Sono giorni ormai che mi interrogo senza sosta sul concetto di virtuale. La domanda può sembrarti sciocca, ma non credo lo sia: cos’è virtuale? Può una relazione nata online essere realmente definita virtuale? E allora le lettere d’amore? Va bene, sto andando oltre. Facciamo ordine.
Quante volte hai sentito dire che questa è l’epoca dell’apparenza, che spesso non si riesce a sostenere i rapporti umani in carne ed ossa e allora ci si rifugia in comode chat su Messenger. Chat in cui si parla dell’universo mondo, che tuttavia mascherano delle verità. Potrei dire di essere bionda e alta e essere in realtà piccola e mora. Attirare un possibile corteggiatore inventando di sana pianta la mia vita, stuzzicando l’interlocutore con battute mirate. O potrei essere vera. Cioè parlare davvero di me attraverso quel filtro potente che è la parola scritta, che di certo è pensata e soppesata, ma arriva a destinazione solo se dietro c’è un cuore umano.
Ecco, io ho sempre scelto questa seconda opzione. Scrivo, quindi penso bene a quali parole scegliere per esprimere un concetto. Eppure sono così. Non sono un personaggio di finzione.
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Foto di John Jennings su Unsplash
Lettere d’amore, anche oggi?
Su Facebook non ci si conosce davvero, solo davvero è vero. Ma è anche sensato dire che Facebook sia una piazza in cui ci si incontra e ci si saluta e in cui si porta la propria identità. In poche parole, per me non ha senso essere finta o creare un alter ego buffo. I social mettono in contatto persone vere, in circostanze piuttosto particolari. A volte la prova realtà viene superata a voti altri, altre volte no. Lì, vincono i coraggiosi.
Tutto questo preambolo per parlarti di lettere d’amore. Secoli fa uomini e donne si corteggiavano scrivendo lunghissime missive, a volte anche senza neanche conoscersi. C’erano distanze chilometriche e tempi infiniti da attendere prima di avere tra le mani il plico con le parole dell’amato. Quanto bruciante doveva essere quell’attesa? Quali grandi verità avrebbe rivelato quel giorno l’uomo o la donna per cui si sentiva di vivere.
E quanto doveva essere meraviglioso (e spaventoso) poi l’incontro reale di quei due corpi. Il virtuale può non avere corpo, ma in esso c’è anche verità. La bellezza non si costruisce. Esce fuori da sola da ciò che siamo.
Lettere d’amore, anche oggi.
Nella mia vita ho scritto decine di lettere d’amore. Alcune le ho spedite, altre le conservo gelosamente nei cassetti della mia memoria. Una è nel mio cellulare e la rileggo continuamente. Penso alla faccia che farebbe il destinatario se la leggesse. Proverebbe imbarazzo o emozione? Credo che in questi tempi bui dal punto di vista umano prendere un foglio bianco e scrivere a mano una lettera d’amore sia bellissimo. Una lettera d’amore è un atto politico, cambia le carte in tavola, smuove il cuore, mette in azione il cervello. È un modo bellissimo di toccare qualcuno sfidando timidezze e insicurezze. E anche in questo caso è per i coraggiosi.
Perché in effetti non sai mai come le cose possano andare a finire. Eppure, varrebbe sempre la pena provare. Scrivi una lettera d’amore, mettici tutto quello che hai e lasciala lì. Se fiorisce, è segno che deve finire nelle sue mani. Se invece è frutto di un delirio amoroso momentaneo, conservala lo stesso e leggila tra qualche anno. Ti farà capire come stavi.
Fin quando esiste questa scintilla di verità, una lettera, seppur immobile, non sarà mai virtuale. Lo penso anche delle chat che in verità di romantico hanno poco o nulla, visto che in genere vengono innescate solo da una banale voglia di provarci con la tizia o il tizio che in foto sembrano bellissimi. Magari si può provare a renderle vere. Si può provare a essere veri. In attesa di conoscersi sul serio.
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