto. Oppure dormire, per tornare finalmente a sognare dopo tante corse. Come sarà il tuo prossimo viaggio? Io credo bellissimo.
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