Amica lettrice, amico lettore, felice San Faustino a te e famiglia! Ti dico la verità, non pensavo che avrei mai potuto raggiungere un livello di abiezione tale da poter scrivere un attacco così scemo, ma la vita a volte segue dei piani che non siamo in grado di capire del tutto. Così, eccomi qui a 24 ore dalla giornata tradizionalmente dedicata agli innamorati, a riflettere invece sulla singletudine e su quanto sia importante amare se stessi prima di poter amare un altro essere vivente. Non te lo dico perché sono single, te lo dico perché è una cosa che ho imparato BENISSIMO negli ultimi quattro anni. Senza un’identità forte, non vai da nessuna parte e non ti puoi godere quella bellissima sfida che il rapporto con un uomo o con una donna.
Delusione accidenti a te

Furio e Magda
Cosa vuol dire avere un’identità? Vuol dire aver chiaro chi sei, certo, ovvero quali sono tutte le cose che ti rendono felice o che semplicemente sono te. Ma è anche la parte più importante del tuo essere, ciò che sei e che hai dalla nascita, quel momento unico e irripetibile in cui apri gli occhi per la prima volta e inizi a pensare e a vivere. Per quanto sia amante dell’astrologia, la tua identità è un elemento più affidabile di un segno zodiacale. Insomma, questa perla la devi proteggere. Perché di bastonate e delusioni ne abbiamo e ne avremo tante nella vita.
Ma è dalla vitalità con cui reagiamo ad esse che si capisce di che pasta siamo fatti. A volte l’energia è sotto i tacchi e la delusione diventa insopportabile. Io ad esempio sono in una fase della vita in cui pretendo democraticamente una ricompensa dall’universo per tutte le fregature prese. Tuttavia è solo una fase, perché so bene che certe delusioni sono illusioni. E che alla fine ci si separa da situazioni taroccate. In questo caso la vitalità è una spinta che ti porta avanti e ti fa comprendere chi sei, cosa vuoi, cosa pensi e cosa senti. E ritorno al punto di partenza.
San Faustino? Sì, grazie
Chiarisco subito: io sono per l’azione. Sono favorevole a vivere ogni relazione fino in fondo, senza paura. E non ti propongo di chiuderti in casa a mangiare gelato perché il mondo è un posto spaventoso e non c’è anima viva che valga la pena di essere frequentata. Questo non è stare bene da soli, al contrario: è starci male. Mi piacerebbe però che una relazione d’amore o amicizia possa esaltare chi sei, non affossarti. In quest’ultimo caso, be’ meglio soli che accompagnati da un vampiro. E San Faustino lo sa.
Per indole sono una teoretica
tuttavia la prassi ha un valore considerevole, così ti propongo una serie di coppie cinematografiche disfunzionali che possano farti capire meglio il senso del mio pensiero. Il sadomasochismo tiene insieme un sacco di rapporti, ma penso che si possa aspirare a qualcosa di più dell’essere in una coppia perché non c’è di meglio. Essere soli non è una condanna se vuol dire non rinunciare a essere sé stessi. Quale amore ti spingerebbe ad essere diversa da quella che sei per esistere?
Furio e Magda (Bianco, rosso e Verdone)
Carlo Verdone ha costruito un’intera filmografia sulle coppie disfunzionali, anche se la più iconica resta quella formata dai protagonisti di uno dei tre episodi di Bianco, rosso e Verdone. Lei: vittima. Lui: carnefice. Tutto chiaro? Anche troppo, ma nello slancio vitale che alla fine spinge Magda a fuggire ci siamo riconosciuti tutti. San Faustino l’avrà sicuramente protetta.
Nel cinema verdoniano altri esempi sublimi di coppie spaiate sono Sergio e Rossella (Borotalco), Carlo e Serena (Io e mia sorella), Carlo e Adriana (Maledetto il giorno che t’ho incontrato), Gilberto e Tiziana (L’amore è eterno finché dura), Romeo e Iris (Sono pazzo di Iris Blond) e tutto Viaggi di nozze. Minimo comun denominatore? L’infelicità taciuta per pigrizia o per incapacità a restare soli.
Frank e April (Revolutionary road)
Che film straziante Revolutionary road, un pugno allo stomaco potente. Frank e April (Leonardo DiCaprio e Kate Winslet) non sono una coppietta che ad un certo punto non riesce più a far funzionare il ménage familiare. Sono due persone che hanno sbagliato la vita e la somma delle rispettive frustrazioni è diventata un gioco al massacro insostenibile.
Frederick e Lee (Hannah e le sue sorelle)
Questo è uno dei miei film preferiti di Woody Allen e in assoluto è uno dei cult personali. Una commedia che sa raccontare i miliardi di sussulti del cuore in maniera esemplare e profonda. C’è il marito in crisi che però ama la moglie più di quanto sia disposto ad ammettere, lo scrittore depresso che cerca un senso alla vita in Dio, una donna apparentemente perfetta (Hannah) e un’altra invece totalmente disastrosa (Holly).
E poi c’è lui, Frederick (Max Von Sydow), artista tormentato da una crisi infinita che plasma la giovane compagna a sua immagine e somiglianza (ne completa l’istruzione…). È conscio che la differenza d’età li separerà, ma quando lei effettivamente lo lascia, perde la ragione. Perché Lee è l’unico legame col mondo. E cito la risposta della meravigliosa Barbara Hershey: «Dio, è una responsabilità troppo grande per me, non è giusto». Qui non invoco San Faustino ma un minimo di amor proprio.
Carrie e uno qualsiasi (Sex and the City)
Non avrebbe dovuto sposare Mr. Big. Non avrebbe dovuto fare un sacco di cose, Carrie Bradshaw. Eppure, le ha fatte. Prima fra tutte replicare con ossessività certe dinamiche sentimentali. Puoi scegliere un partner a caso (altro che San Faustino) e notare come ogni sua relazione sia minata dalle fondamenta e porti la nostra eroina a scegliere uomini emotivamente indisponenti, che l’hanno mollata sul più bello. Te lo ricordi il post-it di Jack Berg?
Rhett e Rossella (Via col vento)
Fulgido esempio di rapporto sadomasochistico (se mi ami non ti amo, ma se te ne vai ti amo), Via col vento è uno dei miei guilty pleasure. E se devo essere sincera, Rossella O’Hara mi ha stufata con i suoi tentativi di farsi male scegliendo un uomo che non la desidera (o forse sì, ma chi lo capisce Ashley). Rhett invece è un gran signore e la sua separazione è quanto di più sano si sia visto al cinema negli ultimi anni. Francamente.
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