Ora ti racconto qualcosa che non sai della mia vita lavorativa. Faccio anche la baby sitter. Non è una vergogna, è una cosa che amo fare e lavorare con i bambini è quanto di più bello possa esistere sulla faccia della terra. Non ci credere quando ti dicono che sia facile, che non ci voglia proprio nulla a prendersi cura di piccoli esseri umani. Ti stanno mentendo.
Seguire un bambino tutti i giorni o quasi è una sfida continua, devi essere nuovo ogni volta. Almeno, io la vedo così. Puoi anche essere la tata che si limita a rimproverarli se fanno qualcosa di storto e a preparargli la merenda. O puoi diventare come loro e farti travolgere dalla loro fantasia, sperando di essere all’altezza del compito.
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Baby sitter, Je suis Mary Poppins
Io ho amato e amo visceralmente tutti i bimbi con cui ho lavorato e lavoro. Due di loro sono responsabili di alcuni dei momenti più belli ed emozionanti della mia vita.
Uno sogna di guidare un treno ad alta velocità, una mi dà i pizzicotti prima di abbracciarmi e accoccolarsi su di me.
Un’altra ha appena compiuto un anno e ascoltare le sue “parole” è spassoso, così come rispondere ai sorrisi giganteschi che mi rivolge. Sua sorella, infine, è piena di bellezza e dolcezza
L’altro giorno discutevo con lei delle cose da fare da grande e le ho parlato di diventare una giornalista, cioè una che racconta le cose che succedono. Non credo di essere riuscita a convincerla, ma non mi importa. Lei sarà tutto ciò che vorrà essere perché è perfetta così.
Fare la baby sitter vuol dire farsi piccoli piccoli
Vuol dire che quando te ne staresti volentieri a casa, a farti travolgere dalla tristezza, stai lì a riempire di baci un altro essere umano.
Lo culli, lo abbracci, gli canti le canzoni, gli racconti le favole. Significa che rinunci alla funzionalità della schiena perché devi raccogliere le cose che lancia per terra. Vuol dire rischiare ogni secondo di non sapere cosa fare e la cosa da fare invece è la più facile: sorridere.
Io mi commuovo quando li guardo
e vorrei essere perfetta per loro. Sai cosa c’è però? A loro della mia perfezione non interessa nulla, perché per loro vado benissimo così.
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