Merry Christmas? Vediamo. Per sgombrare subito il campo da equivoci, vi dirò che io amo il Natale, da sempre è la mia festività preferita. Anche adesso, a 40 anni, continuo ad aspettarlo e a subirne il fascino: il freddo, e la neve quando c’è, il cielo terso, la nuvoletta di vapore che esce dalle bocche dei passanti, e che per una volta almeno non devi temere sia SARS, i guanti morbidi di lana, ma anche i cappelli, per niente morbidi, di lana della nonna che ti fanno prudere il cuoio capelluto e ti gratti a sangue, i soliti soggetti noti travestiti da Babbo Natale, i negozi sempre aperti che cercano di incularti con qualunque gadget made in China, le luci, i festoni, le piazze che fanno a gara all’albero più bello e sono sempre uno più tamarro dell’altro.
E poi quelli che si preparano tutto l’anno per il giorno degli addobbi: quelli, sì, che hanno il negoziante di fiducia che gli vende la slitta con le renne formato naturale 100% poliestere, che sono così sicuri del proprio gusto da imporlo a tutto il vicinato, in alcuni casi anche alla città vicina – a seconda dei volt delle illuminazioni, in alcuni casi vengono avvistate anche a Comacchio – questi qui, sì, che, io penso, siano in realtà spie dormienti provenienti da altri mondi e mandati sulla terra con il compito di provare, ogni anno, a fare atterrare i loro compari alieni.
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Foto di freestocks.org su Unsplash
Merry Christmas, a volte
Che stiano preparando o meno l’invasione aliena, comunque io li ringrazio:
ogni volta che vedo quei balconi in stile rampa di lancio della NASA, io penso che sono felice, tutto sommato. Soprattutto perché mi rendo conto di avere, diversamente da loro, un notevole buon gusto. Insomma, c’è da ritenersi fortunati al confronto. Ma allo stesso tempo anche quello più sobrio di noi non può resistere, proprio non può fare a meno di addobbare qualcosa: un albero piccolo e contenuto, ma luminosissimo, la cuccia del cane, la porta d’ingresso, il gatto, l’Arbre Magique in auto.
Perché sennò la magia del Natale non ci sarebbe
Credete che la magia del Natale sia nel ricordo millenario di una capannuccia al freddo con il bue l’asinello? No. La magia sta nel maglioncino con le renne, nel bollito misto, nelle nocciole da mangiare davanti al camino, negli occhi dei figli che credono ancora a Babbo Natale, negli occhi di quelli che non ci credono più e hanno capito che Babbo Natale è il Sig. Comm. Ing. Dreoni, benefattore dell’umanità, nelle ferie, nella tredicesima, con cui finalmente puoi osare entrare in profumeria, nella visione di Una poltrona per due, e di Love Actually con le amiche in pigiama, nei regali da scartare, se non hai ancora figli, perché se ne hai, nessuno ti caga, i regali sono solo per loro.
Questo è un assioma: tu donna partorirai con dolore e, per Natale, manco una sciarpetta, sarai trasparente, non ti calcoleranno proprio.
Naturalmente l’assioma non vale in caso di regalodemmerda: quello ti arriva, sempre.
Tutti noi, una volta nella vita i più fortunati, altrimenti più volte nella vita o addirittura ogni Natale, abbiamo a che fare con questo misterioso oggetto. Il regalodemmerda, per quanto ne so, affonda le sue radici nell’antichità, nascendo in contemporanea alle qualità più meschine dell’individuo: il riciclatore di regali, quello che non vuole spendere un euro, quello che, poverino, pensa di essere spiritoso, quello che, semplicemente, gli fregacazzi l’importante è fare il gesto formale.
Mi permetto qui di suggerire a tutti voi un gioco gustoso, da fare con gli amici, per rendere non solo utile, ma anche divertente, il vostro regalodemmerda ricevuto: trattasi di usanza toscana nota come La Tombola de Troiai, durante la quale, solitamente il 26 o 27 dicembre, ci si trova con gli amici più stretti scambiandosi i suddetti merdoni, con somma ilarità e presa per il culo dei donatori rispettivi.
Ma non è finita qui la magia del Natale!
Ognuno potrà godere di cene aziendali, di cene coi parenti, cene e pranzi per l’esattezza, dove l’immancabile zia/zio, di cui ignori l’esistenza ma che a Natale sempre si materializza come “tuo congiunto che ti ha visto nascere”, ti si attaccherà come una cozza raccontando eventi nei confronti dei quali hai lo stesso identico interesse che per una partita di curling.
Nonostante lui, nonostante i regalidemmerda, nonostante il dubbio gusto delle decorazioni, nonostante le auto delle signorotte bionde finte in quarta fila, nonostante Bartolini non sia più quello di una volta, nonostante le indigestioni gravi, gli abbiocchi postprandiali in cui sei comunque costretto a giocare al mercante in fiera con partecipanti di 8 mesi o 99 anni, nonostante tutto questo, il Natale è LA festa.
L’unica degna di questo nome, l’unica per la quale sono state scritte canzoni che non ti stufi di sentire (a parte quella degli Wham, con quella di solito sputo sul diffusore di suono del negozio/scappo/impreco/), l’unica festa a cui, in fondo, non sanno resistere nemmeno i cinici per posa.
E poco importa se al pranzo di Natale ci sarà la tardona che si presenta vestita come Frank ‘n’ Furter, se la nonna ti allunga 30 euro (c’ho 40 anni, non 15…) e te lo fa pure pesare, se poi ti ci vuole l’intera settimana dal 25 a Capodanno per digerire ecc ecc
La verità è che quando passa Natale, siamo di nuovo un po’ più tristi
Soprattutto perché anche quest’anno non siamo riusciti ad avvistare nemmeno una renna del cazzo.
E poi, in ogni caso, ricordatevi che per ogni problema avete la soluzione a portata di mano: Xanax, in confezione natalizia.
Meet the author
Giovanna Daddi è nata nello stesso anno del movimento Punk. Ed è l’unica cosa che hanno in comune. Si diverte soprattutto a leggere e ogni tanto scrive cose. È impegnata costantemente nel tentativo, vano, di smettere di fumare. Odia volare.
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