Te lo confesso senza remore. Quando un personaggio nuovo si affaccia nel mondo della politica, con tanto di celebrazioni entusiastiche, i miei sentimenti sono ambivalenti. Da un lato il mio atavico idealismo mi spinge a credere a quella persona, a essere felice perché qualcuno con il volto pulito finalmente prova a proporre un discorso diverso. Poi arriva la disillusione, la convinzione che i compromessi finiscano per prevalere sui programmi. E allora addio. L’elezione di Alexandra Ocasio-Cortez alla Camera per lo stato di New York è però il fattore più curioso, o se vuoi più affascinante delle ultime elezioni di Midterm.
Perché? Perché la democratica Ocasio-Cortez è la più giovane rappresentante al Congresso della storia americana, perché rappresenta una minoranza etnica. E infine perché la sua storia personale ha tutti gli elementi giusti per far sognare.
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Alexandra Ocasio-Ortez rulez
Intelligente e agguerrita, Alexandra Ocasio è la quintessenza della self-made woman. Di origini portoricane, cresciuta nel Bronx, Alexandra interrompe gli studi alla morte del padre e si mantiene facendo la cameriera. Ma ambisce a qualcosa in più. Desidera entrare nella stanza dei bottoni per poter rappresentare le istanze della classe popolare, delle donne, dei gay.
Conseguita la laurea in economia e relazioni internazionali alla Boston University (sta ancora pagando il prestito universitario), nel 2016 supporta Bernie Sanders nelle primarie democratiche per la corsa alla Casa Bianca. La vittoria di Hillary Clinton, sconfitta poi da Donald Trump, non la scoraggia. Nello scorso giugno si aggiudica a sorpresa la sfida dem contro Joseph Crowley nel XIV Distretto congressuale di New York.
Gioca in casa, certo, ma il sostegno di Queens e Bronx è schiacchiante: il 57% dei voti va alla rappresentante sostenuta dai Democratic socialist of America.
Più che per l’aspetto fiabesco della sua storia
la forza di questa donna risiede nel suo essere genuinamente socialista; senza paura di apparire ultra liberal in un mondo che sta andando sempre più a destra.
Assistenza sanitaria gratuita per tutti, college gratuito per gli studenti universitari, tutela dell’ambiente, abolizione dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia federale responsabile di immigrazione e confini. Sono i punti chiave di un programma che ha risvegliato i cuori di quegli elettori ancora attoniti per la vittoria di Trump.
Le elezioni di Midterm non segnano certamente quella schiacciante rimonta democratica che in molti si aspettavano.
Il Congresso però si spacca in due
Se il senato resta saldamente nelle mani del Partito Repubblicano, la Camera dei rappresentanti va ai blu.
Su Trump incombe (poco realisticamente) il pericolo di una messa in stato d’accusa, il cosiddetto impeachment, per gli scandali legati al Russiagate e per la doppia ammissione di colpa del suo ex legale Michael Cohen per violazione della legge sul finanziamento della campagna elettorale e dell’ex manager della sua campagna elettorale, Paul Manafort, condannato per 8 capi d’imputazione, tra cui frode fiscale.
Difficile che avvenga, ma da ieri la possibilità c’è
Qualcosa si è mosso davvero. Non è un caso che si sia superato il numero di donne elette alla Camera. Su 237 candidate 99 avranno un seggio (il primato precedente era 84).
Tra queste, oltre alla Ocasio-Ortez, Rashida Tlaib, di origini palestinesi, Ilhan Omar, musulmana, Sharice Davids, avvocato e prima nativa americana Lgbt al Congresso.
Siamo oltre Cenerentola.
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