Quando ti dicevo che Vienna sa sorprenderti mi riferivo anche al fatto che dopo una giornata a 28 gradi che ha trasformato il mio viso in quello del celebre vecchietto immortalato da Teomondo Scrofalo, ne sarebbe arrivata una più fredda. Fredda da dover indossare tutto l’indossabile, fredda da zavorrarsi a vicenda per evitare di finire nel Kansas City a causa del vento. Io e Tiziana non ci siamo perse d’animo perché avremmo avuto l’ennesima buona scusa per mangiare chili di cose. «Col freddo bruci eh. È fisiologia, non lo dico io».
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Vienna vista dai tetti
Il secondo giorno è cominciato nel segno di una rinnovata coscienza culturale, decidendo di vedere il bellissimo Albertina Museum. Spinte dalla presenza di quadri di Picasso, Monet e Chagall ci siamo dirette in questo luogo da favola con l’attitudine delle pioniere. E ci siamo gustate ogni secondo della nostra passeggiata tra quei capolavori.

La maternità di Chagall al museo Albertina
Cosa fare dopo se non mangiare? Di buona lena, sempre zigzagando tra i cloni di Mozart, siamo arrivate al Naschmarkt, luogo ameno in cui coesistono banchi di frutta e verdura di ogni genere, piccoli e grandi bistrot dove lo stomaco può trovare soddisfazione e anche un mercato delle pulci. Dopo un pranzo veloce, sospinte da un fremito ardente, io e Tiziana ci siamo dirette verso l’unico luogo in grado di dare un senso al sabato pomeriggio: il Prater.

Due birre al Naschmarkt
E qui è andata in scena probabilmente l’esperienza più psichedelica del nostro viaggio. No, non il giro sulla ruota, troppo banale per due esploratrici come noi, ma quello sul trenino: la Liliputbahn. Alla modica cifra di 5 euro, gruppi di famiglie, adolescenti in crisi ormonale, giornaliste che devono ancora trovare il loro posto nel mondo, si sono potuti godere 20 minuti di tour tra i boschi del Prater, costeggiando lo stadio e alcuni campi di tennis dove zompettavano insospettabili sportivi del fine settimana.

La Liliputbahn del Prater
Il trenino di legno aveva una caratteristica precisa: lasciava passare con regolarità aria artica da entrambi i lati, così mi è stato possibile saturare i polmoni di ossigeno gelato, condizione imprescindibile per una morte romantica. Quella che sogniamo tutte da bambina, no? Una volta riappropriato il nostro status di intellettuali, abbiamo deciso di andare a vedere la Wittgensteinhaus.

La Wittgensteinhaus
Sì, la studentessa modello di estetica aveva bisogno di vedere coi suoi occhi la casa che il celebre filosofo aveva progettato con Paul Engelmann per sua sorella Margaret. Abbiamo avuto modo di vederla dall’esterno e da una prospettiva frustrante, ma il solo fatto di averla ammirata ha riempito il mio cuore di soddisfazione. E con gioia ci siamo dirette verso un altro luogo di culto di Vienna, la Hundertwasserhaus. Straordinario esempio di edilizia popolare fantasiosa. Costruito nel 1986 per le popolazioni meno abbienti, questo complesso edilizio è colorato, non ci sono spigoli vivi e dà al visitatore la sensazione di vivere in una comunità gioiosa.

La Hundertwasserhaus
Gioiosa come i turisti italiani che ci hanno fermate per chiedere informazioni su come raggiungere il palazzo.
«Parlate italiano?»
«Siamo italiane»
«Ma capite anche il tedesco?»
«A che scopo se parliamo tutti italiano?»
«Giusto»
Io amo gli esseri umani.
Giorno 3
Quando sai di dover partire in poche ore ti concedi solo qualche piccolo giro di rifinitura ed è esattamente quello che abbiamo fatto nel nostro ultimo giorno a Vienna. Acme della giornata, la visita al famigerato Anker, l’orologio creato dal pittore e scultore Franz von Matsch tra il 1911 e il 1914 che fa muovere alcune delle figure più importanti della storia austriaca al suono della musica di Haydn. 12 minuti di puro punk.
Ti ho fatto venir voglia di partire per Vienna?
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