È uno dei programmi più seguiti di Netflix, Tidyng Up with Marie Kondo. E non fatico a crederlo. Marie Kondo è una guru gentile, una maestra dolce che insegna anche ai più disordinati il magico potere del riordino, che poi è anche il titolo del suo libro più celebre. Questa piccola fata giapponese, autrice di un cult book tradotto e venduto in tutto il mondo, continua ad essere un vero punto di riferimento per tutti coloro che ambiscono ad una vita più leggera, senza zavorre. Ordinata non solo a livello di spazio ma anche internamente, tra le pieghe dei pensieri più reconditi.
La bellezza del cosiddetto metodo KonMari è tutta qui. Non si tratta solo di organizzare e categorizzare gli oggetti per ridistribuire meglio gli spazi di una casa, ma di fare una pulizia profonda e quindi liberarsi di tutto quello che non serve più o che non ci fa bene.
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Marie Kondo, il dono del Giappone
Non poteva che essere giapponese, santa Marie delle case ordinate. Nel paese del Sol Levante mettere in ordine la casa, la scuola, uno spazio pubblico è un modo di prendersi cura degli altri. Quanti cartoni animati abbiamo visto nella nostra infanzia in cui al termine della loro giornata gli studenti si mettevano a pulire e rassettare le loro classi. Fai conto che Marie Kondo abbia respirato questo modo di pensare fin dalla più tenera età e che mettere ordine sia diventato nel tempo il suo chiodo fisso, oltre che un lavoro di un certo prestigio.
Dice Marie, “Riordinare è al 90% un atto mentale“. Vuol dire che bisogna affrontare la questione con il piglio giusto. Né troppo né troppo poco, meglio essere continui che avere una fiammata improvvisa di riorganizzazione e lasciare il lavoro a metà.
Cosa dice il metodo KonMari?
Essenzialmente che dobbiamo e possiamo tenere nella nostra vita solo gli oggetti di cui abbiamo davvero bisogno e liberarci di quelli che per un motivo o un altro non emanano alcuna scintilla di gioia. Poi c’è la questione organizzativa per la quale ti rimando alla lettura del libro e di cui in parte ti avevo già parlato nel post che ho linkato sopra.
Stamattina, smontando l’albero di Natale mi sono fatta una domanda: e se applicassimo il metodo KonMari anche alle persone? Non voglio dire che le dovremmo tutte piegare e mettere in ordine, ma che può essere utile capire chi sia essenziale alla nostra vita e chi invece possiamo tranquillamente lasciare andare.
L’illuminazione del lunedì, insomma
Resa possibile da un gesto: aver gettato nel cestino una decorazione che mi era stata regalata da una persona che non è più parte della mia vita. Oltre ad essere un oggetto molto brutto, quindi doppiamente superfluo, continuava a ricordarmi di qualcuno che si è comportato orribilmente verso di me. Non c’era veramente bisogno di tenere quell’affare lì, nel mio piccolo ripostiglio. Allora l’ho preso e l’ho buttato. Non prima di averlo ringraziato per il piccolo pezzo di strada fatto assieme.
Sì, questa è un’altra caratteristica del metodo di Marie Kondo, quella di “salutare” gli oggetti prima di separarsene. Abitudine che può sembrare bislacca a noi occidentali, così concentrati sull’efficacia dei nostri gesti, ma che nasconde una dolcezza tutta orientale. È un modo di dire, ok non ha funzionato ma va bene così. Continua a essere ancora strano, lo ammetto, ma è bello.
Io dico che possiamo provarci assieme in questo 2019 a liberarci dei pesi troppo grossi, magari partendo da piccole cose.
Si può fare.
Guarda il trailer di Tidyng Up with Marie Kondo
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